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  • Facebook vuole salvarci da calamità ed epidemie con Disaster ed Epidemic Maps

    Facebook ha usato la sua intelligenza artificiale per costruire mappe dettagliate per la prevenzione delle epidemie

    22 Maggio 2019

    “The Future is private”. Così ha esordito Mark Zuckerberg all’inizio dell’annuale conferenza F8 organizzata da Facebook.

    “Se prima eravamo abituati a pensare a Facebook come una piazza pubblica, da adesso, penseremo al social network più utilizzato al mondo come il soggiorno di casa nostra, facendoci sentire più sicuri e tutelati”.

    Ma davvero tutti questi social non possono andare oltre il semplice utilizzo?

    LEGGI ANCHE: Facebook cambia look per trasformarsi nel posto fantastico (e più azzurro) che doveva essere fin dall’inizio

    Facebook e le Disaster Maps

    Mappa dei disastri naturali – Fonte @Facebook
    Attive già da due anni, le Disaster Maps, permettono di analizzare tre aspetti fondamentali nel momento in cui si verificano disastri ambientali. Alla base di questo strumento, Facebook utilizza le impostazioni di geo-localizzazione per stilare diverse mappe, che una volta incrociate, permettono di aiutare nel migliore dei modi la zona colpita.
    • Location density maps: il primo parametro permette di capire quante persone si trovano nell’area prima, durante e dopo il disastro in una determinata zona.
    • Movement maps: queste mappe simulano in tempo reale gli spostamenti di persone, calcolando le zone di ingorgo e quelle più libere per far arrivare il materiale di soccorso.
    • Safety Check maps: il terzo parametro consiste in una lista di luoghi in cui le persone hanno fatto il “Safety check”, in modo da stilare una lista di zone in cui far arrivare i primi soccorsi.
    Questi strumenti sono stati messi a disposizione solo per organizzazioni umanitarie qualificate, in maniera totalmente anonima.

    Facebook e l’aiuto per debellare le malattie

    Mappa epidemica in Africa – Fonte @Facebook
    Applicando lo stesso principio utilizzato per le Disaster Maps, Facebook vuole creare delle mappe che prevengano la diffusione di malattie più o meno pericolose.
    “Ci siamo resi conto che alcune delle mappe dei movimenti che abbiamo creato per i disastri naturali potevano essere utilizzate anche per la diffusione della malaria o dell’influenza”, ha dichiarato Laura McGorman, responsabile delle politiche del team di Data for Good di Facebook.
    Queste mappe sono arrivate nel momento in cui anche i movimenti anti-vaccinazione hanno fatto la loro comparsa sul social. LEGGI ANCHE: La strage di Christchurch. Così Facebook punirà chi condivide video violenti Facebook consentirà a 13 partner come Harvard School of Public Health, UNICEF e World Economic Forum, di accedere a tre tipologie di mappe, con annessi dati demografici, per avere un quadro generale sulla diffusione di queste epidemie. Come funzionano le Mappe di prevenzione delle malattie?
    Mappa di movimento persone
    Mappa dei movimenti delle persone – Fonte @Facebook
    Come per le Disaster Maps, anche per la prevenzione di malattie, vengono incrociate tre mappe con tre scopi diversi.
    • Mappe di densità di popolazione: per determinare le migliori statistiche demografiche disponibili per paese, in genere dal censimento più recente.
    • Mappe di movimento: aggregano le informazioni di persone che utilizzano Facebook sui loro telefoni cellulari con i servizi di localizzazione abilitati, mostrando il movimento tra due punti, all’interno di riquadri o oltre i confini amministrativi.
    • Mappe di copertura di rete: mostrano dove le persone su Facebook hanno connettività cellulare attraverso il loro dispositivo mobile ai livelli 2G, 3G e 4G, così da capire come comunicare nel migliore dei modi la prevenzione in riferimento a una particolare malattia.

    L’altra faccia della medaglia

    Naturalmente il funzionamento di queste mappe è dovuto al fatto che Facebook sa di preciso dove ci troviamo e cosa stiamo facendo. Non sussiste nessuna violazione della privacy, in quanto noi stessi abbiamo acconsentito con la nostra iscrizione alla piattaforma, all’uso dei nostra dati. E in fondo, durante una calamità naturale, saremmo più preoccupati della nostra privacy o dell’aiuto che Facebook potrebbe fornirci? Anche questi strumenti, insomma, ci richiedono di interrogarci sul futuro dei nostri dati e della nostra privacy.