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Gli home restaurant diventano social con Cookous

La digitalizzazione della vita reale e la conseguente analogizzazione della vita digitale ha toccato anche la più primordiale delle consuetudini, il cenare insieme.
Cookous, neonata startup reduce dai successi dell’Innovation Lab è animata da un team pugliese di quattro membri. L’obiettivo è quellodi digitalizzare il mood tipico delle cene tra amici, quelle in cui si amalgama la cucina ricercata per l’occasione all’atmosfera del convivio e dello stare insieme, occasione proficua per analogizzare le proprie amicizie online, o per incontrarne di nuove.

La struttura del servizio

Il funzionamento del servizio prevede che un utente scelga, al momento dell’accesso, se essere un cuoco oppure un ospite, e quindi se ospitare un convivio o prender parte ad uno già organizzato.
Gli ospiti successivamente pagheranno un compenso, attraverso la piattaforma, che verrà devoluto al cuoco ospitante.
La fase forse più significativa è il successivo scambio di feedback, obbligatorio, sulla piattaforma di Cookous che consentirà, ad ospiti e cuochi, di acquisire e rilasciare recensioni e punteggi aggregati all’interno della community.
Un team di quattro talenti pugliesi ha dato vita a Cookous, Walter Dabbicco, Roberto Casamassima, Alessia Antonacci e Andrea Martelli, conosciutisi durante le sessioni di brainstorming e formazione dell’Innovation Lab.

Il team

I profili professionali che si amalgamano in Cookous sono un sociologo (Walter), un economista (Roberto) e due ingegneri informatici (Alessia ed Andrea).
L’eterogeneità dei curricula e sopratutto delle skills dei membri ha permesso di dar vita ad un prodotto altamente qualificato, molto più completo di un semplice marketplace di posti a tavola, ma piuttosto un luogo in cui condividere un pasto che definirei “esperienziale” condito da un mood di convivialità che spontaneamente la struttura della community è in grado di creare in maniera endogena grazie alla sua struttura ed allo scambio di recensioni.

Il mercato

Probabilmente, come avvenuto per Airbnb, potremo aspettarci un impatto abbastanza importante della startup sulle abitudini tipiche dei consumatori online, che propenderanno verso questo tipo di prodotto sicuramente spinti dal vettore social.
La rete ed i servizi di questo tipo, pongono potenzialmente ognuno di noi in condizioni di creare un ristorante in piccolo o di vagare tra gli “home restaurant” che ci circondano, ed ai quali si accedeva fino ad ora tramite il passaparola o gli amici in comune.
Credo che la provenienza geografica del team abbia influenzato molto la startup idea, il centro storico di Bari e molti comuni pugliesi sono pieni di “home restaurant”, si pensi alle cuoche dei vicoli di Bari vecchia che sfornano panzerotti per offrirli ai passanti.
Come sostiene il “pitch-attore” di Cookous, Walter Dabbicco:

Gli underground restaurant di Londra, gli home restaurant di New York ed i panzerotti di Bari vecchia sono un fenomeno noto da tempo, noi abbiamo pensato di porlo a servizio della rete.

Numerose trasmissioni televisive, inoltre, hanno sempre dato rilevanza al fenomeno degli home restaurant, sia per la tipicità e la particolarità dei cibi serviti, sia perchè aiutano ad inserirsi nel mood tipico di un determinato tipo di cucina, da Antony Bourdain a “Cortesie per gli ospiti” di Discovery Real Time.
L’attenzione che aveva dato la tv a questo tipo di tendenze però non impattava sugli utenti come invece può far Cookous, ponendo il fenomeno in ottica più user friendly ed alla portata di tutti con pochissimi click.

Il business model

Tale dinamica di marketing è sicuramente importante dal punto di vista del business model e del sistema di revenues di Cookous.
Il sistema di ricavi è generato da una fee che viene applicata sul compenso percepito da ogni cuoco per singolo coperto.
Personalmente credo che possa esserci un evoluzione positiva del business model nel momento in cui la startup sarà operativa nel mercato, in quanto potenzialmente è in grado di coinvolgere un target di consumatori abbastanza ampio quanto eterogeneo, e, di conseguenza, dar vita ad attività e sistemi di revenues anche più innovativi della semplice fee.
A mio parere potrebbe anche essere possibile convogliare, in futuro, verso questo servizio una clientela business costituita da ristoranti ed attività analoghe.
Quasi come avvenuto per youtube ed i video digitali con il coinvolgimento dei canali televisivi tradizionali all’interno di queste piattaforme, è logicamente presumibile che i ristoranti non siano considerati dei competitors, quanto piuttosto degli attori di spicco della comunità stessa, che potrebbero penetrare all’interno del sistema con strumenti di marketing ad hoc.
La clientela business beneficerebbe di un accesso privilegiato nella community utile per trarne i bisogni emergenti o per scoprirne di nuovi e potenziare il proprio business.

Personalmente credo molto in questa startup, anche perchè ho avuto la fortuna di poter conoscere il team e sentire la passione e la determinazione del suo progetto, di cui hanno inquadrato perfettamente il percorso ed il funzionamento sin dalle prime fasi.
Non rimane che attendere il lancio della beta ed iniziare a frequentare gli home restaurant che ci circondano. Stay tuned 😉

Toshimiki

Attualmente laureando in economia e gestione dei servizi turistici, ho vissuto a Bruxelles, durante il 2008, occupandomi di Fondi di Sviluppo e di turismo, al termine sono, purtroppo, tornato in Italia ed ho iniziato ad esplorare il mondo delle web startup come wannabe startupper. Dopo aver scrutato i ninja da lurker per circa un anno, sono stato reclutato da Kiko Hattori Hanzo per arruolarmi con Sputnik nella sezione startup. Appassionato di tecnologie user friendly, adoro tutto ciò che è matematicamente definibile e socialmente sostenibile. Cronicamente curioso, cerco di guardare il mondo come un sistema complesso. Attraverso l'investitura da ninja cercherò di discutere i trend del mercato digitale e la scena startup europea. Stay tuned!

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