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  • Vita da sviluppatore: tutto ciò che vorreste chiedere ai maghi dell’informatica

    Abbiamo intervistato uno sviluppatore del team Seeweb per farci raccontare la sua giornata tipo e cosa ama di questo lavoro fuori dal comune

    26 Gennaio 2021

    Ci sono cose che noi umani non possiamo nemmeno immaginare. Esistono figure quasi leggendarie che hanno la soluzione giusta a tutti i nostri problemi tecnologici. No, non sono divinità ultraterrene, ma quasi. Stiamo parlando degli sviluppatori, coloro che sanno animare un PC con un semplice ticchettio della tastiera, fanno calcoli con numeri e lettere che per noi sono incomprensibili ma che per loro è un gesto così facile come bere un bicchier d’acqua. Più o meno.

    Vita da sviluppatore: chi è e cosa fa

    Volevamo vedere un esemplare di sviluppatore nel suo habitat naturale, volevamo capire cosa fa, come trascorre le sue giornate e come ha iniziato il suo percorso in questo mondo che corre più veloce del vento, e per fortuna Antonello Alonzi, sviluppatore di Seeweb, ci ha accontentati, rispondendo a tutte le nostre domande. sviluppatore

    1. Cosa fa esattamente uno sviluppatore e quando hai capito che volevi diventarlo?

    Uno sviluppatore è solitamente, come nel mio caso, un analista/sviluppatore, ovvero una persona che ascolta le esigenze di un cliente, analizza la richiesta e sviluppa una soluzione software per automatizzare il processo che il cliente gli ha descritto. Fin da bambino ho avuto la passione per l’elettronica, prima e l’informatica dopo. Come tanti della mia generazione ho avuto un’infanzia divisa tra i giochi in cortile con gli amici e gli esperimenti con i primi PC (nel mio caso un MSX anche se all’epoca il Commodore 64 era più diffuso). Negli anni ho capito che mi interessava molto più la parte software che non la parte hardware e così i miei mi comprarono in edicola un corso di programmazione in “BASIC” a fascicoli. Iniziai a capire subito le base della programmazione e la cosa che mi affascinò di più è che pensavo si potesse programmare un PC per fargli fare qualsiasi cosa tu volevi. In effetti è un po’ così, anche se crescendo mi sono reso conto che non è così semplice come può immaginare un bambino. Insomma, anche se ho sempre avuto una passione per i PC in genere e per la programmazione, ho iniziato a programmare “seriamente” intorno ai 20 anni, con un primo vero lavoro (software tra l’altro ancora in funzione).

    2. Qual è la cosa che più ti piace di questo lavoro e cosa ti scoraggia di più?

    Lo sviluppo software è molto stimolante perché per ogni progetto c’è qualcosa di nuovo da fare, quindi c’è tutta la parte di analisi e poi di sviluppo che cerchi di fare con tutte le ottimizzazioni del caso, cercando di migliorare sempre e d’inserire nel progetto soluzioni innovative. La cosa che mi scoraggia è pensare a “lungo termine”, ovvero come si evolverà il mercato nei prossimi anni e se riuscirò a stare al passo con i tempi, si perché il problema fondamentale di oggi (rispetto a 20 anni fa) è che anche i linguaggi e le tecniche di programmazione si aggiornano continuamente e tu devi tenerti in continuo aggiornamento.

    3. Cosa credi possa servire oggi per avere successo nel mondo del web che diventa sempre più affollato?

    Si, è vero, il mondo del web è sempre più affollato, però ho avuto modo di capire che la maggior parte degli sviluppatori tende ad adattare soluzioni esistenti per i propri progetti, piuttosto che sviluppare come il cliente la richiede. Certo, il cliente va guidato e gli va spiegato quello che conviene o non conviene fare, però alla fine penso che offrire una soluzione completamente custom sulle esigenze del cliente sia un must e per questo ti preferiscono ad altri. LEGGI ANCHE: IoT, ovvero come iniziare a connettere oggetti nella propria azienda

    4. Cosa consiglieresti a chi vuole provarci e quali consigli tecnici daresti?

    Quando mi chiedono cosa bisogna fare per diventare programmatori, la risposta è pressoché la stessa: bisogna iniziare con qualche lettura di base, magari qualche video (ormai internet aiuta molto in questo) e sperimentare sul campo con un progetto demo. Se si riesce ad avere una certa autonomia, significa che si è “portati” e quindi conviene approfondire, altrimenti ci si può provare ancora, ma probabilmente non è la propria strada. Questo non lo dico perché voglio scoraggiarli, ma perché fare quello per cui si è portati darà sicuramente più soddisfazioni, farà affrontare i problemi che si incontreranno in modo più semplice, ti darà la carica, giorno per giorno, per continuare in questo settore, a prescindere dalle difficoltà che si incontreranno. Fare qualcosa solo perché al momento è “cool”, alla lunga diventerà un peso da dover gestire in qualche modo, col rischio di buttare all’aria anni di sforzi senza riuscire a costruire nulla.

    5. Svelaci 3 caratteristiche che uno sviluppatore deve assolutamente avere…

    Beh, ormai è una parola che va molto di moda: resilienza. Oltre questo ci vuole passione e una mente particolarmente analitica per trovare le soluzioni ottimali alle sfide che giornalmente si affrontano.

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