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  • “Studiare la storia ci può indicare la strada migliore da seguire”, intervista a Oscar Farinetti

    Presente, passato e futuro del Made in Italy: quattro chiacchiere con un imprenditore capace di guardare sempre avanti e imparare dalla Storia e dal passato

    10 Maggio 2019

    Mentre cresce il numero di aziende e startup italiane che aiutano il paese a diventare sempre più competitivo e la preoccupazione che arriva dal confronto con le grandi economie asiatiche, per il Made in Italy è sempre più tempo di assumere un volto umano. Compito non difficile, questo, se pensiamo a cosa in realtà ci riferiamo quando usiamo questa espressione. Un territorio fisico e mentale, composto da tante realtà imprenditoriali e umane. Realtà capaci di comporre un quadro il cui punto di forza risiede proprio nella specializzazione e nella diversità. Un paese fatto di imprese diffuse che esportano molto e possono ancora crescere, grazie alla propria capacità creativa e innovativa. Abbiamo fatto alcune domande a Oscar Farinetti: tra globalizzazione, biodiversità, imprenditoria ed eccellenze, ecco il suo sguardo tra passato e futuro all’insegna di un consapevole ritorno alle origini e di una pulsione sfrenata a precorrere i tempi.

    Lo studio dei sentimenti umani per tornare alle origini

    Spesso leggiamo che gli studi umanistici sono molto richiesti nel mondo del lavoro. Quale percorso formativo dovrebbe seguire un aspirante imprenditore? «Studiare la storia. La storia delle migliaia di generazioni di umani che ci hanno preceduto sul pianeta e in particolare in Italia. I problemi e le atmosfere si ripetono. Studiare i sentimenti umani prevalenti delle varie fasi storiche ci può aiutare a capire qual è la strada migliore da intraprendere oggi». LEGGI ANCHE: 5 pregiudizi psicologici che influenzano le nostre decisioni (e gli acquisti) anche online Pochi sanno che la sua vita imprenditoriale è iniziata dall’elettronica di consumo. Ci racconta come è avvenuto il cambiamento di settore? «Nel settore dell’elettronica incominciava a emergere la prevalenza dei produttori rispetto ai rivenditori. Le opportunità di margine si restringevano di continuo. La produzione italiana diventava sempre più esigua, sino a diventare nulla nel settore dell’audio video, della telefonia e dei computer, mentre nel bianco e nei piccoli elettrodomestici le aziende italiane venivano acquisite da grandi compagnie straniere. Inoltre il richiamo del mestiere primordiale della mia famiglia, cioè il cibo, era sempre più forte». Oscar Farinetti made in italy

    Made in Italy ed eccellenza

    Quanto è importante parlare di Made in Italy nell’era della globalizzazione e della tecnologia? Gli italiani sono davvero consapevoli della qualità del cibo che consumano? «Ho l’impressione che gli italiani non si rendano conto della meraviglia della biodiversità agroalimentare della nostra penisola e delle sue immense opportunità all’estero. Il Made in Italy sarà la nostra via di salvezza. Ritengo che saremmo in grado di raddoppiare il valore delle nostre eccellenze agroalimentari. Ma per farlo dobbiamo prima di tutto studiarle bene, poi alzare il sederino dalla sedia ed andare a presentarle al mondo. La globalizzazione e la tecnologia non possono che aiutarci a fare bene questo salto di qualità». Quando parliamo di eccellenze italiane pensiamo subito al cibo, all’arte, al turismo, alla terra. In Italia è possibile un modello di business sostenibile e attento all’ambiente? «Non solo è possibile, ma è doveroso. L’Italia è già il paese con il maggior numero di aziende biologiche in Europa e con il più basso residuo chimico nella terra. Ritengo che tutto il Made in Italy italiano, in particolare le 3 F – Food, Forniture e Fashion – debbano essere create in armonia con l’acqua, la terra e l’aria e presentate al mondo con il valore assoluto del rispetto». Oscar Farinetti arte italia LEGGI ANCHE: 6 trend di marketing che dovresti conoscere per restare al passo con l’innovazione Quali sono gli ingredienti giusti per diventare un imprenditore di successo? Esiste una ricetta magica? «Non ci sono ricette precise e men che meno magiche. Proviamo a dire una ricetta “poetica” anziché magica. La poesia secondo me consiste nel riuscire ad abbinare i seguenti valori: il coraggio insieme alla tenacia, la capacità di individuare le priorità insieme a quella di semplificare e infine restare giovani (eliminando la parola io) insieme alla capacità di copiare da chi è più bravo di noi».