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In meno di dieci anni i computer potrebbero avere un’intelligenza pari a quella umana (e iniziare a usarla)

  • La singolarità tecnologica indica un momento dello sviluppo della civiltà umana, in cui la tecnologia avanzerà così tanto da sfuggire all’uomo
  • Questa tecnologia cambierà l’approccio al mondo del lavoro e porterà innovazioni rivoluzionarie nel quotidiano
  • Entro il 2029 (meno di dieci anni) i computer raggiungeranno un’intelligenza pari a quella umana

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Per quanto non ci piacesse studiare la storia tra i banchi di scuola, due lezioni ci sono rimaste sicuramente impresse. La prima, è che per ogni civiltà che sorge, un’altra cade. La seconda, è che nessuna civiltà dura per sempre.

La singolarità tecnologica, metterà davvero fine all’era dell’uomo?

Cos’è la singolarità tecnologica

Innanzitutto il termine “singolarità” deriva dalla scienza, dove si indica un punto in cui la curvatura spazio-tempo diventa infinita. In poche parole, un punto in cui tutte le leggi sulla fisica che conosciamo non hanno più nessun fondamento scientifico.

Il termine singolarità tecnologica, nato all’incirca a metà del 1900, indica un momento nella storia dello sviluppo di una civiltà, in questo caso quella umana, in cui la tecnologia avanzerà così tanto in pochissimo tempo che l’uomo non riuscirà a comprenderne il funzionamento.

Un evento di queste dimensioni, potrebbe essere l’arrivo di un’intelligenza artificiale così avanzata, da far avanzare con essa tutta la tecnologia presente nel nostro pianeta, rendendo l’uomo una specie superata.

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Quando dovrebbe verificarsi la singolarità

In un racconto del 1954 “La risposta” di Fredric Brown, si era ipotizzato la costruzione di un super computer. Al momento dell’accensione, fu rivolta al computer la domanda a cui nessun computer seppe mai rispondere: Dio esiste? e senza esitazione la macchina rispose: Ora esiste.

Secondo Ray Kurzweil, pioniere nell’ambito informatico, entro il 2029 i computer raggiungeranno un’intelligenza pari a quella umana e i software diventeranno parte del nostro corpo entro il 2030.

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Riprendendo in maniera generalizzata la legge di Moore, in cui “La complessità di un microcircuito, misurata ad esempio tramite il numero di transistor per chip, raddoppia ogni 18 mesi e quadruplica ogni tre anni” già nel 2033 l’intelligenza umana sarà quattro volte più “lenta” di quella artificiale.

Procedendo in maniera esponenziale, secondo Ray Kurzweil, le macchine cominceranno a progettare altre macchine super intelligenti, dimezzando di volta in volta il progresso tecnologico all’infinito.

I rischi della singolarità tecnologica

Un’intelligenza di questo livello, sarà in grado di memorizzare qualsiasi tipo di informazione e valutare se condividerla con l’uomo o meno.

Bill Gates, Elon Musk e Sthephen Hawking hanno lanciato seri allarmi sull’uso senza riserve dellIA.

L’impatto di questa tecnologia porterà cambiamenti drastici in settori come l’economia e la giustizia, cambiando il mondo del lavoro e dell’aspettativa di vita, arrivando fino alla sostituzione della giustizia umana con una più oggettiva ed imparziale automatica.

Che fine farà l’uomo?

Nella peggiore delle ipotesi, saremo considerati merce con scadenza a breve termine, inutili dal punto di vista creativo e matematico. Fino a quando le macchine non decideranno di eliminare l’uomo.

Nel caso fossimo fortunati, le macchine costruirebbero un posto dove lasciarci vivere con una struttura sociale ed economica decisa da loro. Dove l’uomo passerà gli anni a vivendo d’inerzia, dove ogni problema sarà prontamente risolto dalle IA, in uno stato psicologico frustrante e di inferiorità intellettuale, per sempre.

Marco Mantovan

Classe 1995...ad oggi 25 anni. *Mi impegno a modificare la biografia ogni anno per non rimanere giovane per sempre. Appassionato ed immerso nella tecnologia da cinque anni. Lavoro con una connessione internet non sempre perfetta e da un pc con memoria quasi sempre piena. Vivo 24 ore su 24 con smartphone, tablet e pc, ma prendo ancora appunti con carta e penna e sottolineo con la matita.

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