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  • “In Italia oltre 30 mila terrapiattisti”, parla l’organizzatore della prima conferenza nazionale sul tema

    Agostino Favari ha organizzato il primo convegno italiano sul tema e ci avverte: «Non dite che siete terrapiattisti al primo appuntamento».

    7 Maggio 2019

    Se siete in cerca di un rompighiaccio per la cena lo avete trovato: sempre più persone nel mondo credono che la Terra sia piatta. Un recente documentario di Netflix ha indagato su questa particolare community: per scoprire chi sono, cosa pensano, chi frequentano, come si informano.

    Illustrazione di: Aurora Franino (IG @aurora_designer)
    LEGGI ANCHE: Silvio back to the Future (e questa volta puoi anche scrivere Mussolini) Il primo terrapiattista italiano a cui mi sono approcciato, un guru italiano del “settore”, mi ha gentilmente negato ogni intervista, ma in cambio mi ha intasato la casella mail di link YouTube. Al secondo tentativo, è andata molto meglio. «Non chiamarle teorie, le teorie vanno dimostrate, le nostre sono tesi». Ok, sto al gioco: le chiamerò tesi. Agostino Favari è un ingegnere elettronico di Palermo, pacato, educato, con un eloquio fluente e senza sbavature. A differenza di molti altri “flat earth worshippers” lui non si è limitato a collegare una webcam per parlarsi addosso su YouTube, ma si è messo in gioco e ha organizzato la prima conferenza nazionale sul tema, che si terrà proprio nella sua città, domenica 12 maggio. Beppe Grillo, in un post, ha scritto che parteciperà al convegno. «Sì, ma ancora non ho ricevuto i venti euro della sua quota di partecipazione», ci tiene a precisare l’ing. Favari, che non arretra di fronte a Galileo, figurarsi a un comico genovese.

    Non dite alle ragazze che siete terrapiattisti

    Ho sempre trovato noioso chi si impunta a confutare le teorie, specialmente quelle un po’ strampalate. La Flat Earth Society ha una buona pagina di FAQ, per quelli di voi che fossero interessati ai “come”. Le risposte “scientifiche” non sono il tema di questa chiacchierata, così vado dritto al sodo: «Agostino, dimmi la verità, ma si rimorchiano le ragazze dicendo che sei un terrapiattista? Cioè, mi spiego: è un buon modo per rompere il ghiaccio?». «Se posso darti un consiglio, non farlo mai: le impaurisci, ti considereranno un malato mentale e probabilmente ti giocherai anche la seconda uscita». Avverto delle note biografiche un po’ amare nelle sue parole. «Quindi consigli di dirlo più avanti nel tempo?». «Sì, dillo quando hai già consolidato la relazione».  Prendo appunti.
    Illustrazione di: Aurora Franino (IG @aurora_designer)

    I new media e il vizio di mettere tutto in discussione

    Facile intuirlo: la forza della diffusione delle teorie complottistiche sta nei social media e in YouTube. Si stima che solo negli Stati Uniti un terzo dei millennials metta in discussione la sfericità della Terra e la fonte di informazione, manco a dirlo, è sempre e solo la rete. La ricerca su Google del termine “Flat Earth” ha avuto una vera e propria impennata negli ultimi anni, specialmente in Occidente.

    Chi parla di nuovo medioevo della conoscenza

    Quanti sono realmente in Italia i terrapiattisti? Oltre 30 mila, sostiene Agostino, anche se la gran parte «ha paura di esporsi». Torniamo alla conferenza, oltre Grillo chi ci sarà? «Tra i relatori avremo Albino Galuppini, laureato in paleobiologia, la stessa laura di Alberto Angela. Solo che lui ha più charme». Interrompo l’ingegnere quando mi inizia a parlare di Tartaria, il continente dimenticato, popolato dai giganti. Perché non hai invitato degli scienziati? «Perché non vogliono parlarci, nessuno vuole un dibattito serio con noi».  Chiedo se i terrapiattisti siano considerati “sfigati” dalla gente, Agostino non si offende e ci dice che a volte capita. Come quella volta con Parenzo durante una diretta de “La Zanzara” su Radio 24. «Nei tempi passati c’era più ignoranza? Prima avevano anche costruito le piramidi o i megaliti di Malta». «O Puma Punko in Bolivia!», rilancio. La mia infarinatura di paleo astronautica mi fa guadagnare il suo rispetto. Agostino non molla: «Ho grande rispetto per tutti quelli che lottano per qualcosa, che hanno delle idee, che si mettono in gioco. Anche se ci sarà una sola persona in platea al convegno a me andrà bene lo stesso». Un atto fideistico, dunque? «L’atto fideistico è in chi crede nel simbolo del mappamondo». «Consideri il mappamondo come la Croce?» «Non mi permetterei mai, ho grande rispetto per il cristianesimo: però la teoria della Terra sferica è pur sempre un credo, diciamo una religione profana. Ma chi ci crede, ed è in buona fede, ha il mio rispetto». Lo ringrazio quasi lusingato e rassicurato, anche se non capisco bene il perché.  

    Tra sogni e inganni

    Tra le tante teorie complottistiche fatico a capire perché una cerchia di “illuminati” dovrebbe proprio tenerci nascosto il fatto che la Terra sia piatta. A chi darebbe fastidio? Agostino ha una teoria positiva e una negativa. La negativa è che il complotto sia talmente grosso da rendere ormai impossibile affermarne l’esistenza stessa. Il gusto di tenere in pugno il mondo è troppo forte: insomma, una sorta di sadismo scientifico ad alti livelli. Poi c’è l’approccio positivo: questa fantomatica élite attenderebbe il momento di un risveglio di massa in cui le persone si renderanno finalmente conto da sole della verità. Chiedo all’ingegnere quale sia il suo sogno: «La revisione del trattato Antartico: ci consentano di organizzare una spedizione tra i ghiacci, ai confini della Terra Piatta, per scoprire davvero cosa c’è oltre». Il suo racconto mi ricorda il Trono di Spade, ma lui non segue la serie e passiamo oltre. Se l’Antartide circonda la Terra Piatta come una grande barriera di ghiaccio, oltre la barriera cosa c’è? Mi permetto questa unica domanda “scientifica”. «Qui siamo nel campo delle teorie. Probabilmente ci sono altri territori». «Lo troveresti rassicurante o preferiresti un confine netto, definito, irrevocabile?» «Credo che chiunque trovi più confortevole l’idea che niente finisca, che ci sia insomma sempre qualcosa oltre. Non trovi?».

    Cos’è per te la fine del mondo?

    «Ce la farai una diretta FB dal  confine del mondo?» «Se me lo permetteranno, sarai il primo a saperlo». Perché poi, alla fine, è tutta una questione di non voler arretrare mai nella speranza e nei sogni. Il complottismo è anche questo, ci rassicura che ci sia sempre altro: l’attesa di una scoperta nuova, inedita, adrenalinica, fantastica. Finisco la telefonata e mi dispiace un po’ che l’ingegnere venga canzonato dai media tradizionali, il suo messaggio politicamente scorretto di «dubitare sempre e comunque di tutto di pensare con la propria testa» mi piace un bel po’. Ci scambiamo i video di avvistamenti UFO rilasciati di recente dal New York Times. Gli faccio il mio in bocca al lupo e gli do l’appuntamento alla fine del mondo; mentre lo dico provo un po’ di invidia per chi ha ben chiaro dove e cosa sia la fine del mondo, quando per molti di noi è un concetto personale, e troppo spesso, forse anche un po’ doloroso da affrontare.