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  • Cosa possiede l’impero Disney (oltre i Simpson) dopo la fusione con Fox per 71 miliardi

    L'accordo prosegue una nuova, terrificante era nel consolidamento dei media

    21 Marzo 2019

    Disney ha sborsato 71,3 miliardi di dollari per accaparrarsi il patrimonio cinematografico e televisivo della 21st Century Fox, la società che detiene i diritti, tra gli altri, dei Simpson. Si tratta di una delle più grandi fusioni della storia dei media, che si è completata ufficialmente il 20 marzo. Le implicazioni di questo accordo sollevano diverse perplessità, proponendo un modello che si va consolidando sempre più velocemente verso pochi, grandissimi player dell’intrattenimento. Sono in molti a temere anche che la fusione comporterà la perdita di un certo numero di posti di lavoro, dunque se anche l’accordo si considera concluso, ci sono diversi punti ancora da chiarire. Anche i progetti per il futuro non sono del tutto chiari: i protagonisti stessi della fusione non sanno ancora, a livello operativo, come sarà strutturata la compagnia. Con tutta probabilità, esistono già dei piani a medio termine, ma gestire la situazione a livello pratico risulterà molto differente dalle previsioni. Molti di questi dubbi verranno sciolti nei prossimi mesi. Tra le cose che invece già sappiamo, ci sono cinque grandi certezze nate da questa fusione. Eccole.

    #1 Disney ha acquisito reti televisive, spettacoli e uno studio cinematografico

    La motivazione più condivisa per la quale il CEO della Disney, Robert Iger, ha deciso di spendere più di 70 miliardi di dollari, è che ci si stia portando avanti per “il lungo inverno”, un momento un cui l’esplosione delle piattaforme di streaming digitale comporterà una moltiplicazione dell’offerta. In quel momento, Disney sarà già un colosso (monopolista, quasi) del settore. Da questo punto di vista, l’idea di fondere i due universi può apparire ardita ma fattibile: proviamo, per esempio, a immaginare i personaggi di How Meet Your Mother in un crossover con Grey’s Anatomy (quando saranno scaduti gli accordi con Netflix), o una fusione tra Titanic e Avengers. LEGGI ANCHE:Disney, Marvel, Star Wars e tutti gli altri brand nel nuovo film di LEGO Disney ora possiede la libreria con tutti i film e i programmi realizzati dalla 20th Century Fox e ha migliaia di titoli importanti da utilizzare, considerati anche i marchi associati da una parte (Marvel, Pixar, Lucasfilm) e dall’altra. Ora Disney può rivolgersi più facilmente (e raggiungere) anche a un pubblico più adulto, che ama storie e personaggi protagonisti di importanti manifestazioni e riconoscimenti, come Grammy e Oscar.

    #2 Fox Corp esiste ancora (indipendentemente da Disney)

    Disney possiede già ABC e, negli States, nessuna corporation può possedere più di una rete televisiva. Principalmente per questo motivo, Fox TV è rimasta nella Fox Corp di Rupert Murdoch. Le fortune di Fox Corp, quindi, sono legate sempre più strettamente al suo network di notizie dal taglio anticonformista, al pacchetto NFL e alle produzioni di reality. LEGGI ANCHE: 5 motivi per cui i film Marvel piacciono di più di Batman e Superman

    #3 Marvel torna in possesso dei Fantastici 4 e degli X-Men

    Gran parte dell’attenzione dei media e dei fan sulla fusione si è concentrata su come i Marvel Studios, già di proprietà Disney, avranno di nuovo accesso agli X-Men e ai Fantastici 4, i cui diritti erano stati venduti a Fox negli anni ’90, quando i bilanci di Marvel (prima dell’acquisizione da parte della società di Topolino) scricchiolavano. https://www.youtube.com/watch?v=oz4HN_jJ4hY Questo accordo potrebbe portare nuova linfa alla Marvel, considerando la grande popolarità di Wolverine e soci, ma il modo in cui questi soggetti verranno impiegati è il grande punto interrogativo. Sotto la bandiera 20th Century Fox, sono già in programma i prossimi film di X-Men – Dark Phoenix. e New Mutants. Non ci resta che attendere gli sviluppi.

    #4 Ci sono ancora molti punti in sospeso

    Accordo completo e futuro radioso? Certo, ma ci sono ancora alcuni nodi destinati a venire al pettine: Disney dice di voler mantenere operativo Blue Sky Studios, il reparto di animazione della Fox responsabile di film come la serie Ice Age (in Italia, L’Era Glaciale). Ma possiede già Disney Animation e Pixar: ha davvero bisogno di un terzo studio di animazione dedicato ai cartoni animati?

    LEGGI ANCHE: Il sito per il film di Captain Marvel è un sogno per i nostalgici degli anni ’90 Detto questo, Disney ha certamente bisogno di incrementare la produzione di materiale per competere ad armi pari con Netlix, Warner Media e gli altri colossi dell’intrattenimento e, partendo dal presupposto che si tratta di una company per famiglie, l’idea di conservare un terzo studio di produzione (si parla, nel migliore dei casi, di un solo film all’anno per studio) può sembrare una buona idea. Per ultimo, sembra difficile immaginare che non sia necessario operare un certo numero di licenziamenti in una operazione di questo tipo: tralasciando l’abbondanza riguardo agli studi di produzione di cartoni animati, se queste ridondanze si individuassero ripetutamente il numero dei posti di lavoro a rischio potrebbe aggirarsi intorno a 10.000.

    #5 Andiamo verso un monopolio dell’intrattenimento

    Una rapida e ovvia interpretazione ci spinge a pensare che il percorso verso un intrattenimento gestito da pochi, grandi player sia già iniziato e, anzi, vada peggiorando. E se i pesci si mangiano a vicenda, alla fine ne resterà uno solo molto, molto grosso. LEGGI ANCHE: Audi sperimenta insieme a Disney una nuova esperienza di intrattenimento in auto L’unica prospettiva di rottura è rappresentata dallo sviluppo di nuove proposte e tecnologie: pensiamo a quanto poco tempo ha impiegato Netflix per imporsi sul panorama mondiale con le sue produzioni. Ma, a parte questo, non vi sono al momento grandi realtà tecnologiche che stiano puntando sul settore con concreti investimenti e progetti. LEGGI ANCHE: Il film di Breaking Bad sulla vita di Jesse Pinkman sarà in anteprima su Netflix Ora che Fox fa parte di Disney, è difficile immaginare che non ci stiamo dirigendo verso un player unico. Importanti questioni, circa la manipolazione delle notizie, l’interpretazione del gusto artistico, l’approfondimento dei temi politici, si pongono a chi teme che il pluralismo tipico della concorrenza scompaia completamente.