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  • Softbank vuole il controllo di WeWork (che ha un disperato bisogno di risorse)

    WeWork potrebbe dire sì al piano di salvataggio di SoftBank che conferirebbe alla società il controllo della compagnia (con una valutazione di 8 miliardi)

    14 Ottobre 2019

    Dopo la mancata IPO, le dimissioni del co-founder Adam Neumann, il piani dei nuovi co-CEO di licenziare migliaia di dipendenti, dopo misure di riduzione dei costi come la vendita del jet privato dell’azienda e la chiusura di WeGrow, il suo braccio educational, WeWork continua ad avere bisogno di liquidità. Come ha riportato il Wall Street Journal, una delle soluzioni in campo potrebbe essere il pacchetto proposto da Softbank (tra i principali investitori, possiede un terzo della società), che avrebbe messo a punto un piano finanziario per assumere il controllo della società specializzata nell’offerta di spazi di lavoro condivisi. LEGGI ANCHE: WeWork ha deciso di non quotarsi. In arrivo invece tagli e “decisioni difficili”

    Problemi di liquidità

    I problemi di liquidità di WeWork potrebbero portare all’acquisizione da parte di SoftBank, con una valutazione della compagnia che scenderebbe a 10 miliardi di dollari (all’inizio dell’anno era di 47 miliardi). E i tempi sono stretti. Secondo il Financial Times, WeWork potrebbe esaurire la liquidità già alla fine di novembre. 

    Qualche numero

    WeWork, azienda che trasforma gli edifici in spazi di lavoro collaborativi e fornisce infrastrutture, servizi, eventi e tecnologia alle aziende, ha raggiunto una valutazione di 47 miliardi a gennaio scorso, raccogliendo $ 8,4 miliardi da quando nel 2010 è stato fondato da Adam Neumann e Miguel McKelvey. Tra in suoi investitori ci sono gruppi come SoftBank, Benchmark, T. Rowe Price, Fidelity, Goldman Sachs. La società con sede a New York ha raddoppiato i suoi ricavi dagli 886 milioni di dollari del 2017 ai circa 1,8 miliardi del 2018, con perdite nette che hanno però toccato quota 1,9 miliardi.

    12 miliardi dagli investitori

    WeWork ha raccolto oltre 12 miliardi di dollari dagli investitori. Ma, a fronte di una forte crescita del network, degli spazi di coworking e delle scrivanie affittate, non ci sarebbe stata una crescita altrettanto solida del business.

    Qualcosa non funzionava

    Tra gli investitori aveva cominciato a circolare il dubbio che qualcosa nel sistema WeWork non funzionasse a dovere. E nelle ultime settimane hanno cominciato a criticare la capacità della società di generare utili. L’ex amministratore delegato Neumann è finito nel mirino, criticato sia per alcune operazioni che per alcuni comportamenti nella sua vita privata. Le pressioni degli investitori lo hanno costretto a dimettersi il 24 settembre.