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  • Blockchain: il nuovo paradigma “ribelle” che vuole cambiare anche i Media

    Come può un database distribuito e non centralizzato cambiare il diritto d'autore e la produzione e distribuzione di opere d'ingegno? Il punto a Giffoni Next Generation

    2 Agosto 2019

    Un nuovo paradigma tecnologico che sta cambiando (e in parte già lo ha fatto) il sistema delle valute, in grado di certificare una filiera alimentare, ma allo stesso tempo così elastico e duttile da poter arrivare a cambiare anche il mondo dei media. Stiamo parlando della Blockchain, un registro digitale il cui contenuto una volta scritto non è più né modificabile né eliminabile, un database distribuito, non centralizzato: sicurezza, affidabilità e trasparenza le sue parole chiave. Dicevamo Blockchain e media: il tema è stato al centro di un panel che si è tenuto nel corso di Next Generation, appuntamento promosso da Giffoni Innovation Hub a Giffoni Valle Piana.

    Come funziona la Blockchain

    L’incontro è stato moderato dal CEO di Ninja.it, Mirko Pallera. Fra i protagonisti del panel Massimo Chiriatti, CTO Blockchain & Digital Currencies di IBM Italia, consulente del MISE sul tema, «super preparato – ha sottolineato Pallera –  ha scritto e firmato un manifesto sulla Blockchain, ha pubblicato per Hoepli L’algoritmo egoista». Nella prima parte del panel, aperto da Chiriatti, si è cercato di spiegare i concetti basilare soprattutto ai ragazzi. Nel corso del panel è emerso anche come IBM stia testando la Blockchain insieme a Walmart nel settore agroalimentare per la certificazione della filiera produttiva.

    Lo spirito libertario della Blockchain

    Al panel c’era anche Andrea Castiglione (Equity Partner & Blockchain Expert, di Efforce) che ha posto l’accento sulla libertà che permette la Blockchain. «La Blockchain – ha evidenziato Castiglione – nasce proprio per questo: darti la possibilità di trasferire denaro a chi vuoi tu, sempre. Questo è il motivo anche della sua grande funzionalità. Blockchain impedisce a qualunque Stato di bloccare i flussi finanziari». Un concetto importante. Tutto questo movimento attivato da Satoshi Nakamoto – ha inoltre ricordato Mirko Pallera- nasce come “antagonista”, non nasce per le grandi corporate né per certificare la filiera. Nasce da un movimento alternativo e, perché no, anche clandestino che ha cercato di creare una struttura altra rispetto a quella bancaria. Insomma è una tecnologia che nasce unconventional, ribelle».

    Diritto d’autore e Blockchain

    All’incontro ha partecipato anche Marco Bassini, docente di Fundamentals of information technology law all’Università Bocconi di Milano, che in particolare ha affrontato il tema del rapporto tra Diritto d’autore e Blockchain. «Essere riconosciuto come autore ed essere remunerato – ha spiegato Bassini – ecco le funzioni del Diritto d’autore. Le tecnologie digitali hanno contribuito alla diffusione delle opere, però hanno creato anche un terremoto nel diritto d’autore». La Blockchain per il diritto d’autore si muove infatti su tre piani, «riconosce l’esistenza di un determinato diritto, il diritto di utilizzare una determinata opera (il licensing) e la distribuzione delle royalties».

    Proprietà intellettuale

    In questa direzione la WIPO, l’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale, «sta lavorando ad un registro mondiale del diritto d’autore». Ecco quale potrebbe essere il ruolo della Blockchain? «L’abolizione di tutti gli intermediari. Garantirebbe al proprietario dei diritti di distribuire e di dare licenze di utilizzo attraverso la stessa Blockchain». Insomma renderebbe potenzialmente inutili i grandi intermediari distributori di musica e film come Spotify, iTunes, Netflix, che però hanno il vantaggio di avere grandi cataloghi di artisti e prodotti disponibili.  Un artista con un grande pubblico potrebbe però attraverso uno “smart contract” distribuire licenze di utilizzo delle proprie opere direttamente ai propri fan, saltando ogni intermediazione.

    Come cambiano i media con la Blockchain

    Dunque la Blockchain non è un paradigma che sta cambiando solo la finanza, la moneta e i servizi finanzari, né solo il settore agroalimentare, ma anche il settore dell’entertainment. Proprio così. I Media.  L’obiettivo di chi vuole sviluppare progetti su Blockchain legata ai Media è individuare le criticità e scandagliare le opportunità che questa nuova tecnologia genera per il settore. Su quali fronti? Il fundraising e la distribuzione. Alla tavola rotonda di Giffoni c’era anche Jacopo Genuardi (filmmaker) è il CEO & co-founder, di Vimove, una piattaforma di crowdfunding, di royalty crowdfunding, che avvicina i creatori a potenziali investitori che finanziano una parte della produzione e ottengono in cambio delle royalties, con un contratto di associazione e produzione. La piattaforma si occupa poi della distribuzione online su Vimove stessa e offline grazie a una rete di partner. «Lo fa grazie al sistema dei security token – ha spiegato Genuardi. Vimove tokenizza l’opera». Finanziare il cinema. Ma Vimove non si occupa solo di quello che è stato prodotto «ma anche di quello che si sta per produrre: il royalty crowdfunding». Gli effetti? Una gestione più trasparente del diritto d’autore, la tokenizzazione delle quote investite dai produttori con la possibilità di rivenderle su un mercato secondario, la digitalizzazione dei contratti dell’industria cinematografica.

    Tiriamo le somme

    Già, ma quali sono stati i motivi che hanno ispirato questo panel? Ricky Celenta, studente universitario (consulenza aziendale), appassionato di Blockchain,  è stato il project manager di Giffoni e del round table. «È stato fondamentale discutere di Blockchain con delle figure competenti. Blockchain è una parola e un tema che fa moda: tutti ne vogliono parlare e spesso lo si fa a sproposito. Volevamo un panel di esperti che parlasse con chiarezza di un tema complicato, in modo autorevole».

    Per Celenta in particolare «il settore dei media sta cambiando notevolmente. La Blockchain rappresenta un’opportunità importante per rinnovare questo settore».