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  • La Bettinostalgia e quella voglia di revival. Intervista non conforme a Stefania Craxi

    Che succede se i più giovani in rete parlano di Hammamet? Amore e memoria, revisionismo e cultura POP

    10 Marzo 2020

    «Salve sono Stefania Craxi». Il bluetooth della Volkswagen va e viene, la voce scorre lenta, l’autostrada velocissima. Non ho un quaderno dove prendere appunti, così mi fermo all’Autogrill, come dentro una vecchia canzone di Max Pezzali. È il giorno dopo la vittoria di Bonaccini in Emilia-Romagna, Stefania è senatrice di Forza Italia. «Come sta dopo questi risultati?». «Certamente non ne va della mia salute, quindi sto benissimo». Qualcosa mi dice che questa non sarà una sosta riposante.

    Stefania Craxi
    Su Sky Arte recentemente hanno passato un documentario su Bettino Craxi. Per prepararmi a questa chiacchierata lo guardo, prendo qualche appunto. Ascolto le interviste poi metto in pausa e mi soffermo sui muri di Hammamet pieni di scritte e disegni, sui volti gli occhi rossi di lacrime dei protagonisti di quella storia. Claudio Martelli ha scritto un buon libro, si chiama Ricordati di vivere. Mi piace molto il titolo, e anche il contenuto naturalmente, che lo spiega bene. «Si dice: ‘Nemmeno Dio può cambiare il passato’. Gusto, eppure gli storici ci provano di continuo, e spesso ci riescono. Ovviamente – salvo clamorose scoperte – i fatti non cambiano, ma cambia la loro percezione perché muta la prospettiva da cui guardiamo l’accaduto, emergono particolari e connessioni trascurate e, di conseguenza, cambiano anche le idee e le opinioni che ci eravamo formati». Dico a Stefania che non vorrei raccontare il passato ma il presente, se possibile, il futuro. Perché ci sono storie che si appiccicano a un intero decennio, come una Big Babol sotto il banco delle medie; gli anni della Milano da Bere, degli Yuppie e i paninari, degli anni dei Goonies e di Cyndi Lauper, della TV commerciale e di Sabrina Salerno, che è riapparsa quest’anno al Festival di Sanremo spopolando come se il tempo si fosse fermato. LEGGI ANCHE: Viva il Doge! Ecco chi è l’uomo che vuole l’indipendenza di Venezia

    Chi balla alle serate revival

    È strano quanto gli anni ’80 facciano presa sulle generazioni più giovani: tra feste, disco ottanta, musica e abbigliamento vintage sembra che quel decennio sia ancora in mezzo a noi, o stia dispettosamente tornando per spazzare un po’ la nebbia di pessimismo dei nuovissimi anni ‘20. Come me in tanti avranno ricercato le parole di questa storia; per scoprire una tendenza adesso si googola, ma cosa ricercano gli italiani a 20 anni dalla morte di Craxi? Ci viene in aiuto uno studio che ha realizzato in esclusiva per Ninja Helene Pacitto, CEO di Identità Digitale. Il “themecloud” Bettino Craxi ci mostra che, nonostante tutto, nelle ricerche non ci sono parole negative come “tangentopoli”, “ladro” o “latitante”. I termini più ricercati non solo riguardano il film, ma anche la figura di politico, leader, socialismo, potere. Come se la comunicazione attuale avesse reso desueti certi vocaboli, e necessaria la loro ricerca sul dizionario della rete.

    Giovani craxiani

    Chiedo a Stefania se suo padre fosse una sorta di icona POP e come quella serietà nei modi, nel parlare, nell’agire si potesse conciliare con un decennio passato alla storia per la “superficialità”. «Non erano anni superficiali», mi risponde un po’ piccata, «Le persone reagivano alle difficoltà degli anni ’70, dove la gente rimaneva uccisa o gambizzata per strada ogni giorno». «Mio padre non era una rockstar, non amava la ribalta scanzonata: ricordo quella volta che concesse un’intervista a Fabrizio Frizzi, ma che fatica per convincerlo». I dati demografici del film Hammamet, riguardo le conversazioni in rete, ci mostrano una realtà sorprendente: la gran parte delle interazioni riguarda una fascia d’età particolarmente giovane, mentre è quasi irrilevante per chi quell’epoca l’aveva vissuta direttamente. Il lavoro di Gianni Amelio ha acceso sicuramente un dibattito, su «Una tragedia umana prima ancora che politica, in un film che racconta la storia di Craxi in chiave intimista», ci tiene a precisare Stefania. Oltre 13 mila menzioni in rete in 3 mesi, con un boom in occasione dell’uscita al cinema. Tra gli italiani Bettino Craxi registra un sentiment positivo del 15% rispetto ad un dato negativo medio del 21%. I dati fanno riflettere anche sullo scenario politico attuale, soprattutto se pensiamo che a parlarne maggiormente sono le fasce di età comprese tra i 18/24 per il 22,9% e tra i 25/34 per il 46,8%.

    La sindrome dell’età dell’oro

    La “sindrome dell’età dell’oro” è la convinzione che i tempi che viviamo siano peggiori dei decenni passati che non abbiamo invece vissuto. Una proiezione romantica di desideri, come in Midnight in Paris di Woody Allen, dove il protagonista si trova proiettato in quella Parigi degli anni venti che aveva sempre sognato. È irrazionale avere nostalgia di un l’Italia più prospera? «I ragazzi di oggi hanno nostalgia di un’epoca che non hanno vissuto, ma è stata loro raccontata, magari dai genitori». Stefania difende il passato, che sotto sotto crede sia migliore del presente. Del futuro, alla fine, parliamo poco. «Durante la Prima Repubblica in Italia c’era speranza». La narrazione attuale dice anche che i figli non saranno più all’altezza dei loro genitori, specialmente a livello economico. «Ma no, è un’altra falsità. La mancanza di speranza è in realtà nostalgia del passato, ma non si deve permettere che diventi anche nostalgia del futuro». Un futuro che ci sembra impossibile da realizzare. «Esattamente, la memoria del passato deve essere di stimolo al domani, per fare ancora meglio».

