Sempre più donne usano le fertility app, ma non tutti credono che funzionino

Che vogliano o meno rimanere incinte, sempre più donne ricorrono alle app per monitorare il proprio ciclo mensile e scegliere il tipo di eventuale contraccezione da utilizzare.

Si tratta di un trend tipico della società tecnologica, in cui è possibile utilizzare applicazioni mobile, che vent’anni fa sarebbero apparse utopiche o quantomeno sarebbero state oggetto di qualche tabù.

Oggi, invece, esistono tantissime app contraccettive/fertility app in tutto il mondo: aiutano a controllare il ciclo, i giorni fertili e talvolta addirittura le probabilità di concepimento di un maschio o una femmina.

No, non è una puntata di Black Mirror, si tratta solo degli strumenti a disposizione di chiunque abbia uno smartphone nel 2018.

Google Trends

Certo, ormai si sa che “in quei giorni” (guai a nominarli!) ci piace giocare a beachvolley, praticare danza, lanciarci dal paracadute, che sulle nostre gambe spesso scivolano farfalle, ma quanto ne sappiamo del nostro ciclo mensile?

Il tabù insomma non è ancora completamente cancellato. Nonostante le app, il ciclo resta qualcosa da nascondere, come una costante mensile della vita delle donne da non menzionare. Per questo, ancora, si utilizza Google per avere risposte.

 

Proprio da Google Trends emerge quanto queste due ricerche siano costanti e molto digitate e lascino trasparire una grossa lacuna di educazione in materia.

I contraccettivi  in Italia

L’associazione nazionale AOGOI lamenta la disinformazione diffusa e mancanza di conoscenza del proprio corpo e informa in un comunicato risalente allo scorso giugno che ci sono ancora troppi tabù:

“In Italia una gravidanza su 4 è indesiderata e la diffusione della contraccezione è al di sotto del 14%, ma in Sardegna è al 28%. Il 10% degli adolescenti non usa alcun metodo contraccettivo durante i rapporti sessuali, il 13,6% si affida al poco sicuro metodo del coito interrotto, metodi che non proteggono dalle infezioni sessualmente trasmissibili che in questa fascia di età interessano il 25% dei soggetti, il 52% utilizza il preservativo e solo il 3,3% la pillola”.

Tra l’altro se doveste avere la necessità di interrompere una gravidanza indesiderata, sappiate che solo nel 60% degli ospedali italiani è possibile farlo.

Il Consiglio d’Europa e il Comitato per i diritti dell’Onu già da tempo hanno criticato l’Italia per la negazione di un diritto sancito dalla legge.

Forse non tutti sanno che i metodi contraccettivi non sono affidabili al 100%, soprattutto se utilizzati in modo scorretto. Esistono numerosi studi volti al calcolo dell’indice di Pearl che valuta la percentuale di rischio gravidanza.

Inoltre la contraccezione ha un costo, spesso non sostenibile soprattutto per gli adolescenti, anche se per legge la contraccezione in Italia dovrebbe già essere gratuita ma questo avviene solo in quattro regioni.

Si sottovaluta la necessità di supporto educativo, psicologico ed economico.

Come funzionano le fertility app?

Le app che monitorano la fertilità non sono tutte uguali.

Le più essenziali, definite period tracking chiedono semplicemente di inserire ogni mese la data di arrivo delle mestruazioni e possono fornire un’indicazione approssimativa di quando arriveranno nei mesi successivi, così come del periodo fertile.

Inoltre è possibile inserire i differenti sintomi o fastidi come per esempio crampi, mal di testa, spossatezza, ecc. per poter monitorare anche questo aspetto.

Le app contraccettive, invece, necessitano anche della misurazione della temperatura basale, e, grazie ad un algoritmo sono in grado di presagire i giorni in cui è possibile rimanere o meno incinte.

Queste app possono essere utili per imparare a prestare attenzione ai cambiamenti del proprio corpo nel corso del ciclo mestruale, così come per accorgersi di ritardi che potrebbero essere sintomo di particolari patologie o di una gravidanza in atto.

Possono inoltre essere qualificate come innovazioni: grazie alla raccolta di una grande quantità di informazioni,  sono una risorsa preziosa per poter condurre ricerca data-driven sulla salute femminile: l’Università di Oxford, infatti, sta collaborando con altri istituti e con una fertility app per condurre indagini mediche su campioni molto vasti di popolazione femminile. 

LEGGI ANCHE: Come progettare al meglio una campagna di email marketing nel settore healthcare

Il caso della fertility app Natural Cycles

Il CEO di Natural Cycles non poteva che essere una donna, la giovane fisica nucleare  Elina Berglund, ex ricercatrice del Cern, con alle spalle un premio Nobel per la fisica con il suo team nel 2013.

Può un algoritmo sostituire un contraccettivo?

La app Natural Cycles, è stata riconosciuta come dispositivo medico in Europa e sono oltre 500mila le donne che la utilizzano come contraccettivo.

Un abbonamento annuale a Natural Cycles costa 80 dollari, circa 70 euro, e in omaggio si riceve anche un termometro per misurare la temperatura al mattino.

L’ospedale di Stoccolma ha denunciato alla Swedish Medical Products Agency (ente governativo incaricato della regolamentazione dei dispositivi medici) un alto numero di aborti riferiti all’utilizzo della app, ma l’azienda ha replicato sottolineando che questa app non pretende di funzionare per tutti, poiché il metodo del termometro è adatto a donne con un ciclo molto regolare e inoltre “nessuna contraccezione è sicura al 100% e le gravidanze indesiderate sono un rischio con qualsiasi contraccettivo. Avere 37 gravidanze indesiderate su 668 menzionate in questo studio, significa che il 5,5% delle donne che hanno dichiarato di aver usato Natural Cycles ha avuto una gravidanza indesiderata, in linea con ciò che comunichiamo come il rischio in base a un uso tipico, paragonabile ad altri tipi di contraccezione”.

Claudia Liccardo

La passione per la comunicazione è sempre stata il leitmotiv della mia vita: analizzarla in tutte le sue sfaccettature. Da piccola ero molto timida e forse questo mi ha spinto a coltivare un’acuta capacità di osservazione e ascolto. Parallelamente riportavo traccia dei pensieri su carta, lo faccio da che ne ho memoria. Penne, pennarelli, pastelli, Smemorande consumate, lettere, muri e qualunque supporto utile! Poi è arrivato internet e mi sono spostata su email, blog e chat ma conservo ancora la passione per la penna: culto e cultura.

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