Perché i brand vogliono conquistare la generazione M (spoiler: sono i giovani musulmani)

Siamo al centro di una continua evoluzione: ogni prodotto, ogni servizio, cambia in base all’utilizzatore, alle sue esigenze e al suo modo di vivere la propria vita.

Ognuno di noi ha i propri ritmi, la propria vita frenetica, ma le azioni quotidiane sono spesso le stesse, tutti abbiamo delle abitudini simili: svegliarsi presto, andare a lavoro, trascorrere del tempo libero con i propri cari e, infine, tornare a casa. Nonostante tutto, ci sono delle differenze che ci rendono diversi dagli altri e cerchiamo un po’ del nostro modo di vedere le cose in ogni prodotto e ogni servizio.

Il rapporto Future Consumer 2020 di WGSN fornisce ai brand tutte le previsioni cruciali sui consumatori del prossimo futuro.  In che modo saranno fatti gli acquisti? Le persone cosa si aspettano dai brand? Cosa li motiverà a comprare?

Come è evidenziato in The Vision 2019 di WGSN, gli identificatori del consumatore ideale stanno cambiando, e con essi anche le voci del potere d’acquisto. “Il collegamento con la realtà della generazione M deve essere una priorità” afferma il Direttore del Consumer Insight di WGSN, Andrea Bell.

Chi sono, quindi, i prescelti del prossimo potere d’acquisto?

I Millennial Musulmani: la Generation M

Stiamo parlando dei Millennial Musulmani, giovani che seguono i dettami della religione islamica, appartenenti al ceto medio che detengono un notevole potere di spesa. Saranno un quarto della popolazione mondiale del prossimo futuro e sono destinati a guidare il consumo del mondo.

State of the Global Islamic Economy ha stilato un rapporto nel 2016, in cui affermava che i consumatori musulmani spenderanno 327 miliardi di dollari in abbigliamento entro il 2019, una cifra maggiore rispetto agli attuali mercati d’abbigliamento del Regno Unito, Germania e India. Questi nuovi consumatori rappresentano una grande opportunità per i rivenditori e questo potenziale non è stato ancora del considerato. Per quale motivo?

Nafisa Bakkar, CEO e fondatrice di Amaliah, una piattaforma online che rappresenta le diverse voci delle donne della Generazione M, ci aiuta a comprendere meglio le esigenze di questo crescente consumatore e i passi che i marchi devono cominciare ad intraprendere per riuscire a raggiungerli.

LEGGI ANCHE: Così Ford ha “usato” la svolta araba della patente alle donne per fare real time marketing

Nafisa Bakkar

Il progetto Amaliah

Amaliah nasce come una piattaforma nel campo della moda creata per portare avanti una battaglia importante: la ricerca di capi d’abbigliamento che permettano alle donne musulmane di coprirsi e di sentirsi belle, a proprio agio.

L’invito è stato esteso a tutte le donne, con lo scopo di creare uno spazio comune in cui le donne musulmane esistono e raccontano la loro vita, taciuta per troppo tempo e per motivazioni diverse. L’obiettivo principale è diventato quello di rendere più facile l’esistenza della donna musulmana nel mondo di oggi, perché essere consapevoli della propria identità è fondamentale.

Rispettare se stesse attraverso il conoscersi e farsi conoscere. Lo scorso anno sono state rilasciate delle borse di studio Amaliah x 23 Code Street per le donne musulmane; lo scopo è aiutarle a inserirsi nel mondo tech, industria in cui l’inserimento è attualmente difficile per molte donne, indipendentemente da cultura e religione e provenienza.

Dalla pagina Facebook Amaliah

Cosa devono fare i brand per conquistare la Generation M?

Numerose sono le campagne e i marchi che cercano di rappresentare ed avvicinarsi al consumatore musulmano, non sempre centrando l’obiettivo. La stessa Amaliah lavora con marchi e agenzie per aiutarli a capire veramente chi sono i musulmani, al di là dell’estetica hijabi. Lasciare a casa il proprio velo ed uscire in strada non vuol dire distruggere gli stereotipi: le donne musulmane stanno vivendo una crescita considerevole nell’istruzione, nell’occupazione e nella vita pubblica ed è questo l’aspetto fondamentale da valorizzare.

Mariagrazia Repola

Copywriter e Content editor. Laureata in Lettere e Filosofia e in Comunicazione Digitale. Amante dell'arte, la fotografia, il cinema e le serie tv. Potrei leggere ovunque, anche sul baratro della fine dell'universo. Le parole sono la mia ragione. Disegno da quando ero nella pancia. Scrivo racconti. Faccio il caffè buono.

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