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  • Fuga dai social, i teenager usano Google Docs per chattare sotto il naso di genitori e insegnanti

    Secondo uno studio del Pew Research Center, solo il 51% degli adolescenti afferma di utilizzare Facebook mentre scalano la classifica Instagram e Snapchat

    15 Marzo 2019

    Gli strumenti di Google in Cloud hanno permesso di sviluppare moltissimi progetti collaborativi a distanza. Presentazioni, fogli di calcolo o documenti, costituiscono però anche un’ottima piattaforma di messaggistica istantanea, almeno secondo i giovanissimi. LEGGI ANCHE: Anche Google festeggia i 30 anni del World Wide Web con un Doodle dedicato

    Dalla bigliettino di carta al foglio di calcolo

    Per noi, il bigliettino di carta ha sempre avuto un ruolo fondamentale, almeno a scuola: passare un messaggio al compagno di banco, farne una pallina da spedire un paio di sedie più indietro, prendere appunti sulla lezione o segnare una ricerca per non dimenticarsi di approfondire. LEGGI ANCHE: I vantaggi di studiare il coding e imparare a programmare già dalla scuola elementare Oggi non succede più: gli occhi (e le mani) sono perennemente a portata di device e anche i messaggi si scambiano online. In ogni caso, è assolutamente in linea con quanto ci circonda: le aule sono dotate di lavagna elettronica e connessione veloce; non è insolito partecipare a un progetto o assistere a una lezione senza mai prendere un libro in mano. In queste aule, gli adolescenti si scambiano messaggi su documenti di Google Docs e usano accorgimenti dal gusto retrò (per chi ha visto nascere le prime chat-room) per favorire la conversazione, come attribuire un colore o una formattazione diversa a ogni partecipante che ha accesso al documento. Quando un insegnante passa davanti agli schermi, un rapido click cancella tutto. Niente raccolta di dati personali, niente profilazione, nessuna cronologia di navigazione: il delitto perfetto!

    I ragazzi lo usano anche a casa, ma non è un comportamento a rischio

    Il brillante escamotage non serve solo a “ingannare gli insegnanti”: a quanto pare, si tratta di un comportamento molto diffuso anche a casa, tanto che mentre i figli lavorano duramente ai progetti scolastici, sorvegliati a vista, è probabile che stiano anche comunicando con la crew, con tecnologica sfacciataggine. Non si tratta di un comportamento a rischio o pericoloso in sé: l’indomabile spirito giovanile cerca sempre (e trova) strade per aggirare i divieti, tanto più se si tratta di esigenze basilari come esprimersi nel proprio gruppo. Scaricano interi siti in locale per leggerli comodamente in .PDF sui dispositivi e ingannano senza problemi i sistemi di verifica dell’età. LEGGI ANCHE: In Cina i giovani inviano selfie di nudo a garanzia dei micro-prestiti Manteniamo quindi il sangue freddo: se un adolescente usa i Google Docs per chattare, (dimostrando grande elasticità nel massimizzare la resa degli strumenti a disposizione, tra le altre cose) è probabile che conosca almeno un’altra dozzina di modi “non convenzionali” per farlo.

    Via dai social su cui ci sono (anche) mamma e papà

    Secondo uno studio del Pew Research Center, solo il 51% degli adolescenti afferma di utilizzare Facebook mentre scalano la classifica Instagram e Snapchat. Circa l’85 per cento dei ragazzi ha affermato di utilizzare spesso YouTube, new entry assoluta rispetto allo studio precedente condotto nel 2015. LEGGI ANCHE: Non è un paese (social) per i giovani. Ecco perché la generazione Z torna offlineUn fenomeno se non di massa, comunque molto importante, quello dell’abbandono dei social da parte dei più giovani a favore di un ritorno alle origini. Attenzione, non stiamo parlando di un rifiuto totale dei social network da parte della Z Generation ma sicuramente di un utilizzo molto più selettivo e mirato rispetto ai loro fratelli maggiori. zuckeberg Se infatti i Millennial (nati tra il 1980 e il 1995) sono quelli dei selfie e della condivisione di qualsiasi cosa, la Generazione Z (nati dopo il 1995) usa al contrario molti più dispositivi (5 invece dei 3 dei Millennial) ed è molto più attenta alla privacy e critica nei confronti della qualità dell’informazione. Allo stesso tempo, se per i giovani cresciuti negli anni Novanta il mondo social ha rappresentato il vero punto di rottura tra il prima e il dopo, per i loro fratelli più piccoli il mondo virtuale di Facebook, Instagram e Snapchat non è altro che un dato di fatto, nulla da dover scoprire e sperimentare“, come spiega Angela Sorbo su Ninja in questo interessante articolo.