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  • Bye bye vecchia politica, con il videogame di Decaro e il Vinci Salvini diventa tutto un gioco

    Dimenticatevi della noiosa e vecchia comunicazione politica tradizionale, oggi l’interazione e il coinvolgimento degli elettori passano attraverso il gioco

    16 Maggio 2019

    Benvenuti nell’era della Political Gamification. Quella in cui la comunicazione politica tradizionale lascia il posto al gioco, per guadagnarsi l’interazione e il coinvolgimento degli elettori.

    Che cos’è la gamification?

    Nel 2010 Jesse Schell, famoso game-designer americano, introdusse per la prima volta il termine gamification durante la Dice Conference di Las Vegas. Ogni giorno facciamo delle azioni noiose e ripetitive. Queste azioni possono essere volute oppure, come capita molto spesso, richieste soprattutto dalla pubblicità: clicca qui, paga le tasse, compra questo, vota quest’altro, ecc.
    gamification nike+
    Man Vs Woman, la gamification di Nike+
    C’è una cosa però che facciamo volentieri e che, anzi, ci fa divertire: giocare! Videogame, gameboard, sport, ecc. sono tutte attività che scegliamo di fare attivamente. Non sarebbe, allora, bellissimo trasformare le attività noiose in giochi? Ecco la gamification. Ovviamente il periodo d’oro della gamification coincide con lo sviluppo dei videogame (i favolosi anni ‘80) e la relativa nascita dell’in-game advertising.

    Political Gamification

    Con la gamification possiamo ingaggiare, fidelizzare e gratificare il target. Come attività può anche non essere dispendiosa a livello economico, l’importante è trovare il giusto equilibrio tra la sfida richiesta e il premio proposto. Se si trova l’equilibrio perfetto ecco che la macchina si mette in moto trasformando la noia in puro divertimento. Ora fermiamoci un attimo a pensare: qual è una delle cose più noiose e meno ingaggianti che, però, necessita di una grande fidelizzazione? Esatto, la politica.
    via GIPHY La comunicazione politica non resta a guardare e si getta a capofitto nella gamification con risultati vincenti. Ne riportiamo due interessanti per il panorama italiano. Il primo ha fatto molto discutere (e anche infuriare) e non poteva che essere colpa (o merito) di Salvini. LEGGI ANCHE: Milioni di follower con engagement da paura: come funziona la strategia social di Matteo Salvini ATTENZIONE: l’intento di questo articolo NON è quello di dare un giudizio sull’attività politica di Salvini e Decaro e/o sulla loro figure e persone. La nostra intenzione è quella di analizzare l’attività di Political Gamification e capirne i punti di forza e debolezza.

    Vinci Salvini

    Il meccanismo è semplice: il più veloce a realizzare un’interazione social vince un premio. Il risultato? Siamo alla seconda edizione “del gioco” e la notizia del concorso è rimbalzata su tutti i giornali e siti di informazione. Partiamo dai risultati. L’operazione ha avuto un ottimo successo. Bene, ora non resta che chiederci perché. Analizziamo subito la meccanica del concorso: fa più punti chi mette più velocemente “Mi piace” ai post della pagina. Semplice da capire e facile da fare: tutti possono partecipare e tutti hanno le stesse possibilità di vincere. Non solo, l’azione scelta ha anche un vantaggio diretto per la pagina aumentando il numero di like e rendendo i contenuti ancora più virali. Secondo punto: il premio. Chi riesce nell’impresa vedrà la sua foto diffusa sulla pagina e un incontro telefonico e reale (un caffè) con Salvini. Un premio molto interessante e perfettamente in linea con il target della pagina, fan del Capitano e social addicted. Cosa c’è di più intrigante che vedere la propria foto condivisa sulla pagina del tuo idolo e con una potenzialità di visione di “6 milioni di amici”?! Terzo punto: dopo la fidelizzazione la gratificazione. Questo concorso non solo rende più forte il legame tra fan e Salvini ma permette di gratificare immediatamente i sostenitori e di farlo pubblicamente. Inoltre aumenta il desiderio di partecipare per tentare di vincere il concorso.

    Missione Bari di Antonio Decaro

    Cambiamo scenario e piattaforma! Ci trasferiamo a Bari. No, non quella delle orecchiette e delle vecchiette urlanti, ma quella virtuale del videogioco realizzato da Antonio Decaro, sindaco della città. Missione Bari In questo caso ci troviamo in un vero e proprio videogame in cui vestiremo i panni del sindaco con un obiettivo: girare per la città cercando di risolvere cinque missioni nel minor tempo possibile dimostrando così di meritare la fascia tricolore. Ok, la trama non è proprio il massimo ma l’idea alla base è molto carina ed educativa: spingere i giocatori a esplorare Bari e cercare in tutti i modi di migliorarla ponendo fine all’attività di “vandali, incivili e zozzoni”. Missione Bari L’esecuzione ricorda un po’ giochi come GTA e sono presenti molti bug (come la possibilità di camminare sul mare) ma, come si legge nelle recensioni, resta sempre un ottimo giochino gratuito “di cui nessuno pensava di aver bisogno, ma che ogni barese under30 presto si scaricherà”. LEGGI ANCHE: Dal Bronx al Congresso, ecco come Alexandria Ocasio-Cortez è diventata deputato (anche grazie ai social)

    Criticità

    “Al gioco del trono o si vince o si muore” diceva la maestosa Cersei Lannister in Game of Thrones. E ora, impassibili e regali come lei, passiamo ad analizzare i lati negativi delle due attività.
    via GIPHY Primo su tutti, ad accostare politica al mondo della gamification si rischia di abbassare il livello di importanza. Diventa tutto un gioco, un’attività da svolgere nel tempo libero come svago e solo per il proprio sollazzo personale. Se analizziamo Vinci Salvini, invece, ci accorgiamo di come l’attività ludica sia completamente sterile e fine a se stessa. Una glorificazione delle persone scelte senza un reale criterio qualitativo: non vince il fan più meritevole ma solo il più veloce. Questo comporta una svalutazione dell’attività e dei vincitori del contest. I risultati ci sono ma solo a breve termine: aumento delle interazioni, glorificazione di Salvini e gratificazione dei fan. Ma a lungo termine cosa resta? Non si lega “il brand” ad un concetto, il contest non lascia nulla di concreto e positivo all’interno dello scenario social. Sarebbe stato interessante chiedere ai fan di realizzare qualcosa esprimendo la loro creatività o il loro parere e premiare quello più meritevole. Ma forse non è questa l’idea di Salvini che vuole, invece, non coinvolgere a livello alto la sua fanbase ma trovare solo una strategia per aumentare la sua consideration. Oppure sta semplicemente sottovalutando il suo target non credendolo capace di attività più complesse del like. Cambiamo focus e analizziamo ora il videogame Missione Bari, anche qui la domanda sorge spontanea: perché proprio un videogame? L’intento di Decaro sembra quello di rivolgersi al pubblico giovane, ma proprio questo target è estremamente attento al mondo del gaming e parlare loro con un prodotto dalla grafica e dalle meccaniche retro è un rischio mooooolto alto. missione bari Infatti non mancano le recensioni negative di chi non se ne lascia sfuggire una: “Il gioco lagga, c’è interpolazione con l’ambiente di gioco, per non parlare dei muri invisibili”. C’è sempre tempo però per una nuova versione del gioco. Insomma, mentre la battaglia per il Trono di Spade sta per giungere al termine, quella di Game of Politica continua. Nel bene e nel male.