• About Author

  • Tutta l'Informazione Ninja nella tua mail

  • Come sarà la nostra vita quando macchine e uomini si mischieranno. Vi raccontiamo HUDDLE

    Proviamo a rispondere alle domande più importanti di oggi, quando si parla del rapporto tra persone, tecnologia e creatività

    5 Dicembre 2019

    Come sarà la nostra vita quando persone e macchine vivranno sempre più a stretto contatto, fino a mischiarsi? Cosa cambierà per gli umani? E poi la domanda più importante di tutte: dobbiamo davvero preoccuparci di questo? Sono queste le domande davanti alle quali sono stati catapultati gli ospiti che hanno affollato gli uffici di Mindshare lo scorso 26 novembre per un evento fuori dal comune: HUDDLE. Luoghi ridisegnati per l’occasione e trasformati in veri e propri palchi sui quali si sono alternati con ritmo serrato i 24 huddler selezionati per raccontare il loro punto di vista sul tema del giorno: Humans. Ce lo ha raccontato più da vicino Emanuele Giraldi, Strategy Director di Mindshare Italia, nonché moderatore di HUDDLE, termine che significa letteralmente “stare insieme facendo gruppo”. Con questo spirito, durante l’evento si è approfondito, discusso e riflettuto su temi di grande attualità, ma soprattutto si è parlato di emozioni e del loro rapporto con l’intelligenza artificiale e la tecnologia. Aziende, investitori, prospect, operatori del settore e amici si sono mescolati alle persone di Mindshare per ascoltare Vittorio Brumotti, Enrico Mentana, Gabriele Corsi, Alessandro Costacurta & Marco Cattaneo, Luca Colombo & Mariano Di Benedetto, e tanti altri. HUDDLE non è stato solo ascolto, ma anche esperienza e contatto grazie alla creazione di cinque experience room condivise con AtomicAD_ Screen Yourself; Dyson_ Dyson Styling Room; Facebook_ The Blue Experience; Google_ Magic is the machine with AI experiments; Nintendo_ Ring Fit Adventure all’interno delle quali sono stati ideati ambienti con cui interagire, sfidarsi, giocare e sperimentare. Scopriamo insieme cosa è emerso e cosa rimane di questo grande evento insieme a Emanuele Giraldi.

    Cosa è HUDDLE?

    L’evento si inserisce nella strategia di medio-lungo periodo di Mindshare per fare educazione nel mercato. Noi lavoriamo moltissimo con questo approccio in tutti gli eventi, ma HUDDLE è quello in cui emerge maggiormente questo obiettivo educational. Questo significa infatti non solo intrattenere i clienti ma discutere e prendere posizione su alcuni temi, costruendo insieme dei concetti sui quali creare poi progetti e relazioni umane. HUDDLE è in sostanza la fotografia del mercato, ma intorno a questo costruiamo interventi di contenuto insieme ai nostri partner, che i nostri clienti possano essere interessati ad ascoltare. Ci sono 24 partner e circa 30 speaker che si confrontano in una giornata di dibattiti portando il loro contributo intorno a un unico tema condiviso. L’evento HUDDLE avviene direttamente nei nostri uffici e questa è una delle particolarità, perché tutte le risorse interne di Mindshare si dedicano alla riuscita di questo grande evento. Anche gli spazi nel frattempo si trasformano diventando i palchi della giornata.

    Da dove viene la scelta del tema di quest’anno, il rapporto tra uomo e macchine?

    Si tratta di un tema di attualità e molto rilevante per il settore. Tecnologia, software, intelligenza artificiale, machine learning, sono ormai entrati a far parte totalmente della nostra vita, sono pervasivi. Se le macchine prenderanno il posto dell’uomo (come abbiamo visto in tanti film di fantascienza) allora l’uomo cosa farà? Ci siamo chiesti questo e da qui siamo partiti. In generale Mindshare ha un punto di vista che in inglese si definirebbe “provocative”, ci piace mettere in discussione lo status quo. E alla domanda cosa succederà quando i robot prenderanno i nostri posti di lavoro abbiamo risposto: “ma chi ha detto che succederà questo? E se noi invece dovessimo collaborare con i robot?“. Da qui, la lettura è diventata molto diversa e anche gli ospiti che si sono confrontati su questo tema hanno portato alla luce questa idea dello human touch, come qualcosa per cui l’imprevisto genera ricchezza. In realtà si tratta di un tema molto discusso anche nella robotica, dato che non sappiamo ancora costruire delle macchine che sappiano fare una cosa a caso, mentre invece le persone fanno le cose a caso. Sembrerà una cosa assurda ma da Albertino a Mentana, tutti i nostri ospiti hanno confermato che quello che contraddistingue la nostra natura e che rimarrà forse anche nel futuro è proprio questa capacità di adattamento e di generare valore anche laddove a prima vista il valore sembra non esserci. Ad HUDDLE tanti punti di vista diversi – e non solo quelli degli esperti di robotica – si sono confrontanti per cercare di immaginare questo futuro.

