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  • «L’Intelligenza Artificiale? Per la musica è una rivoluzione cosmica»

    Intervista ad Alex Braga, musicista e sperimentatore di nuovi linguaggi, tra i Pionieri del Futuro alla Opening Conference di Maker Faire Rome 2018

    6 Ottobre 2018

    «Un anno fa ho avuto l’idea di proseguire la mia ricerca artistica buttandomi a capofitto nell’intelligenza artificiale. Tutti ne hanno un po’ paura. Io sono sempre stato un nerd affascinato dalla tecnologia e sono convinto che uomo e macchine a braccetto possono arrivare dove singolarmente l’uno e l’altro non potrebbero». Quando lo abbiamo incontrato all’Università Roma Tre, Alex Braga, musicista, conduttore e autore per la televisione e la radio, ricercatore di nuovi linguaggi, sperimentatore, utilizzò queste parole per dare un quadro ad una delle prime uscite del suo dispositivo di intelligenza artificiale. Era la fine di maggio e per l’ultimo giorno del Data Driven Innovation, Braga aveva in programma un concerto con il pianista Danilo Rea. Un dialogo, unico e irripetibile, da una parte il talento e l’anima, dall’altra la risposta della macchina. Alex Braga il 12 ottobre sarà tra i Pionieri del Futuro, protagonisti alle 10.30 all’Opening Conference della Maker Faire Rome, iniziativa organizzata dalla Camera di Commercio di Roma attraverso la sua Azienda speciale Innova Camera. Con il suo A-MINT_Artificial_Musical_Intelligence, duetterà con il pianista e compositore Francesco Tristano. Ecco cosa ci ha detto a pochi giorni dalla performance su musica e futuro. 

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    intelligenza artificiale
    Danilo Rea e Alex Braga nel corso della loro performance di improvvisazione musicale all’Università Roma Tre

    Alex, lei è un appassionato di innovazione, tecnologia e musica, perché ha deciso di occuparsi di intelligenza artificiale?

    «Credo che sia uno dei cambiamenti più radicali e importanti dopo l’avvento di Internet. Ma penso anche che la sua portata sarà molto più profonda e strutturale in termini di cambiamento epocale. Diciamo che, se mi passate il paragone, il Web è stata una rivoluzione di “forma”, l’intelligenza artificiale è una rivoluzione di “sostanza”. E quindi, con una fermento così eccitante, con un magma così pronto a esplodere, come si fa a non mettersi in gioco? Sarebbe stato come essere nel 1700 e non dedicarsi anima e corpo al Pianoforte, che per l’epoca fu una rivoluzione cosmica».

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    Perché secondo lei la musica ha bisogno di futuro? 

    «Nessuno sopravvive senza prospettiva, senza futuro. Tutti ne hanno bisogno, del futuro: uomini, animali, teorie, filosofie, politica. E musica. Senza futuro non esiste il sogno, la visione. Senza sogno non esiste la speranza e senza visione non esiste la creatività. Non esiste la vita».

    Perché l’Intelligenza Artificiale fa paura?

    «Scommetto che anche quando hanno scoperto il fuoco hanno avuto paura.  Se metti l’umanità davanti all’ignoto, puoi classificare la popolazione in 3 categorie. Quelli a cui non gliene frega nulla. Quelli che hanno paura. Quelli che sono terribilmente eccitati. E’ nella natura umana. Siamo tutti diversi e questo è il nostro bello ma anche il nostro limite.  Io comunque sto nella terza categoria».

    In un’intervista a Wired Italia lei ha detto che il futuro della musica “è nel restituire un’anima alla musica elettronica e farla diventare sostenibile e organica”. Ci spiega?

    «Beh diciamo che la musica elettronica, per definizione, è basta su sequenze, pattern, schemi, griglie, basi, stems e tutto quanto di preprodotto uno si può portare sul palco per una esibizione. Nei djset, si suonano brani interi, o loops e pezzi di canzoni, quindi l’improvvisazione diventa praticamente impossibile. Un musicista elettronico non può salire su un palco e improvvisare un concerto con dei musicisti senza conoscersi o sapere prima cosa si suonerà. Questo toglie spontaneità, anima, calore. Grazie ad A-MINT, invece, questo per la prima volta è possibile. Qualsiasi musicista può suonare improvvisando con un musicista elettronico senza nemmeno aver bisogno di parlare. Basta l’energia, l’alchimia, la magia. Questo per me è il concetto sacro della musica. Ecco perché ritengo che A-MINT faccia diventare “organica” e “sostenibile” la musica elettronica, perché la porta per la prima volta in una dimensione umana al 100%. Il palco diventa un organismo vivente dove succede l’inaspettato».

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    Che cos’è (A-Mint)Artificial Musical Intelligence?

    «A-MINT è una speciale forma di Intelligenza Artificiale che abbiamo sviluppato insieme ai professor Riganti Fulginei e Laudani e Salvini dell’Università di RomaTre che permette di poter decodificare il codice di improvvisazione di qualsiasi musicista dopo una manciata di note. E di poter creare infinite tracce alternative che improvvisano insieme a lui, senza problemi di melodia, armonia o tempo. Il tutto in tempo reale. A-MINT permette di salire su un palco senza alcuna base, traccia, stem o pattern preimpostato e di poter suonare improvvisando con qualsiasi musicista ed avere a disposizione infiniti strumenti, infinite tracce, infiniti “orchestrali virtuali” che seguono melodia, armonia e tempo, improvvisando in tempo reale e seguendo qualsiasi musicista voi vogliate. Creando in tempo reale un’orchestrazione elettronica che voi potete dirigere in punta di dita».

    Lei ha definito Danilo Rea, uno dei più grandi improvvisatori e vero fenomeno pianistico vivente, come giudica il suo nuovo partner Francesco Tristano?

    «Tristano è una mia anima gemella. Una di quelle persone che quando la incontri la conosci da sempre. E dal punto di vista artistico, un talento puro e assoluto, che spazia dalla classica alla techno senza soluzione di continuità con una classe che non ho mai visto».

    Qual è il futuro di A-Mint?

    «Spero quello di emozionare quante più persone possibile».

     A questo punto definirla musicista può anche risultare riduttivo. E’ più corretto artista contemporaneo?

    «”Ragazzo inesauribilmente curioso” forse mi si addice di più».

    maker faire rome

    Alex, uomo e macchine a possono lavorare insieme?

    «Devono. L’uomo da solo non può arrivare che fino ad un certo punto. Le macchine da sole nemmeno si accendono. Insieme, l’uomo e la macchina, costruiscono il futuro».

    Che musica ascolta di solito?

    «Qualsiasi cosa. Dai Beatles ad Aphex Twin passando per Bach e Whisky il Ragnetto, visto che mia figlia Ada ha 5 anni e dopo un po’ si stufa della musica sperimentale».

    L’ultimo cd che ha comprato o che ha scaricato?

    «Comprato. Piano Circle Songs di Tristano. Ovvio».

    Ci sarà anche lei tra i protagonisti dell’Opening Conference delle Maker Faire 2018. Come si diventa un pioniere del futuro?

    «Non lo so, bisognerebbe chiederlo ad un pioniere del futuro. Così, a naso, direi: spingendosi sempre oltre. Senza accontentarsi. Senza fermarsi. E cercando di rappresentare al meglio le proprie visioni. La linea sottile che divide il pazzo dal visionario è la linea di orizzonte dove si scorge il futuro».