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  • Cosa cambia per l’industria tecnologica americana con la vittoria di Biden

    La vittoria di Biden ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai dipendenti a tutto il comparto tecnologico

    22 Gennaio 2021

    Secondo alcune voci di corridoio, ancora prima che Joe Biden si assicurasse la vittoria nelle elezioni presidenziali americane, il suo staff si stava mettendo in contatto con i dirigenti dell’industria tecnologica americana cercando un dialogo, in previsione di rimodellare le politiche del Paese su alcuni aspetti legati a internet e alle telecomunicazioni. La campagna di Biden ha segnato una significativa inversione di tendenza rispetto agli ultimi quattro anni, durante i quali il Presidente uscente Trump ha spesso rincorso diverse occasioni per farsi ritrarre insieme ai big del tech senza però instaurare un vero confronto con loro e senza prendere in considerazione le loro opinioni su temi chiave come l’immigrazione e le politiche commerciali. LEGGI ANCHE: L’America a un bivio: tra Trump e Biden è guerra di spot La vittoria di Biden, dopo diversi giorni di incertezza durante il conteggio dei voti negli stati a rischio, ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai dipendenti di tutto il comparto tecnologico, che hanno sostenuto in modo schiacciante il candidato democratico, come hanno fatto nella maggior parte delle elezioni passate. Il Presidente sta infatti integrando nel suo staff diversi esperti del mondo tech. L’opinione diffusa è che la nuova amministrazione prenderà seriamente il suo ruolo di regolatore e gli investitori e le imprese non dovrebbero trascurare la rapidità con cui il presidente Biden si muoverà sulla politica, soprattutto per quanto riguarda il futuro del lavoro e la ripresa dell’economia americana.

    I discorsi di Biden durante la sua campagna hanno offerto la speranza di un ritorno a una formulazione più sistematica delle politiche, basata sulla costruzione del consenso degli attori in gioco. Le politiche dell’amministrazione Trump, al contrario, spesso sembravano essere progettate per danneggiare singole aziende che il Presidente non vedeva di buon occhio o, al contrario, favorire quelle che considerava dalla sua parte. LEGGI ANCHE: Se censurare è democrazia, ovvero la fine del mito di Internet come strumento di libertà Uno dei casi più noti si è verificato quando Amazon aveva sostenuto che Trump avesse sollecitato impropriamente il Pentagono a scegliere Microsoft (invece di Amazon Web Services) per un contratto di cloud computing da 10 miliardi di dollari. Va specificato che il fondatore della piattaforma di eCommerce, Jeff Bezos, è anche il proprietario del Washington Post, spesso tacciato di essere ingiustamente critico nei confronti di Trump, proprio dal Presidente. Ci si aspetta, quindi, che Biden operi una rottura netta con alcune delle politiche di Trump, come l’inversione dei tagli alle tasse per le aziende. Altre politiche, come le rigide regole dell’antitrust nei confronti delle grandi aziende tecnologiche e la riforma della Sezione 230, che le protegge dalle cause sui contenuti pubblicati online dai propri iscritti, potrebbero invece vedere un certo livello di continuità tra le amministrazioni Trump e Biden. Dopo quattro anni di ostinato negazionismo di Trump, pensiero magico e danni economici, Biden promuoverà il rigore politico, lo spirito pubblico e l’ingegnosità del settore privato per lavorare insieme per soluzioni innovative. Sarà un lavoro duro, ma possiamo aspettarci l’alba di una nuova era di dinamismo trainata dalla tecnologia degli Stati Uniti. Ecco quindi le cinque politiche chiave che potrebbero essere fortemente influenzate dall’elezione del nuovo presidente.

    Antitrust

    L’applicazione antitrust alle grandi tecnologie è un campo d’azione su cui c’è un ampio sostegno bipartisan. I funzionari antitrust, sia al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sia alla Commissione Federale del Commercio (che sta attualmente valutando una causa contro Facebook) sono infatti professionisti slegati dalle interferenze politiche. È quindi probabile che l’amministrazione Biden esorterà le agenzie dedicate a mantenere un approccio aggressivo nel perseguire i casi antitrust, proprio come ha fatto l’amministrazione Trump. Inoltre, i procuratori generali degli stati democratici avranno più influenza in un’amministrazione Biden e la sua vittoria rende più probabile l’ipotesi che si uniranno alla causa del Dipartimento di Giustizia contro Google, forse aggravando le accuse secondo le quali Google avrebbe usato illegalmente la sua forza online per dominare il mercato della pubblicità digitale Ma i procuratori generali democratici avrebbero potrebbero attivare potenziali azioni antitrust federali anche contro Amazon, Apple e Facebook. L’obiettivo dichiarato era rendere più complicato per le piattaforme dominanti come Facebook o Google l’iter per ottenere l’approvazione per l’acquisizione di aziende più piccole e rendere più facile perseguire le imprese che violano le leggi antitrust.

