Le vendite di Starbucks del trimestre sono al palo. Appena un +1%. Secondo le stime, si tratta della peggiore performance degli ultimi nove anni, nonostante, va detto, non si tratto di un segno meno. Un dato sufficiente però a scatenare una tempesta, a partire dall’annuncio choc: chiuderà 150 caffetterie. La notizia fa affondare i titoli in Borsa nelle contrattazioni after hours, dove arrivano a perdere fino al 6,3%. Un crollo, nonostante abbia annunciato un aumento del 20% del dividendo trimestrale con una previsione di distribuzione di 25 miliardi di dollari entro l’anno fiscale 2020 tra cedole e riacquisto di titoli propri. “Starbucks – si legge in una dichiarazione della società – sta ottimizzando il suo portafoglio di negozi negli Stati Uniti ad un ritmo più rapido nel 19 ° anno, tra cui la nuova crescita dei negozi gestita dall’azienda verso mercati underpenetrated, rallentando la crescita dei negozi con licenza e aumentando la chiusura dei negozi underperforming gestiti dalle aziende nei suoi mercati più densamente trafficati a circa 150 nel FY19 da una media storica di fino a 50 all’anno. Nel FY19, ciò si tradurrà in un tasso di crescita leggermente inferiore nei nuovi negozi netti gestiti dall’azienda”.
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”Anche se alcuni venti contrari sulla domanda sono transitori e alcuni aumenti dei costi sono appropriati investimenti per il futuro, la nostra recente performance non riflette il potenziale del marchio e questo non è accettabile – ha detto l’amministratore delegato di Starbucks, Kevin Johnson”. Per l’AD la società deve “muoversi più velocemente per rispondere ai cambiamenti rapidi delle preferenze dei nostri clienti”.
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Starbucks, fondata a Seattle nel 1971 e famoso per i suoi muffin e caffè extra-large, conta solo negli Stati Uniti 14 mila caffetterie che arrivano a 27339 (dato al 2017) se contiamo quelle nel resto del mondo. Dopo gli Stati Uniti, la Cina è il paese con il più alto numero di punti vendita (circa 3 mila). In Italia, il primo Starbucks aprirà a settembre, nell’ex palazzo delle poste di Piazza Cordusio, a Milano. Nel 2017, la catena ha registrato il suo fatturato annuo più alto di 22,39 miliardi di dollari, rispetto ai soli quattro miliardi del 2003.
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