L’abbiamo conosciuta come eroina dello spazio, Samantha Cristoforetti alias AstroSamantha, e oggi si prepara a partire per una nuova missione, stavolta nelle profondità marine. Samantha sarà infatti comandante della missione di simulazione del progetto spaziale NEEMO, che si svolgerà nel modulo Aquarius, al momento l’unica stazione sottomarina di ricerca al mondo.
La NASA l’ha scelta probabilmente anche per la sua grande capacità di lavoro di squadra, che non si realizza semplicemente nell’eseguire i compiti assegnati dalla leadership, ma che è sostanziata con disciplina, competenze, impegno, visione d’insieme e supporto reciproco, come ha spiegato durante il World Business Forum.
“Di mestiere faccio l’astronauta e all’incirca tre anni fa oggi sono partita per quella che è stata la mia prima e, per ora, unica missione nello spazio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Quest’esperienza è stata la realizzazione di un sogno che ho avuto per tutta la vita, un’esperienza che racchiude tutte le grandi passioni della mia vita: la scienza, la tecnologia, il volo ma anche la multiculturalità e il multilinguismo”.
L’astronauta italiana racconta così la sua esperienza nello spazio, un momento di scoperta al fianco dei suoi colleghi: “Spesso mi viene chiesto se mi sia spaventata nello spazio, la risposta è sempre la stessa: no. La paura non mi ha mai raggiunta, grazie ad anni di ottimo addestramento e ad un team straordinario al mio fianco. Mi piace raccontare la mia esperienza nello spazio non per dare una lezione, ma perché credo possa offrire degli spunti di riflessione per la nostra vita quotidiana e professionale, quello che gli americani chiamano: food for thought“.
La vita nello spazio, una missione, può sembrare a tutti noi quanto di più lontano dalla quotidianità lavorativa e professionale, eppure lassù, come tra noi che rimaniamo ben piantati con i piedi per terra, il lavoro di squadra è importante nella stessa misura.
“L’esperienza più bella della mia permanenza nello spazio è stata la vista della terra da lassù e il suo muoversi lento e maestoso. Se mi avessero proposto di andare nello spazio come turista, forse non sarei stata interessata. Ho amato farlo perché ci sono andata come componente di un equipaggio, con le competenze e l’addestramento necessario”.
Addestrarsi per un viaggio spaziale è un processo affascinante e lungo. Per due anni e mezzo si gira il mondo facendo addestramenti di ogni genere e per poter affrontare preparati ogni tipo di evenienza. Tutti questi training sono estremamente efficaci e si basano su quattro principi fondamentali:
Ci sono inoltre diversi elementi chiave per creare un team che performi nel miglior modo possibile. Il primo è quello di aver fiducia nell’addestramento e nella preparazione di tutti coloro che sono presenti nel team. Il secondo elemento è il legame, ovvero sviluppare un senso di lealtà e interdipendenza con i membri del team.
“I team multiculturali e internazionali possono funzionare bene solo se si crea un ambiente di estremo rispetto degli uni verso gli altri. Ognuno incontra gli altri sapendo che l’altra persona avrà qualcosa da insegnargli. In un team che funziona tutti devono cercare di rendersi utili e di prendersi cura di loro stessi, per un senso di responsabilità verso se stessi e verso gli altri. Questo comporta la necessità di trovare modi per aiutare il team senza che questo venga chiesto. Un team in cui ciascuno cerca un modo per essere utile al successo degli altri è un team che aspira al successo come squadra. Partecipare ai momenti di socialità e interessarsi ai propri colleghi, non solo a livello professionale, ma anche personale, porterà il team a lavorare meglio e a sentirsi più unito”.
Questo senso di “famiglia” è fondamentale nella vita di un astronauta: serve a chiedere aiuto nel momento del bisogno, anche quando non è facile. Ma quando il team si sente unito è più semplice mettere da parte l’ego per raggiungere l’obbiettivo finale, insieme.
Anche se spesso l’attenzione è focalizzata sul ruolo della leadership, nello spazio come nella vita, la fellowship è importante come e quanto la leadership. “Anche se non si è un leader, è necessario comunque assumersi le responsabilità del team“.
Per far performare al meglio un team sotto pressione le regole di Samantha sono sempre tre: “be prepared, be prepared e ancora be prepared. E poi come dicono gli inglesi: don’t panic“. Avere una strategia e quindi una preparazione aiuta a reagire agli imprevisti e alle pressioni non in maniera emotiva ma con azioni efficaci.
In una struttura complessa come quella di un team di astronauti, nello spazio, è anche importante non prendersi troppo sul serio, spiega AstroSamantha, e rendersi conto che “nonostante tutto, si è solo umani e che quindi gli errori sono accettabili”, proprio perché alle spalle vi è un team con il tuo stesso obiettivo, con la tua stessa voglia di far bene.
Questo articolo si basa sullo speech di Samantha Cristoforetti al World Business Forum, organizzato da WOBI.
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