AI Generated Content, ovvero: come cambia la creatività con l’intelligenza artificiale

Basta. Non ne possiamo più. La tanto scritta, parlata e citata guerra tra macchine e persone sull’arena professionale sembra finalmente arrivata al capolinea, con un bel lieto fine che accontenta tutti indicato dalla società di design Fjord nel proprio report di trend 2018:

“Dove una volta la minaccia al lavoro era costituita dall’introduzione della linea di produzione, delle macchine da scrivere e dai veicoli a motore, ora il tema caldo è costituita dalla diffusione dell’Intelligenza Artificiale e dei robot. Le organizzazioni devono smettere di parlare di tutto ciò e iniziare a progettare per il cambiamento: in che modo abilitare persone e macchine a tirare fuori il meglio le une dalle altre.”

Interessante, vero? Sicuramente più rassicurante, almeno.

Il futuro dei contenuti, nell’era dell’intelligenza artificiale

Il tema delle tecnologie e dell’automatizzazione non ha solo coinvolto professioni legate al mondo dei numeri (penso al Data Scientist), ma anche lavori a prima vista lontani, come quelli legati alla creazione di contenuti. Parlo dei Digital Copywriter, per esempio, una professione non immune dall’avvento del software. E non sto parlando solo di Photoshop 🙂

In effetti, oggi i bot riescono anche a creare contenuti – e sono già utilizzati per tale scopo. Questo grazie alla loro capacità di fare ordine dal caos – ovvero, dalla grande mole di dati che governano le nostre vite. Un esempio? Associated Press utilizza gli algoritmi sin dal 2014, al fine di produrre automaticamente la reportistica di bilancio. Così Yahoo! e tanti altri media (ma non solo).

Per anni abbiamo letto di User Generated Content (UGC). Come suggerito da ClickZ, stiamo entrando nell’era degli AI Generated Content? Capiamo meglio di cosa si tratta, per una possibile risposta.

Torno indietro di qualche riga:

“Questo grazie alla loro capacità di fare ordine dal caos – ovvero, dalla grande mole di dati che governano le nostre vite.”

Ecco la chiave di volta per il Content Marketing, il Copywriting e tutti i mestieri legati alla creazione dei contenuti: pensare ancora alla macchina come un’alleata da coinvolgere in task specifici. Non dimenticare che al governo di qualsiasi sistema creato dall’uomo… c’è l’uomo 🙂 A proposito, ti consiglio di leggere un interessante articolo di Alessandro Giaume recentemente pubblicato proprio su Ninja Marketing: “Perché i robot non ci ruberanno il lavoro (ma noi dobbiamo diventare i loro leader)”.

Cosa possa significare tale collaborazione nello specifico, ce lo dice il Content Marketing Institute in un post dedicato, prendendo come spunto il lavoro nel giornalismo e parlando di come un’analisi compiuta dall’Intelligenza Artificiale potrebbe risolvere diversi task noiosi e problematici per una serie di professionisti. Da un flow di lavoro tradizionale, a un secondo adattato per la collaborazione tra robot e persone.

LEGGI ANCHE: Impariamo a pensare come copy, anche nel digitale

Provare, per credere

Per i più increduli, Julia McCoy dello stesso Content Marketing Institute ha testato Articoolo, un AI Content Creator che promette di creare contenuti unici in un batter d’occhio.

“Ho inserito il titolo “Content Promotion” e ho cliccato sul pulsante di avvio. Ci sono voluti 2 minuti per “cucinare” il contenuto, presentandomelo in modalità paywall. Ho pagato 1,90$ per il pezzo, ma poi ho dovuto sborsare altri 19$ perché ho dovuto acquistare un monimo di 10 articoli.”

I risultati? Difficili, molto difficili da tradurre… Eccoli nelle immagini sotto.

Ancora certo dell’assoluta supremazia della macchina sull’uomo? 🙂

Per stabilire una connessione empatica con la propria audience occorre scrivere contenuti emozionali, ricchi di pathos, soggettivi, centrati sul lettore e le sue specificità (ma non solo: per i restanti consigli d’oro, ti rimando alla recente opera “Digital Copywriter: Pensa come un copy, agisci nel digitale” scritto dall’ottimo Diego Fontana). Esiste una correlazione statistica positiva tra connessione emotiva con la persona e acquisti effettuati da quest’ultima. Maggiore la prima, maggiore la seconda: Scott Magids, Alan Zorfas e Daniel Leemon parlano da alcuni anni (su Harvard Business Review, per esempio) di una nuova scienza delle emozioni.

LEGGI ANCHE: L’audience non è più l’obiettivo ma il vero asset di chi fa Content Marketing

Qualcosa che un algoritmo ha ancora difficoltà a comprendere e ad attuare, nonostante Gartner abbia stimato che nel 2018 appena iniziato il 20% dei business content saranno “scritti” da algoritmi.

Creatività vs Business: sei sicuro che siano la stessa cosa? Buon lavoro e in bocca al lupo a tutti noi.

Alberto Maestri

Senior Advisor per brand, aziende ed executive, Alberto studia il modo con cui marche e organizzazioni agiscono e si trasformando con l'avvento del digitale. Dirige la collana "Professioni Digitali" per FrancoAngeli e ha pubblicato centinaia di riflessioni sui temi della customer experience, dei contenuti efficaci e del marketing. Tra i suoi ultimi libri: "Brand Platform" (2019), "Giochi da Prendere sul Serio" (2a ed., 2018) e "Customer Experience Design" (2017). www.albertomaestri.com

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