Arriva dalla Cina JD.com, il marketplace che fa paura ad Amazon

JD.com una delle piattaforme marketplace più importanti dell’eCommerce Made in China entrerà in Europa e dalla porta principale. Tutto sarà pronto per i primi mesi del 2019 e avrà inizio in via sperimentale in 3 nazioni: la Francia accoglierà per prima i cinesi e ad attendere all’uscio ci saranno Regno Unito e Germania.

Il piano in verità sembra avere ben poco di sperimentale, visto che JD.com, come dichiarato dal suo CEO e fondatore Richard Liu, spenderà almeno 1 miliardo di euro nel vecchio continente per i primi due anni necessario a costruire da zero una vera e propria rete logistica: un investimento che però sembra nulla di fronte ai 15 miliardi spesi da Amazon tra il 2010 e il 2016.

JD.com vuole diventare il primo concorrente di Amazon in Europa

Il piano di Richard Liu è in realtà tanto ambizioso quanto diabolico: immaginate Amazon e la sua quasi totale egemonia su Europa e Stati Uniti, una sola entità che mangia quasi un’intera torta (di mercato) lasciando poche briciole sul tavolo.

Ma ecco che Liu stringe la mano alle più grandi potenze europee ed è subito terrore per Jeff Bezos: tra meno di un anno anche JD.com vorrà saziarsi e se all’inizio si accontenterà di una fetta o due è probabile che già dopo cinque anni il piatto di Amazon non sarà più così ricco.

E se diciamo che il piano di Liu sia diabolico è perché non si ferma all’Europa, ma prevede un lancio anche negli Stati Uniti entro il secondo semestre del 2018, nonché l’intenzione, entro i prossimi 10 anni, di fare in modo che la metà dei profitti di JD.com provenga dall’estero.

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Chi ha aperto la porta a JD.com e perché?

Probabilmente sono state promesse valanghe di investimenti da entrambe le parti. Investimenti che dal lato europeo possono essere garantiti dalle grandi potenze come Francia, Regno Unito e Germania; Paesi con un enorme potenziale nel campo della ricerca scientifica. Richard Liu ha infatti pianificato di lanciare il suo primo centro di ricerca a Cambridge, un progetto che partirà entro il 2019 (il secondo dopo quello già attivo in Cina) e che sarà incentrato su Intelligenza Artificiale e Big Data.

Il CEO Liu ha anche incontrato personalmente il Primo Ministro inglese Theresa May a Pechino e ha firmato insieme a lei un memorandum di intese di natura commerciale. Un compromesso, in poche parole, dalla modica somma di 2 miliardi di sterline in prodotti food & beverages Made in UK che per i prossimi tre anni verranno venduti da JD.com, sia direttamente che da suoi distributori.

Perché Amazon dovrebbe temere l’arrivo di JD.com in Europa

Almeno per due motivi.

Il primo è che a differenza di Amazon, ma anche dello stesso grande rivale domestico Alibaba, in Cina JD.com possiede e gestisce la sua personalissima rete logistica in grado di garantire consegne ultra veloci ed efficienti. In Cina  sono molti infatti i fattorini che consegnano ogni giorno prodotti a uno stipendio relativamente basso.

Eppure per Liu poco conta la corsa finale alla consegna: il vero asso nella manica di JD è la tecnologia avanzata della sua rete logistica ed è da questa che il progetto europeo avrà inizio.

La guerra di JD.com, infatti, non è solo contro Amazon ma anche contro i vecchi e obsoleti sistemi logistici come quelli di DHL che difficilmente sanno rivoluzionarsi. La società cinese ha annunciato già che la sua raccolta di fondi per la divisione JD Logistics ha raggiunto i due miliardi e mezzo di dollari e che è pronta per lo sbarco in Europa.

Presunzione? Probabilmente sì visto che vecchie cariatidi come DHL a un neofita del vecchio continente come JD potrebbero tornare utili. Chiamare in causa, o meglio, sfidare Amazon e il più grande colosso della logistica occidentale non sarà una mossa da scacchista esperto, ma non è nemmeno qualcosa da sottovalutare considerandolo un semplice peccato di tracotanza.

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Il secondo motivo sta nella vasta gamma di prodotti offerti da JD.com, che comprende anche una prolifica sezione luxury multibrand già consolidata in Cina come in Europa: il marketplace cinese ha infatti investito a metà 2017 ben 397 milioni di dollari nella piattaforma Farfetch (portoghese ma con sede a Londra) diventando il suo maggiore azionista. E il settore del lusso, si sa, non va mai in crisi.

Sta veramente iniziando un periodo difficile per Amazon e la sua finora indiscussa egemonia occidentale? Noi siamo più che curiosi di vedere in che modo il colosso di Bezos si reinventerà e soprattutto se la fortezza che ha costruito negli anni resisterà all’arrivo di questa bufera.

Chiara Morini

Mangiatrice compulsiva di serie tv e graphic novel, sinologa a giorni alterni, (soprav)vive a Roma ma intraprende frequenti voli pindarici intorno al mondo. Ha iniziato come soffiatrice di cartucce del Nintendo per arrivare (non chiedetele come) nel mondo eCommerce del settore moda. Alla domanda "cosa vuoi fare da grande?" risponde: "tutto, basta che sia creativo!".

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