    Sezione 230

    Mentre Biden ha già specificato di voler riformare la Sezione 230, la sua amministrazione probabilmente non sarà aggressiva come Trump nei confronti della legge. L’ex Presidente aveva avviato “una guerra burocratica” sulla Sezione 230 con un ordine esecutivo che indirizzava il Dipartimento di Giustizia, il Dipartimento del Commercio, la Federal Communications Commission e la Federal Trade Commission a prendere provvedimenti per indebolire le protezioni legali delle piattaforme tecnologiche. L’azione era però motivata, in parte, dalla sua opinione che Facebook, Twitter e altri social media fossero impegnati nella censura selettiva delle voci conservatrici. È probabile che Biden revochi gli ordini di Trump o spinga le varie agenzie a non intervenire sulla questione. Biden è stato membro del Senato per 36 anni e non è probabile che appoggi gli sforzi di Trump nell’usare le agenzie federali per minare l’autorità del Congresso nell’approvazione delle leggi. Tuttavia, se il Congresso approverà le riforme della Sezione 230, cosa che sembra probabile, ci si può aspettare che Biden le firmi convertendole in legge. bytedance tiktokCi sarà probabilmente un accordo bipartisan su riforme che ridimensionano alcune delle protezioni della Sezione 230“, ha detto Bruce Mehlman, un lobbista la cui impresa lavora con aziende tecnologiche come Zoom e ByteDance. Secondo Mehlman, le piattaforme tecnologiche potrebbero essere costrette a rimuovere alcuni tipi di contenuti, ad esempio quelli relativi alla vendita di droghe illegali.

    Immigrazione

    L’approccio di Trump all’immigrazione ha infiammato l’industria tecnologica più di tutte le sue politiche. La sua amministrazione ha fatto il possibile per fermare il flusso di cittadini stranieri negli Stati Uniti e questo ha avuto un impatto diretto sull’industria. L’Information Technology Industry Council, un gruppo commerciale tecnologico con sede a Washington, si aspetta che Biden annulli una serie di ordini esecutivi legati all’immigrazione emessi da Trump. Inoltre, il gruppo spera anche che Biden riveda i programmi di visto per non immigrati per soddisfare meglio la domanda del mercato del lavoro. La “cosa più veloce da fare, e vedrete che Biden lo farà immediatamente, è stralciare le politiche di immigrazione di Trump e rendere il reparto tecnologico molto felice“, ha dichiarato Jim Messina, un ex assistente del Presidente Barack Obama, ora consulente di aziende tech. Biden probabilmente sosterrà anche una legislazione come il Fairness for High-Skilled Immigrants Act, che renderebbe più facile per la Silicon Valley reclutare lavoratori nel settore dell’informatica. Sembra che il disegno di legge favorisca in particolare il grande numero di lavoratori provenienti dall’India in attesa della green card, il documento  che permetterebbe loro di rimanere permanentemente negli Stati Uniti. Il disegno di legge rimuoverebbe il limite di green card a disposizione di ogni paese, consentendo ai molti impiegati indiani nell’industria tecnologica statunitense di assicurarsi il permesso per rimanere negli USA.

    Tasse

    inauguration day - joe biden Una delle differenze più nette tra Biden e Trump è nel loro approccio alle tasse. Trump ha puntato alla più grande riforma del sistema fiscale dagli anni ’80, tagliando l’aliquota dell’imposta sulle società dal 35% al 21%. La riforma fiscale di Trump ha anche rivisto la tassazione personale, tagliando le aliquote per gli scaglioni più alti, dal 39,6% al 37%. All’esatto opposto, Biden prevede di aumentare le tasse per chiunque guadagni più di 400.000 dollari e di riportare le imposte patrimoniale ai livelli precedenti. Tuttavia, un Senato repubblicano renderebbe difficile, se non impossibile, far passare modifiche fiscali significative.

    Commercio

    Il primo compito per il neo Presidente nell’ambito degli scambi internazionali sarà quello di tentare di ricucire il rapporto degli Stati Uniti con la Cina. Ovviamente, continuerà a “fare pressione”, ma abbandonando l’approccio unilaterale alla “guerra commerciale” del suo predecessore e concentrandosi invece sull’arruolamento di alleati come il Giappone e l’Europa per contrastare la crescente influenza economica globale cinese. Biden adotterà un approccio più sistematico nei confronti della politica cinese degli Stati Uniti, che prima pareva concentrarsi sulle singole aziende, vedi ByteDance e Huawei, invece che su obiettivi commerciali più ampi.