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I robot ci ruberanno il lavoro. I robot abbattono i costi, fanno meglio, sono più veloci.
Se si parla di macchine industriali, su questi temi il dibattito è acceso e più che mai attuale, ma se parliamo di robot androidi, dalla forma umana, la situazione sembra essere un po’ diversa e gli scenari possibili sono intriganti e sicura fonte di dibattito. Insomma, questi robot dalle fattezze umane, dove sono?
Il senso che diamo alla parola ha assunto dimensioni molto ampie. Un robot è, certamente, un sistema in cui hardware e software si integrano in un automa. Questa integrazione può essere molto mirata e specifica, come in certi automi industriali, capaci di svolgere compiti ripetitivi, pericolosi o logoranti.
Sono macchine, queste, molto efficienti e utili, ma ben lontane da quella immagine che, complice la fantascienza, la parola robot evoca nelle nostre menti. Pensiamo ai personaggi meccanici di Star Wars o a Mazinga, per esempio, oppure a Terminator: assomigliano molto a una cassa automatica dell'ipermercato?
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Ci sono già, in mezzo a noi, i "robottini" di servizio: l’aspirapolvere che tiene pulito il pavimento per conto suo, o il tosaerba che falcia il prato mentre ci dedichiamo al barbecue, oppure i robot utilizzati dai militari, in agricoltura o in medicina, e le automobili a guida autonoma.
Ecco un piccolo elenco di lavori in cui sono già utilizzati, con non troppa sorpresa:
Tranne Atlas però, nessuno di questi robot però è antropomorfo. La verità, è che non hanno alcun bisogno di avere una forma umana per svolgere i sofisticati compiti che gli vengono assegnati: la forma umana non è sempre la migliore.
Nonostante siano passati più di 50 anni da quando i robot sono stati utilizzati per la prima volta nell’industria automobilistica, siamo ancora lontani dall’impiegare, nelle catene di montaggio, robot umanoidi, in sostituzione dei lavoratori umani. Nonostante questo, "come costruire un robot" rimane una query molto ricercata su Google.
Una delle sfide più grandi è riprodurre la ricchezza e precisione dei movimenti della mano umana, per esempio. E così compiti che spesso consideriamo banali, come allacciarsi le scarpe o aprire una barattolo sono fuori dalla portata dei moderni robot: non ne hanno la destrezza e delicatezza necessaria. Se il tuo sogno è giocherellare con un cane robot, sappi che passerà ancora molto tempo, prima che i suoi movimenti siano credibili e naturali.
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Alle macchine manca anche la percezione del contesto e dei suoi cambiamenti. Programmati per trovare uno strumento (come un cacciavite) in una determinata posizione, non riuscirebbero più a recuperarlo, o incontrerebbero grandi difficoltà, se fosse lasciato fuori posto.
Per sviluppare un androide come lo immaginiamo, occorre migliorare di molto sia l’hardware che il software. Il robot espressivo e antropomorfo del lavoro cinematografico di Will Smith, "I, Robot" è ancora un sogno da nerd.
Ma la vera sfida, forse, è culturale, e non tecnica. Lo sviluppo di un robot domestico dalle forme umane, come forse anticipava già Asimov, pone problemi etici più che tecnici.
In Giappone, uno dei paesi più avanzati nella ricerca e sviluppo di robotica e Intelligenza Artificiale, tanto da esportarne per oltre 7 miliardi di dollari in Cina, molti dei lavori che potrebbero già essere svolti dalle macchine, sono ancora prerogativa fissa degli esseri umani.
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Paradossalmente, i lavori che richiedono maggior sensibilità e contatto umano sono quelli in cui il mercato sta crescendo più velocemente. In Giappone, infatti, le aree in cui si concentra lo sviluppo di queste tecnologie, sono prevalentemente due: l'assistenza agli anziani e alle persone con disabilità e l'intrattenimento erotico.
Alla base vi sono, probabilmente, anche ragioni che richiamano la cultura giapponese e la sua riservatezza: questo tipo di lavori richiede una sensibilità con cui non tutti si trovano a proprio agio. La fredda compagnia di un amico cibernetico può essere preferibile a quella di un essere umano.
Il 65% dei giapponesi, in un sondaggio, ha dichiarato infatti di approvare l’uso di infermieri robotici.
Nell'attesa di flirtare con la sexy robo-cassiera del bar, se desiderate un anticipo di futuro, provate a prenotare uno SpotMini della Boston Dynamics. Non sono androidi, ma Marc Raibert, Ceo e cofondatore della Boston Dynamics, ha annunciato che dal 2019 questa tecnologia robotica, dal peso di soli 30 Kg, sarà in vendita per essere utilizzata in uffici, negozi e, perché no, a casa. Il prezzo non è ancora stato annunciato.
Lo sviluppo di un robot domestico dalle forme umane, come forse anticipava già Asimov, pone problemi etici più che tecnici.