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  • Addio alla plastica nei supermercati: la rivoluzione green inizia nel Regno Unito

    Il discount inglese Iceland ha annunciato l’abbandono totale della plastica entro il 2023, con progressiva sostituzione degli imballaggi con carta ed altri materiali riciclabili

    10 Settembre 2019

    Si sente sempre più spesso parlare di inquinamento da plastica e delle gravi conseguenze che derivano da un utilizzo esagerato di questi derivati petroliferi, sia per gli ecosistemi che per la nostra salute. Intanto, le iniziative plastic free si moltiplicano in tutto il mondo e le più grandi aziende del settore retail, cominciano a comprendere l’importanza di eliminare gli imballaggi di plastica dai propri prodotti. Vendere prodotti plastic free significherebbe da un lato contribuire alla riduzione dell’inquinamento da plastica e dall’altro a non perdere quella fetta, sempre più ampia, di consumatori attenti alla sostenibilità. LEGGI ANCHE: Quali sono e da dove provengono i materiali che ci aiuteranno ad avere un futuro più sostenibile

    La catena di supermercati Iceland a capo dell’iniziativa plastic-free

    Anche i supermercati prestano particolare attenzione a questa tematica, tant’è che la catena inglese Iceland fa da apripista alla rivoluzione green. L’idea è quella di sostituire completamente le attuali confezioni in plastica con materiali cartacei e riciclabili entro il 2023. Un’iniziativa in linea con la politica anglosassone che, come annunciato dall’ex Primo Ministro Theresa May, ha promesso di bandire dal Regno Unito tutti i rifiuti plastici entro il 2042. Secondo i dati di Plastics Europe, l’Associazione Europea delle materie plastiche, l’Inghilterra produce 3,7 milioni di tonnellate di plastica ogni anno. Avete idea di quante sono? Non riusciamo nemmeno ad immaginarle, figuriamoci a smaltirle, soprattutto adesso che la Cina ha imposto uno stop all’importazione di questo genere di rifiuti.

    I motivi che hanno spinto a un’inversione di marcia

    A far scattare l’idea dei prodotti plastic free sono state le critiche mosse da un gruppo cospicuo di acquirenti che si sono trovati cavolfiori e noci di cocco freschi avvolti nella plastica. Così, dopo lo scalpore suscitato dal programma Blue Planet di Sir. David Attenborough, in cui si mostravano immagini eloquenti dell’inquinamento da plastica, la catena Iceland ha deciso di passare all’azione. Nigel Broadhurst, amministratore delegato di Iceland, ammette che attualmente i loro piatti pronti non sono confezionati in modo sostenibile. Il primo passo del cambiamento riguarda la sostituzione immediata delle vaschette in plastica nera, le più inquinanti in assoluto, con materiali riciclabili (ad esempio, il PLA: polimero di origine vegetale, 100% biodegradabile). LEGGI ANCHE: Ai bambini dovremmo insegnare a mordere la frutta (e a rifiutare la plastica)

    Consumatori e ambientalisti approvano

    Prima di mettersi in gioco, la notacatena di supermercati, ha chiesto un parere ai propri clienti per sapere cosa pensassero sul passaggio ai prodotti plastic free e, su un campione di oltre 5 mila intervistati, l’80% si è detto favorevole. L’iniziativa è stata promossa a gran voce anche dagli ambientalisti inglesi, preoccupati per il crescente inquinamento da plastica degli oceani che ogni anno danneggia e uccide la fauna selvatica. Iceland, sarà affiancata in questo difficile ma necessario percorso anche da un’altra catena di negozi inglese: Marks&Spencer, rivenditore di High Street, che afferma di aver testato 90 linee di prodotti senza imballaggio.

    Il resto dell’Europa non sta a guardare

    In generale, l’Europa ha avviato l’iter per la messa al bando della plastica monouso, come stoviglie usa e getta, posate, cannucce ecc. E l’Italia? Il nostro Paese aveva già eliminato i sacchetti di plastica per la spesa, cosa che era risultata in un boom di sporte riutilizzabili. Ma sugli imballaggi la strada è ancora lunga e al banco di frutta e verdura, paradossalmente anche nel bio, si vedono ancora assurdità come i singoli frutti imballati. Il desiderio di vivere in un mondo più pulito però è evidente e di modelli virtuosi ce ne sono (fortunatamente) sempre di più.