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  • Come rimanere competitivi nel mondo del lavoro grazie al Personal Branding, intervista a Luigi Centenaro

    La sfida è essere capace di tradurre la nostra persona reale (Real You) per il mondo virtuale, trasformandola quindi in Digital You

    23 Marzo 2022

    Reel, Stories, dirette su ogni piattaforma social. Il mondo tecnologico in cui viviamo ci spinge a una comunicazione rapida, rapidissima. È un fenomeno che riguarda tutti, ma mai come prima le aziende e i lavoratori sono chiamati alla sfida del cambiamento. Trasformazione tecnologica e crisi pandemica stanno giocando un ruolo chiave nel definire il futuro dell’occupazione: le competenze invecchiano in un lampo, le professioni cambiano e con loro le mansioni quotidiane. Di fronte a un mercato del lavoro che evolve in questa direzione, soprattutto per quanto riguarda le soft skill e le transferable skill, sarà quindi sempre più necessario lavorare sul proprio Personal Branding, l’immagine professionale, per poter mettere in evidenzia i tratti migliori della nostra personalità e della nostra professionalità. LEGGI ANCHE: Lavorare nel Metaverso è possibile? Lo abbiamo chiesto al mondo degli HR italiani

    Personal Branding nel mondo del lavoro: da dove partire

    Digital You è il primo libro sul Personal Branding completamente dedicato a chi lavora in azienda o in ambito organizzativo e vuole valorizzarsi a livello digitale anche partendo da zero. Ed è qui che Digital You viene in soccorso di chi cerca un’occupazione. Si tratta di un volume utile per dipendenti, manager, collaboratori fissi, executive, venditori e agenti, affinché possano mettere a sistema tutte le caratteristiche della propria identità personale e professionale presentandosi al meglio al potenziale datore di lavoro. Il testo offre anche soluzioni operative scaricabili gratuitamente: quali profili social attivare, come scegliere video, foto e infografiche, che tipo di strategie di networking e che piano di contenuti adottare. Abbiamo fatto qualche domanda a Luigi Centenaro, docente di Personal Branding e primo Personal Branding Strategist in Italia. Luigi è anche co-autore dell’edizione italiana di Digital You di William Arruda, autore dell’edizione americana e fonte inesauribile di ispirazione sul Personal Branding in tutto il mondo; di fatto, è considerato uno dei principali pionieri e innovatori della materia. luigi centenaro digital you personal branding

    Nel nuovo libro descrivete come il mercato del lavoro sia destinato a cambiare profondamente. Come può il Personal Branding aiutarci a rimanere competitivi?

    Destinato a cambiare? Sta cambiando. Anzi, è già cambiato molto… Megatrend quali il Covid19, il remote working (speriamo diventi anche smart in futuro), la trasformazione digitale, l’intelligenza artificiale e le altre tecnologie esponenziali ci stanno portando ad un contesto professionale e un mercato lavorativo sempre più complessi e incerti. Sta cambiando il concetto stesso di carriera che è sempre meno un’entità lineare, ad esempio essere impiegato di banca per  30 anni. Oggi occorre ragionare in termini di progetto: una sequenza di progetti professionali e non per forza nella stessa azienda, settore o contesto. Una inedita pressione a cambiare costantemente posizionamento, rendersi credibili, autorevoli e attrattivi, soprattutto da remoto, in digitale. Come recita il proverbio? Lontano dagli occhi lontano dal cuore? Come fare a valorizzarsi con qualcuno che non incontriamo dal vivo per mesi?  Il Personal Branding serve proprio a fare tutto ciò con efficienza. È una nuova importante competenza professionale e serve durante tutta la propria vita lavorativa.

    Quali sono le leggi fondamentali del Personal Branding?

    Il Personal Branding ci aiuta ad attrarre opportunità, tipicamente lavoro, progetti o clienti. Nelle aziende, è una parte importante dell’essere promossi, aumentare il successo di un business, e ottenere più soddisfazione personale. Ma avere un’immagine professionale chiara e coerente ci aiuta anche a fare meglio il proprio lavoro in quanto ha a che fare con l’influenza: cambiare, migliorare, elevare l’opinione che qualcuno ha di noi e del nostro lavoro. Non a caso, la maggior parte delle multinazionali ha creato dei programmi appositi per aiutare collaboratori e leader a sviluppare il proprio brand, aumentando così fiducia, coinvolgimento, rendimento e soddisfazione. In questo senso vi sono delle leggi fondamentali che valgono per tutti:
    1. Tutti hanno il potenziale per sviluppare un brand forte e appetibile. 
    2. Il tuo brand si basa sull’autenticità – chi sei veramente. Non vorrai promuovere qualcun altro o attrarre le opportunità sbagliate?
    3. Pur basandosi sull’autenticità, il tuo brand deve essere a prova di futuro.
    4. Il pensiero degli altri conta altro che “non curarti di cosa pensano gli altri”: il tuo brand vive nel cuore e nella mente di chi ti sta intorno.
    5. Il Personal Branding si basa sul dare valore, non solamente ottener lo. Non si tratta di egocentrismo o vantarsi. Del resto chi ama coloro che si vantano?
    6. Il Personal Branding non si fa una volta sola. Tu cambi, lo scenario cambia. Tutto intorno a te cambia. Il tuo brand deve evolversi per restare rilevante.
    personal branding digital you Il traguardo finale è non comunicarsi come un bene indifferenziato, un commodity. Esattamente come il rame o il granoturco! Significa non proporsi come “social media manager” o “project manager” e basta. Portare il proprio Personal Brand da Indifferenziato a Distinto e poi Richiesto (i tre livelli di successo, i principali risultati che si ottengono facendo o meno personal branding che abbiamo spiegato anche nel libro, vedi l’immagine qui sotto).

