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  • Anche per l’uomo che è diventato ricco con WhatsApp è il momento di #deleteFacebook

    Brian Acton, il cofounder della società venduta a Zuckerberg per 19 miliardi nel 2014, si unisce al coro contro il social network

    21 Marzo 2018

    Un altro missile. Da un ex dirigente, anche molto ricco. Dopo le bordate, in altri tempi, meno sospetti, da parte di Chamath Palihapitiya, Sean Parker, Justin Rosenstein e Roger McNamee, è arrivato il siluro di Brian Acton, il co-founder, insieme a Jan Koum, di WhatsApp,  il servizio di messaggistica acquisito per 19 miliardi di dollari da Zuckerberg nel 2014. Ecco anche lui, ex dirigente di lusso si è unito alla campagna #DeleteFacebook. Lo ha fatto con poche parole, un tweet striminzito, ma piuttosto pesante.

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    Campagna virale

    Brian Acton, accreditato da Forbes di un patrimonio personale netto di 6,5 miliardi, si è unito così ad una campagna diventata virale sui social network in seguito alle rivelazioni sul sull’uso improprio dei dati di 50 milioni di utenti da parte di Cambridge Analytica. Una situazione che ha avuto conseguenze pesanti per la società di Mark Zuckerberg che, secondo il tech magazine Recode, in 2 giorni avrebbe perso 50 miliardi di dollari a Wall Street in valore di mercato. Senza contare le richieste di chiarimenti che arrivano dalle autorità degli Stati Uniti, di Gran Bretagna e dell’Unione Europea.

    facebook
    credits recode.net

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    Così laceriamo la società

    Brian Acton, che a settembre ha lasciato la guida dell’app (l’altro cofounder, Jan Koum continua a guidare la società), si era impegnato con la propria fondazione in attività no profit e il il mese scorso ha investito 50 milioni di dollari in Signal, un servizio alternativo a WhatsApp. Acton non è il primo ex dirigente di Facebook a esprimere critiche alla società, dopo averla lasciata. L’anno scorso, l’ex capo dello sviluppo Chamath Palihapitiya ha dichiarato: “Abbiamo creato strumenti che stanno lacerando il tessuto sociale che fa funzionare le nostre società”. Dello stesso avviso anche le dichiarazioni di ex come Sean Parker, Justin Rosenstein e come l’investitore Roger McNamee.

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    Intanto…

    Se Zuckerberg e il COO di Facebook Sheryl Sandberg non hanno ancora rilasciato commenti sulla vicenda Cambridge Analytica, qualcosa (poco) dai dipendenti trapela. In una dichiarazione al The Daily Beast, un lavoratore ha detto che “Mark, Sheryl e le loro squadre stanno lavorando giorno e notte per avere chiarezza sui fatti e portare avanti l’azione più appropriata, perché comprendono la serietà di questo problema. L’intera compagnia è indignata, siamo stati ingannati. Ci impegniamo a rafforzare vigorosamente le nostre politiche per proteggere le informazioni delle persone e intraprenderemo i passi necessari per verificare che ciò accada”. Intanto il procuratore generale di New York Eric Schneiderman e il procuratore generale Maura Healey del Massachusetts hanno annunciato un’indagine congiunta sul caso.