• About Author

  • Tutta l'Informazione Ninja nella tua mail

  • Il work-life balance potrebbe essere la cosa peggiore a cui tu possa ambire

    Rinunciamo all'equilibrio e cerchiamo una parola (e una modalità) più realistica di vivere le nostre caotiche vite

    16 Dicembre 2019

    • Il rapporto d’equilibrio tra la vita e il lavoro viene spesso presentato come una prospettiva utopica chiamata “work-life balance”
    • Jeff Bezos e Stew Friedman preferiscono il concetto “work-life harmony”, ricercando piuttosto l’armonia
    • L’errore del “work-life balance” è nella separazione dei due termini. Work e life non sono due aspetti distinti, ma sono due elementi complementari
    ___ Sono ormai anni che sentiamo pronunciare l’espressione work-life balance. Un concetto che ci viene venduto come la panacea di tutti i mali, propinato tanto dai media quanto dagli HR, spinto come l’obiettivo ultimo di qualsiasi persona che voglia essere più felice e soddisfatta. Ne abbiamo parlato spesso anche noi, offrendo consigli e suggerimenti. Eppure, analizzando meglio questo termine, si nota subito che c’è qualcosa che non va: secondo gli esperti, una persona bilanciata dovrebbe essere riposata, in perfetta salute, allenata, amichevole, indipendente, misurata. Conosci qualcuno che si possa riconoscere in tutti questi aggettivi? Sarebbe, in ultima analisi, una persona noiosa, piatta, robotica. Le nostre vite sono una scelta costante, in cui si può aggiungere solo fino a un certo punto, oltre il quale l’unica soluzione è togliere. Tutti abbiamo 24 ore in una giornata, e anche se è chiaramente come si impiega quel tempo a fare la differenza, oltre un determinato livello ci scontriamo contro dei limiti fisici invalicabili. Non è facile svegliarsi tutte le mattine alle 5 e fare due ore di esercizi prima di iniziare a lavorare, se poi si desidera anche frequentare amici o attività che si svolgono la sera dopo cena, il puzzle diventa davvero complicato. È tutta una questione di scelte, nello specifico tra vita sociale e deprivazione del sonno. Non che il concetto di equilibrio tra vita e lavoro sia sbagliato in sé, è più che altro utopico il modo in cui ci viene presentato. E forse il problema parte proprio dal nome.

    Cosa fa una bilancia?

    Il concetto di balance (equilibrio), prende in prestito un’immagine: quella della bilancia. In particolare quei modelli a due braccia, o due piatti, per confrontare masse diverse. Nel concetto di work-life balance figlio di questa immagine, su uno dei due bracci si trova il lavoro, sull’altro la vita privata. La felicità si raggiunge quando le due forze, separate e divise, stanno in equilibrio. Ma cosa tende a fare una bilancia quando una delle due forze cresce? Quando si ottiene quella promozione tanto ambita, oppure arriva un figlio? Ovvio, si sbilancia. O meglio, tende a ri-bilanciarsi con un nuovo equilibrio, che è molto più spostato verso uno dei due lati. Certo, se avere successo significa incorrere in una forma di auto-distruzione come quella di cui ha parlato Elon Musk lo scorso anno al NYT, allora forse sarebbe meglio l’altra opzione. Ma è davvero così bianca o nera la vita? Dobbiamo scegliere se abbruttirci da un lato o farlo dall’altro? Certo è che raramente il prezzo della grandezza e del successo è un noioso, equilibrato qualunquismo. pesi bilancia work life balance LEGGI ANCHE: Come sopravvivere nell’era digitale, trovando il giusto equilibrio tra lavoro e vita privata

    Alternative all’equilibrio

    Non siamo certo i primi a sottolineare il problema di ‘wording’ che il concetto di work life balance presenta. E persone ben più famose e note hanno provato a reinventare questo concetto così che sia più aderente alla realtà. Jeff Bezos, ad esempio, in un’intervista ha detto di preferire il concetto di “work life harmony” a quello di equilibrio, che pare invocare un irrinunciabile compromesso, ricercando piuttosto l’armonia, sostiene: “essere felice al lavoro mi rende migliore a casa, e viceversa”. Lo stesso ha detto Stew Friedman, uno dei massimi esperti mondiali sulla leadership, al World Business Forum. Sul palco di Milano ha portato proprio l’esempio di un’orchestra, o ancora meglio di un concerto Jazz. Tutti gli elementi che la compongono devono suonare in armonia, per non sovrastare gli altri né finire per non essere udibili. Solo così la performance, specie un’improvvisazione di jazz, può essere il capolavoro che è e non un ammasso caotico di suoni non coerenti. Joshua Zerkel, esperto di organizzazione professionale e produttività, suggerisce invece il termine blend. Un mix che dà origine a qualcosa di nuovo, così come i singoli ingredienti di una ricetta finiscono per creare un piatto gustoso e spesso molto diverso dai singoli elementi di base.

