Apple a muso duro contro Facebook per la questione della privacy

Apple si sta muovendo in maniera attiva per bloccare le possibili pratiche di raccolta dei dati su Facebook, ma anche da parte degli altri servizi.

I nuovi device daranno la possibilità di impedire a Facebook, Google e altre piattaforme, di essere tracciati attraverso i pulsanti “mi piace” e “condividi“.

Nonostante un accordo globale tra i produttori di device mobili e il social network, l’annuncio di Apple è molto significativo, dopo che l’azienda ha criticato per anni le acrobazie di Facebook riguardo alla privacy degli iscritti.

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“Tutti conosciamo questi pulsanti di condivisione”, ha dichiarato il responsabile del software Apple Craig Federighi in occasione della conferenza annuale degli sviluppatori della società. “Bene, si scopre che questi possono essere utilizzati per rintracciarti, che ci clicchi su o meno. Quindi adesso prenderemo provvedimenti”.

Safari chiederà il consenso per navigare su Facebook

Gli utenti di Safari, giunti su Facebook, verranno avvisati da una finestra pop-up che chiede: “Vuoi consentire a ‘Facebook.com’ di utilizzare i cookie e i dati dei siti web per tracciare la tua attività?”

Il responsabile della sicurezza di Facebook, Alex Stamos, ha immediatamente messo in discussione le dichiarazioni, domandandosi su Twitter se si tratti di un serio sforzo per proteggere la privacy o “semplicemente un bel segnale di virtù”.

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Già nel 2010, l’allora CEO Steve Jobs ha dichiarato che Apple “ha sempre avuto una visione della privacy molto diversa rispetto ad alcuni dei nostri colleghi nella Valley”.

“Privacy significa che le persone sanno a cosa si stanno iscrivendo”, ha affermato Jobs. “Credo che le persone siano intelligenti e che alcune persone vogliano condividere più dati di quanto facciano gli altri. Chiediglielo, chiedi loro ogni volta … Fai sapere loro esattamente cosa farai con i loro dati”.

L’attuale CEO di Apple, Tim Cook, è tornato su questo tema negli ultimi mesi perché Facebook è stato messo sotto accusa per la raccolta di una grande quantità di dati utente e la sua incapacità di proteggere tali dati da abusi da parte di terzi, in particolare Cambridge Analytica.

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