    Come avverrà l’integrazione tra macchine e umani?

    Quello che è emerso è che non c’è una soluzione univoca, probabilmente ci saranno risposte diverse in settori diversi: ci saranno circostanze in cui sarà l’uomo a “robotizzarsi” e ci saranno delle circostanze in cui sarà invece il robot a “umanizzarsi”. Abbiamo visto diverse tecnologie, dal ring fit di Nintendo alla ciotola dotata di intelligenza artificiale per dare da mangiare al proprio gatto: in entrambi i casi abbiamo dei robot che si adattano ai comportamenti delle persone. Un altro esempio? Un tempo erano le persone a scegliere il livello del videogioco al quale volevano giocare, ora invece è la console o il computer a capirlo automaticamente da come giochi, adattandosi al tuo livello, in modo da offrirti l’esperienza in gioco sempre più divertente possibile e anche questo è un modo dei robot di umanizzarsi. Nel caso del feeder per i gattini, questo riconosce il volto del micino e dà da mangiare solo al gattino che riconosce. Il robot in pratica si sostituisce al gesto d’amore del padrone del gatto, dando da mangiare solo all’animaletto che riconosce. Dall’altra parte ci sono altri esempi come quello di Brumotti, che è un grande sostenitore della sicurezza nelle città e portava l’esempio di Dubai, dove ogni angolo è scandagliato da telecamere.

    Dobbiamo quindi vedere solo il lato positivo della tecnologia o sono anche fondati i timori di chi si preoccupa, ad esempio, per la propria privacy?

    Non bisogna mai essere miopi nell’osservare i fenomeni: è indubbio che ci sono degli aspetti positivi e degli aspetti negativi, ma bisogna anche capire quale lato pesa di più e dato che siamo noi oggi a decidere come si svilupperà questo futuro. Anche noi nel nostro lavoro e nel nostro quotidiano abbiamo il potere di definire i limiti entro cui la tecnologia può evolversi. A proposito della protezione dei dati personali, ad esempio, Mentana nel suo panel ricordava che i ragazzi danno spesso per scontato che l’informazione o alcuni altri servizi sono gratuiti perché non prendono in considerazione che i dati personali sono a tutti gli effetti una valuta di scambio e quindi stanno pagando non attraverso denaro contante ma attraverso dato personale.  Ci sono però casi come quello di Cambridge Analytica che portano l’attenzione delle persone a concentrarsi su temi che prima venivano dati per scontati o non ben compresi. Quindi basta dare uno sguardo ai Google Trends per accorgersi che l’attenzione sui dati personali oggi è aumentata esponenzialmente. Siamo un po’ all’infanzia della rivoluzione digitale e solo adesso abbiamo iniziato a muovere i primi passi, è naturale che le persone debbano abituarsi. Noi siamo un po’ alla frontiera della rivoluzione tecnologica soprattutto applicata alla comunicazione grazie al nostro lavoro, ma chi fa un altro lavoro o vive in altre regioni del mondo può essere meno preparato a queste novità che inevitabilmente nel tempo coinvolgeranno tutti. Non possiamo far finta che sia tutto rose e fiori, quindi, ma al tempo stesso non è la paura il sentimento che deve dominare, bensì la voglia di convogliare tutte queste energie e questa voglia di innovazione verso qualcosa da cui trarre beneficio.

    Dal punto di vista dei media e dell’advertising, qual è il valore aggiunto umano che può sempre fare la differenza?

    Certamente l’ironia. Ma anche la creatività è un’arma potentissima. Diceva Munari che la creatività è un modo di risolvere problemi entrando da una porta laterale e questo è quello che l’uomo sa ancora fare meglio rispetto alla macchina. Non penso che non troveremo mai delle macchine creative, penso che un giorno succederà, ma saremo sempre più creativi delle macchine.