Alcune cose da sapere sulla storia della stazione spaziale cinese che cadrà sulla Terra

Succedono cose strane. Ieri i due jet supersonici, decollati dalla base di Istrana e autorizzati al volo supersonico per intercettare – secondo quanto detto da fonti militari – un aereo francese che era sparito dai radar, e il cui boato dovuto alla rottura della barriera del suono è stato talmente forte da terrorizzare mezza Lombardia. Ora la notizia, la brutta notizia, arriva da qualche centinaio di chilometri dall’atmosfera terrestre: Tiangong 1, la (sfortunata) stazione spaziale cinese lunga 12 metri per 8,5 tonnellate di peso, vaga da circa un anno e mezzo fuori controllo ed è destinata a precipitare sulla Terra. Anche in Italia.

Sì, anche in Italia, così come in Brasile, Stati Uniti, India e Cina. I frammenti della stazione spaziale impazzita rischiano di impattare praticamente in tutto il Pianeta, da Occidente a Oriente. Ma leggerete probabilmente titoli tipo “cadrà in Italia”, oppure “Ecco dove cadrà”, “Attenti al Sud” e cose così: al click (bait) non si comanda. La cosa certa è che tra il 26 marzo e il 4 aprile per “le Regioni a Sud dell’Emilia-Romagna” un po’ di prudenza in più è consigliabile.

Una pioggia di frammenti

Ed ora un po’ di informazioni di servizio. La pioggia di frammenti di Tiangong 1 (che in cinese vuol dire “Palazzo Celeste”), cadrà sulla superficie terrestre ad una velocità di circa 300 chilometri orari e non sarà in grado di provocare danni irreparabili. Non meno delle buche di Roma, ecco.

Ma la Protezione Civile, che ha redatto un dossier e che con la nostra Agenzia Spaziale Italiana monitora costantemente la “lenta corsa” del modulo spaziale alla deriva verso la Terra, consiglia comunque di adottare delle precauzioni, dallo stare lontano da finestre, ripararsi ai piani bassi delle palazzine e, ovviamente, tenersi lontano dai rottami, perché potrebbero contenere idrazina.

Musk batte Cina

Certo, fa un po’ sorridere il fatto che nel 2018 proprio i cinesi, che producono praticamente la quasi totalità dell’hardware e dell’alta tecnologia nel mondo, siano riusciti a perdere il controllo di un modulo spaziale. Pensare che poco più di un mese fa Elon Musk mandava in orbita il Falcon Heavy, il più potente razzo mai costruito. E che, come tutti i razzi della flotta Space X, tornerà sulla Terra. Made in Usa (from humans).

Comunque andrà, per una volta avremo una scusa valida per avere la testa per aria.

@aldopecora

Aldo V. Pecora

Aldo Vincenzo Pecora, è nato a Reggio Calabria nel 1986. È giornalista, scrittore, blogger e imprenditore nel settore della comunicazione. A Roma dal 2004, per Rai Educational ha realizzato documentari e ideato nuovi format TV, tra i quali “Lezioni di mafia”, scritto nel 2012 per Rai Storia con l’allora Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, finalista alla 64^ edizione del Prix Italia. È anche attivista antimafia: nel 2005, appena diciannovenne, ha fondato a Locri (RC) il movimento “Ammazzateci Tutti“, che tutt’ora presiede. Negli ultimi anni ha lavorato con Riccardo Luna al coordinamento della redazione di CheFuturo! e, poi, al magazine StartupItalia, dove è stato responsabile del canale di innovazione finanziaria (fintech) e criptovalute digitali (bitcoin), divenendo in breve tempo uno dei più noti divulgatori italiani in tema di startup ed economia digitale, anche grazie alla trasmissione Eta Beta di Rai Radio1, alla quale partecipa come esperto del settore.

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