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  • 5 cose che non piacciono a Google (e come evitarle)

    Per puntare in alto con l'ottimizzazione dei contenuti del tuo sito web

    24 Maggio 2021

    L’evoluzione costante degli algoritmi di Google impone un’ottimizzazione continua delle pagine web, un lavoro che non dovrebbe fermarsi alla sola scelta delle giuste parole chiave.  Gli ultimi progressi dell’algoritmo del motore di ricerca più famoso del mondo, impongono un approccio SEO differente per guadagnare un ranking ottimale. Per questi motivi conoscere, per quanto possibile, l’algoritmo che ne regola il posizionamento, risulta di primaria importanza. Ma quali sono gli elementi di una pagina web che a Google proprio non piacciono? E soprattutto, come evitarli? 

    1. Contenuti di scarsa qualità 

    Content is the King.  Quante hai sentito pronunciare questa frase? Continuerai a sentirla, dato che I contenuti di qualità di una pagina web possono ancora fare la differenza nella corretta indicizzazione e posizionamento di un sito web. I contenuti di scarsa qualità di una pagina web, rappresentano per la maggior parte delle volte un aspetto determinante nella penalizzazione di una pagina. Se, inizialmente, le parole chiave rappresentavano lo strumento più importante per classificare correttamente un sito web, da allora molte cose sono cambiate.  Adesso è essenziale che i contenuti dei siti web siano originali, ricercati e organizzati in maniera ottimale. Un contenuto di bassa qualità, pure accompagnato da un’accurata scelta delle parole chiave, non può e non potrà rappresentare uno strumento valido per poter scalare i risultati di ricerca. Oggi occorre molto di più. Google richiede contenuti di qualità, nel senso più stretto del termine. Come si possono produrre contenuti interessanti per gli utenti e allo stesso tempo per il motore di ricerca più famoso al mondo? Un metodo esiste. Si basa essenzialmente su tre aspetti principali:  Il primo: la profondità dell’argomento. Google premia i testi più lunghi e contenuti completi. L’algoritmo adesso è capace di evidenziare sezioni del contenuto pubblicato, per rispondere a specifiche domande dell’utente. Per questi motivi, un contenuto più approfondito può offrire la possibilità di soddisfare innumerevoli interrogativi sull’argomento.  Il secondo: la ricchezza semantica Come già detto, Google non ricerca solo singole parole chiave. Tieni conto anche di sinonimi, termini specifici, argomenti correlati con relazioni semantiche dirette con la parola chiave principale. Sviluppare contenuti in maniera circolare intorno alle parole chiave di riferimento, potrebbe rappresentare un aspetto determinante per l’ottimizzazione dei risultati di ricerca.  Il terzo: gli elementi interattivi  Molti elementi interattivi migliorano la navigazione dell’utente aumentandone il coinvolgimento. La pubblicazione di video e altri elementi potrebbero essere particolarmente apprezzati da Google, che li premierà con un posizionamento più alto. LEGGI ANCHE: Google Update Timeline: come l’algoritmo di Google ha imparato a interpretare il linguaggio umano

    2. L’assenza di tag HTML

    Nonostante l’evoluzione dell’algoritmo di Google nel comprendere il linguaggio umano, i suoi spider restano ovviamente “robot che leggono” il linguaggio in codice. Per questi motivi, i tag HTML restano essenziali per una comunicazione ottimale col più grande motore di ricerca al mondo. Nonostante questa non sia una novità del 2021, molte pagine web risultano ancora poco ottimizzate da questo punto di vista. Difatti, molte non includono la parola chiave principale nel titolo della pagina, non presentano una personalizzazione efficace della Meta Description e, anche più spesso, non presentano HTML avanzati.  Come è possibile risolvere questo problema?  Utilizzando elementi come il Rel Canonico, che indicano agli spider di Google di non prestare troppa attenzione ad alcune pagine del portale di riferimento indirizzandole ad altre o elementi come il Nonindex e nofollow, che invitano a non indicizzare le pagine meno importanti del sito.  L’utilizzo di questi tag permette di rivolgere l’attenzione di Google alle pagine di maggior importanza, aumentando notevolmente il potenziale del contenuto pubblicato.   Aiutare i crawler di Google è un aspetto indispensabile per scalare i risultati di ricerca. La chiarezza nella struttura di un sito web è di assoluta importanza per permettere una lettura (e di conseguenza una valutazione) chiara e veloce del portale.

    3. Esperienza nella pagina sotto la media 

    L’aggiornamento di Google impone nuovi standard qualitativi anche nell’utilizzo delle pagine, come una corretta visualizzazione dei dispositivi mobili o di tempi di caricamento non eccessivamente lunghi.  Questi due aspetti sono essenziali per favorire la scalata della vetta e Google, che in questi mesi ne ha fatto elementi indispensabili nella valutazione dei siti web, mette a disposizione uno strumento gratuito per poter valutare in tempo reale sia la velocità di caricamento che la corretta visualizzazione del sito web (sia da desktop che da mobile): il PageSpeed Insight.  Dagli subito un’occhiata, potrebbe rivelare dati molto interessanti.

    4. Una bassa autorevolezza del dominio 

    Come già anticipato, Google valuta innumerevoli elementi di un sito web, e uno di questi è certamente l’autorevolezza del dominio.  L’autorevolezza indica quanto un sito sia attendibile e questo valore è determinato dal numero e dalla qualità dei backlink, cioè dai link in entrata del tuo portale.  I backlink comunicano a Google il grado di affidabilità del tuo sito web, ma attenzione, non tutti i backlink hanno lo stesso valore. Privilegia una strategia di backlink realizzata su domini di grande autorevolezza cercando di pubblicare sul tuo sito web link di qualità, tralasciando la quantità.  Un buon metodo per ospitare il link di valore, per realizzare quella rete di collegamenti che potrebbe realmente fare la differenza per scalare i risultati di ricerca, è rappresentato dai Guest Post. Informati a riguardo, potrebbe fare al caso tuo. LEGGI ANCHE: Google Ads lancia Insights Page: il Decoding Decisions report per decodificare la contemporaneità

    5. Cannibalizzazione interna

    Tutto ciò che finora è stato detto potrebbe non bastare per scalare i risultati di ricerca, se non si prestano le dovute attenzioni alla concorrenza delle parole chiave interna ad ogni pagina web. Questo processo è più comunemente chiamato “cannibalizzazione delle parole chiave” e purtroppo quando si verifica il crawler di Google non riescono a percepire e ad identificare le pagine più importanti per il tuo sito web, con tutti gli svantaggi che ne conseguono.  Come si risolve il problema della cannibalizzazione interna? È possibile risolverla solo attraverso l’utilizzo delle parole chiave a coda lunga con l’utilizzo dunque di frasi di parole chiave direttamente collegate a quelle principali e più importanti per il tuo sito web.  Non utilizzare sempre le stesse parole chiave, crea una strategia di base mediante l’utilizzo delle parole chiave a coda lunga, introducendole e pubblicandole con attenzione nei contenuti con maggiore qualità del tuo portale.   Un ulteriore procedura per evitare la cannibalizzazione delle parole chiave all’interno delle pagine web, è quello di eliminare concretamente i contenuti con prestazioni insufficienti o che ritieni obsoleti. In questo modo, i contenuti di punta avranno l’attenzione di Google che occorre per poter puntare in alto.