    Se Twitter fosse esistito ai tempi di mani pulite

    Se ci fossero stati i social media le cose sarebbero andate in maniera diversa? Stefania non è divertita dalla domanda, ma forse sono riuscito a incuriosirla. «Probabilmente mio padre, Craxi, si sarebbe potuto difendere meglio da quelle che chiamiamo oggi fake news, che prima erano solo fango gettato addosso. Che poi, magari non si sarebbe difeso lui, ma insomma sai come funziona: si sarebbe creato un dibattito, si sarebbe potuto rispondere, i giornali non sarebbero stata l’unica fonte di informazione. La gente avrebbe detto la propria…» Ancora una volta la comunicazione poteva essere elevata a contenuto e la storia, forse, sarebbe cambiata almeno un po’. Stefania non è tipa da ucronia, alla fiction preferisce la realtà: cosa succede, cosa succederà. Specialmente cosa è successo. Non ha una cotta per il futuro, nemmeno io. Andiamo d’accordo, ma non glielo dico e proseguo ad ascoltarla. Mi chiede di darle del tu, le spiego che non sono un liceale, che ho una bimba, che avrei tante cose da chiederle, che sarei curioso di sapere cosa ci si ricorda di più del proprio padre, se c’è un momento preciso in cui una figlia la conquisti totalmente, e per sempre. Non glielo chiedo ma finalmente la faccio ridere un po’ (con le domande sul debito pubblico avevo rischiato parecchio). Le rammento i ragazzi che si mettono le t-shirt di Pertini, e conveniamo che la gran parte di loro nemmeno sa chi sia. Leggendo i dati della nostra ricerca mi immagino i gadget di Bettino. Eppure, troppi indizi mi fanno pensare che c’è qualcosa, in questa popolarità, di dannatamente attuale: il revival, l’amore per un decennio così “spensierato”, il ritorno del desiderio di un uomo forte e decisionista, il “sovranismo” anti-litteram che nelle bacheche torna con la celebre immagine di Sigonella (quando i carabinieri accerchiarono la Delta Force).

    Achille Lauro per noi vs. Achille Lauro per voi

    A proposito di Sigonella, circola un meme sui social, lanciato dalla pagina Il sovranista, che fa un divertente paragone tra Achille Lauro (il cantante) in tutina a Sanremo 2020 e la tragica vicenda dell’Achille Lauro, che si concluse appunto a Sigonella, vicenda di cui Craxi fu indiscusso protagonista e decisore. Stefania è tranchant: «Non credo proprio che mio padre avrebbe accolto bene la forma dell’attuale comunicazione politica, ma sicuramente ne sarebbe stato incuriosito, specialmente dall’approccio non ideologico». Mi chiedo se Craxi avrebbe chiesto ai propri follower “caffè o cappuccino?” come ha fatto Salvini un sabato mattina su Facebook, raccogliendo 30 mila voti.

    Sentimenti craxiani

    Bettino Craxi muore ad Hammamet 20 anni fa, il 19 Gennaio del 2000. Luigi Di Maio, attuale Ministro degli Esteri, registra 131 mila menzioni nella rete negli ultimi mesi. Nulla di strano se si pensa al suo ruolo politico e all’uso attuale della rete. La ricerca sul sentiment “craxiano” che abbiamo commissionato ci rivela tuttavia un dato sorprendente: «Bettino Craxi» è citato circa 14 mila volte e registra un sentiment positivo al 42,1%, maggiore del 4,2% in comparazione con Di Maio.

    Non succederà più (forse)

    Sarà capitato anche a voi di sentire “Non succederà più”, una canzonetta lanciata da Claudia Mori nel 1982. Negli ultimi anni è diventato un motivetto ricorrente in tantissime disco revival e, in generale, in tutte le serate più “festaiole”. Torniamo a Sanremo 2020: Elettra Lamborghini e Myss Keta mettono in scena un divertente show interpretando proprio la canzone della Mori. Ancora gli anni ’80 che ritornano. Da una parte la leggerezza percepita, dall’altra l’uomo forte, la stabilità, la prosperità che quella leggerezza la permette, senza tuttavia colpevolizzarla. Luci e ombre: sappiamo gli errori commessi dalla classe politica della Prima Repubblica, ma sono più freschi nella memoria quelli commessi dai protagonisti della Seconda. Perché i ricordi sfumano e, di solito, restano solo quelli migliori. «Se mi permetti questa moda del revival è arrivata anche un po’ per merito mio». Stefania ne è orgogliosa. Ripenso a Claudia Mori, ma quello che intende ovviamente non è il revival musicale, anche se le cose non sono così distanti come sembra. Sono certo che Stefania abbia fatto un buon lavoro di memoria, di cui suo padre sarebbe orgoglioso. In quanto alla storiografia, ai giudizi, alle colpe e ai meriti non sta a me parlarne, non sta a noi occuparcene. Si dice che sia compito degli storici, io credo invece che sia un processo naturale che ha molto a che fare con il presente che viviamo (e vivremo), e che si ritrova, suo malgrado, a essere oggetto di un infinito confronto col passato. Tre decenni dopo forse non è più momento di bilanci: in tempi dove la memoria si esaurisce in un post meglio raccontare quanto il nostro oggi sia intriso di quel passato. Prendendo a prestito le parole di Martelli: “Anche in questa storia le cose sono andate come sempre: senza pace tra amore e guerra”.