    Rimuovi la separazione e abbraccia la complessità

    Qualsiasi definizione cerchiamo di dargli, comunque, è chiaro che l’equilibrio tra vita e lavoro non funziona. Anzi, rischia di farci del male, perché ci convince di dover ambire a qualcosa che è in realtà inarrivabile, un mito del nostro secolo. Un po’ come la produttività a tutti i costi, che rischia di creare un esercito di persone “indaffarate” ma non attive, e di contribuire a farci sprecare la nostra vita invece che a viverla meglio. L’aspetto più sbagliato di questa concezione, il primo da rimuovere, è proprio la separazione degli elementi che lo compongono. Work e life visti come due aspetti distinti della vita, due facce che non si guardano della stessa medaglia, due masse sui bracci della bilancia che combattono per arrivare ad avere lo stesso peso. Non si vive per lavorare, e viceversa.  uomo in equilibrio vita lavoro figurato È un pensiero a prima vista terrificante, perché sembra minare alla base qualsiasi nostra credenza in fatto di priorità. Ma, se lo si abbraccia, finisce per essere una grande consolazione: finalmente non serve più restare lì, in equilibrio su quella diavolo di linea di separazione, cercando di non cadere né da una parte né dall’altra. Si può tirare un sospiro di sollievo, e lasciarsi andare. Per un freelance può essere forse più facile accettare questo apparentemente caotico mix da cui emerge un’armonia, piuttosto che per un lavoratore “tradizionale”. Personalmente non ho mai capito così bene, come da quando posso scegliere di passare le mie giornate in pigiama su Facebook, quanto sia importante ritagliarsi spazi di vita diversi, inseguire una produttività equilibrata e non fine a se stessa, ottimizzare al massimo il proprio tempo così da potersi dedicare ad altro dal lavoro. Perché ciascun ambito della nostra vita rischia di fagocitarci, se glielo lasciamo fare, non solo il lavoro. Come sostiene proprio Zerkel, il primo step per evitarlo è accettarlo. Riconoscere che non possiamo stare in equilibrio tra parti distinte della nostra vita, ma che dobbiamo integrarle a vicenda, a volte seguendo un programma definito, altre improvvisando come nel jazz. Perché difficilmente il nostro schedule settimanale potrà comprendere tutti gli elementi minuscoli, meno importanti, più time-consuming, eppure a loro modo assolutamente essenziali, come svuotare la lavastoviglie, di cui le nostre vite sono fatte.

    Quando lasci andare l’idea di equilibrio, scopri che non esiste la formula magica

    Come si fa quindi? Dai, dai, su, ditemi come possiamo fare a ottenere armonia, blend o qualsiasi termine new-age vogliamo inventarci. Spiacente, non si può. È uno degli elementi con cui bisogna iniziare a fare i conti, se decidiamo di abbandonare l’idea di equilibrio. Non esiste più nemmeno il concetto di aggiungere o togliere un peso, così che la bilancia torni in orizzontale. Diventa tutta una questione di priorità, e di saperle riconoscere. Saperne anche accettare e comprendere la transitorietà, perché non è detto che siano universali, valide per tutti o per tutto il tempo. Ad esempio, come freelance, in estate sento molto più pressante, che in inverno, la necessità di svegliarmi presto ed essere produttiva nelle prime ore della giornata, perché è molto più stressante anche la voglia di trascorrere del tempo all’aperto a godermi la bella giornata. accettare il caos LEGGI ANCHE: 3 tendenze sui desideri dei consumatori durante le festività natalizie che dovresti conoscere Si tratta di dividere la vita in più categorie, non solo due, tante quanti sono i ruoli che desideriamo o dobbiamo avere: donna, professionista, sportiva, cuoca, madre, figlia, moglie… Ciascuna di esse deve trovare posto nella nostra vita, e quindi anche nel nostro calendario quotidiano e settimanale, nelle nostre priorità. Non dico ogni giorno, ma ogni settimana queste categorie, questi aspetti importanti della nostra vita, dovrebbero alternarsi in maniera più o meno equa. Ma soprattutto, bisogna accettare che è un processo infinito. Che non si è mai arrivati. Un giorno tutto andrà come programmato, quello dopo no. Un mese ci sentiremo di aver davvero creato una bellissima torta con la nostra vita, un mix perfetto di ingredienti dai sapori bilanciati; quello dopo avremo la sensazione di aver semplicemente fatto impazzire la maionese. È lo stimolo di una vita che, per fortuna, è in costante mutamento, e che ci obbliga quindi a fare lo stesso. Di un’esistenza non forzatamente equilibrata, dove siamo alla costante ricerca di realizzazione e successo, ma non ci facciamo abbattere dal fatto di essere semplicemente e terribilmente umani.