Gli adolescenti sono iperconnessi e preferiscono chattare, lo dice un report

Ogni pomeriggio avevamo il nostro appuntamento fisso ai muretti fuori casa con tutti gli amici, dopo aver studiato capitoli interi di filosofia e dopo essere stati ore a rimuginare su quelle diaboliche espressioni algebriche: questa era l’unica certezza della nostra adolescenza e non avevamo bisogno di accordaci tramite messaggini in chat o storie su Instagram.

Probabilmente prima era tutto più semplice, tutto più spontaneo, ma gli adolescenti di oggi non sono quelli di ieri, tutto cambia, anche (sopratutto) il modo di comunicare. Ragazzi e ragazze iperconnessi in un mondo virtuale, una vera rivoluzione digitale, tutto alla portata di tutti: è impossibile perdersi una notizia, un pettegolezzo, e quasi non ci si perde più negli sguardi, quando uno è di fronte all’altro.

E no, non stiamo invecchiando e non guardiamo semplicemente ai ragazzi di oggi come chi ci raccontava che il walkman ci isolava dal mondo. A parlare di questo cambiamento nel modo di comunicare sono anche i dati, con numeri da conoscere per osservare e comprendere meglio questa rivoluzione.

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I giovani preferiscono le chat

Common Sense Media ha pubblicato un report da cui emerge un quadro generale sul ruolo che i social media svolgono nella vita dei ragazzi. Su 1.141 adolescenti, in età compresa tra i 13 e i 17 anni, uno su tre preferisce chattare con i propri amici piuttosto che incontrarli di persona. La stessa ricerca fu condotta nel 2012 e, rapportando i dati, la volontà di interagire tra di loro è calata fino al 32%.

Le app più utilizzate sono Snapchat e Instagram, mentre Facebook non è più così in voga tra i ragazzi, piuttosto viene vista come una piattaforma per mettere in comunicazione nipoti e nonni addirittura!

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Il ruolo che le app svolgono nelle loro vite è complicato e a volte contraddittorio. Jim Steyer, fondatore e CEO di Common Sense Media, afferma che i giovani sono  molto più consapevoli oggi di quanto non fossero alcuni anni fa su i rischi che possono correre immergendosi così tanto in questo mondo “parallelo”, ma è fondamentale capire che per loro, ormai, i social sono degli elementi onnipresenti. Sono nati in un’epoca in cui è normalissimo possedere uno o più smartphone, avere un tablet o un pc sempre a portata di mano.

Un rapporto più sereno e naturale con i social

I social media sono presenti ma neutrali, i ragazzi sono abituati ad accedervi, ma semplicemente in modo automatico e quindi molti di loro non hanno questa esigenza fisica e psicologica di consultarli in modo maniacale. Inoltre hanno imparato che la fantomatica guerra a ricevere o meno like e approvazioni, non è così importante, è normale condividere quasi tutto quello che fanno durante la giornata o un momento speciale, ma non così necessario. I like sono piacevoli, ma commenti dispregiativi o pochi like non condizionano più di tanto il loro umore, come accadeva, invece, dai dati emersi nella ricerca del 2012.

È un po’ un rapporto di amore e odio quello che si può constatare da questo report, sicuramente non è confortante sapere che un terzo di loro preferisce chattare, occhi bassi sullo schermo, invece che parlare, conversare apertamente con qualcuno. È come se i giovani non avessero voglia di confrontarsi con gli altri, come se un dialogo dovesse essere quasi ermetico, veloce e indolore, pieno di faccine poco espressive e tutte uguali.

Il 70% degli adolescenti dichiara di utilizzare i social media più volte al giorno, ma solo il 16% ci vive sopra costantemente.

È così noiosa la vita reale? Molti di questi ragazzi ci provano a tener giù il telefono e su lo sguardo, infatti parecchi sono infastiditi dal continuo “consultare” il cellulare dell’amico o amica di turno.

Uno degli autori del rapporto, Vicky Rideout, attribuisce quello che ha definito il “tremendo” aumento dell’uso dei social media – il 70% in più rispetto al 34% nel 2012  alla crescente quantità di ragazzi che hanno uno smartphone.

Le nuove tecnologie corrono talmente in fretta che si sentono in una sorta di limbo, molti vorrebbero tornare addirittura a vivere in un mondo in cui social media ed internet non esistevano, o almeno non erano una presenza così forte. Altri invece sono così abituati ad esservi immersi che non si sentono per niente disturbati da questo “alone” tecnologico.

Mariagrazia Repola

Copywriter e Content editor. Laureata in Lettere e Filosofia e in Comunicazione Digitale. Amante dell'arte, la fotografia, il cinema e le serie tv. Potrei leggere ovunque, anche sul baratro della fine dell'universo. Le parole sono la mia ragione. Disegno da quando ero nella pancia. Scrivo racconti. Faccio il caffè buono.

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