    Che differenza c’è tra fare Personal Branding nel mondo reale e nel mondo digitale?

    Il Personal Branding è cambiato profondamente da quando è diventato digitale. Gli strumenti messi a disposizione dal digitale ci danno l’opportunità di “uscire fuori” e raggiungere in anticipo chi dovrà prendere decisioni su di noi, di dimostrare le nostre competenze, il nostro valore. Guai a trattare i canali digitali come dei curricula! LinkedIn ad esempio è un vero e proprio robot, che ci disintermedia, lavora per noi: è il nostro ufficio marketing, il nostro dipartimento formazione, ufficio risorse umane, tutto in outsourcing! La vera sfida però è, come spesso ripete William Arruda, farsi percepire in modalità 3D (cioè la nostra persona reale) in un mondo 2D (dietro lo schermo). Lo stesso concetto si trova nel nostro libro. La sfida è essere capace di tradurre la nostra persona reale (Real You) per il mondo virtuale, trasformandola quindi in Digital You allineato con i nostri obiettivi. william aruda digital you

    Parlaci dello strumento contenuto nel libro, il Digital You Canvas. A cosa serve e come si usa?

    Il Digital You Canvas è uno strumento di pensiero visuale molto potente per avere una visione d’insieme della propria strategia. L’abbiamo sviluppato integrando alcuni altri nostri strumenti visuali e con l’approccio e il metodo di William sul Personal Branding. L’idea è quella di mappare in una sola pagina, suddivisa in blocchi logici ben relazionati tra di loro, tutti gli elementi chiave della nostra strategia. Ciò favorendo la chiarezza e generazione di nuove idee e mettendo in evidenza eventuali aspetti da sviluppare e priorità. Di fatto una mappa per garantire che tutto quello che farai per sviluppare il tuo Personal Brand online sarà coerente con la tua autenticità e con i tuoi obiettivi. Il libro contiene una versione stampata e cartacea, che fa strano in un mondo digitale! Ma sul nostro sito si può scaricare gratuitamente anche la versione digitale del Canvas. Ciascun blocco ha una sua funzione e le domande guida per compilarlo. Noi consigliamo di riportare i concetti chiave su dei post-it (digitali o cartacei), comodi da usare perché si possono sempre spostare o modificare (è normale cambiare idea in un processo così complesso). Il tutto diventa ancora più facile se seguiamo le istruzioni contenute nel libro. digital canvas you

    Quale pensi sia il futuro del Personal Branding?

    Il futuro del Personal Branding è già adesso e si concretizza in due concetti fondamentali: remotizzazione e robot. 1) Tutti sono sempre più connessi, e abbiamo l’opportunità di avere più successo imparando a gestire la nostra immagine professionale online. Mentre quando incontriamo qualcuno di persona abbiamo una presenza fisica che possiamo utilizzare come strumento, negli incontri virtuali lo schermo stesso diluisce questo nostro “potere”. Chi sarà in grado di comunicare realmente il suo brand anche a distanza avrà più successo degli altri. Questo implica avere un criterio e un obiettivo preciso per tutto quello che facciamo, non possiamo più essere approssimativi. Dobbiamo pensare a come essere più efficaci, a come connetterci a livello emozionale anche se siamo a distanza. Più le persone riescono a farsi ricordare e, quindi, promuovere dagli altri, più il Personal Branding diventa efficace e funzionale a posizionarci realmente, facendoci diventare prima un brand “differenziato” e poi “richiesto”. 2) L’interazione con le Intelligenze Artificiali, i robot moderni. Come agire quando è una macchina intelligente a scegliere al posto del nostro cliente, manager, collega o datore di lavoro? In alcuni casi, persino quando neppure loro sapranno che è avvenuta la scelta, perché avranno fatto tutto le macchine, senza l’intervento di esseri umani? Fino a qualche anno fa dovevamo essere noi a capire i computer, studiando i loro linguaggi e interfacce. Oggi sono i computer a imparare come capire noi e il mondo che ci circonda: potremmo dovere anche noi… piacere ai computer. Le capacità dell’intelligenza artificiale moderna la portano a comprendere meglio cosa tu offri veramente e perché scegliere te come migliore opzione per un cliente, con meno opportunità di manipolazione dell’algoritmo (l’IA impara dal passato), maggior ampiezza di scopo (l’IA si occupa di cose che prima non sapeva presidiare), e forti capacità predittive. La sfida per chi fa Personal Branding in questo contesto è da un lato sviluppare storie, contenuti o profili rilevanti per le persone, dall’altro ottimizzarne la visibilità sui robot: write for humans, design for robots (l’algoritmo appunto). L’esempio più lampante? Ancora LinkedIn!