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  • Anche i font hanno una personalità, ecco il gioco di carte che le svela

    Sarah Hyndman è la Graphic Designer inglese che da anni si dedica alla ricerca delle relazioni tra tipografia e psicologia, e ora lancia un gioco di carte a tema

    20 Febbraio 2019

    I Graphic Designer ci scherzano sempre su, sull’infinita quantità di font che potrebbero scegliere per un progetto, poi ricadono sempre sugli stessi. Per abitudine, per qualità, per caratteristica del carattere in questione. Tuttavia, ci sono alcune sfumature che potrebbero legare più di quanto pensiamo un font a una persona. Chiunque, infatti, quando legge qualcosa, è influenzato dall’aspetto visuale del carattere tipografico che si trova di fronte. Sarah Hyndman, Graphic Designer, è un attenta studiosa del mondo della tipografia. I suoi studi l’hanno portata a fondare Type Tasting, il suo studio professionale dove si dedica anche a tenere workshop ed eventi sul tema. In particolare, nel suo lavoro e nelle sue attività, si dedica completamente al significato dei font, a come uno viene percepito da una persona o da un’altra. A questo proposito, e se anche i font avessero una personalità? Proprio Sarah ha inventato What’s Your Type | The Type Dating Game, un gioco di carte in grado di farci capire se un font può piacerci e perché. Così, scopriremo se invitare a cena il Times New Roman è una buona idea o se è il caso di liquidare il Verdana lasciandolo alla fermata della metro ad aspettarci. LEGGI ANCHE: Brand New Roman è il font ispirato ai loghi dei brand più famosi Sarah Hyndman

    I legami tra tipografia e psicologia

    Una formazione scientifica ma un’esperienza in stamperie e copisterie: Sarah Hyndman è oggi una Graphic Designer che ha sempre amato il lavoro manuale. Si è dedicata alla sua attività di grafica per anni, fino al 2013, quando ha capito che la sua vocazione era la tipografia, arte che amava sin da quando frequentava l’università a Londra. Così, ha fondato lo studio Type Tasting: un luogo dove si insegna tipografia in modo divertente e “socializzante”, anche per i non-designer. È molto curioso vedere come la tipografia sia considerata una “nicchia”. Tuttavia, siamo totalmente circondati e interagiamo continuamente con moltissimi caratteri differenti. Anche questo è ciò che ha spinto Sarah ad aprire Type Tasting, hub di ricerca, esperimenti, workshop ed eventi dedicati al mondo delle lettere. Type La ricerca sugli aspetti in comune tra psicologia e tipografia è molto ridotta. Però, il modo in cui percepiamo diversamente un testo scritto con un determinato carattere o un altro è sicuramente un indice che non percepiamo ciò che leggiamo semplicemente con la nostra vista. Quando guardiamo un determinato carattere lo elaboriamo, non ci fermiamo al semplice atto di lettura. È ciò che alcuni studi hanno definito “crossmodalism“: nel momento in cui viviamo un’esperienza con qualcuno o qualcosa non si attiva un solo senso. Ecco quindi che non guardiamo semplicemente un carattere, il nostro cervello elabora molte informazioni sensoriali e le rielabora. D’altronde, tutti potremmo essere d’accordo che una maggiore presenza di inchiostro (o di lettere grandi, maiuscole) sul foglio suona “rumoroso”, ha un effetto tale come se si alzasse il volume di ciò che si sta leggendo. Il Comic Sans dà una sensazione morbida, come di gelatina. Le forme più seghettate e frastagliate ci rendono più consapevoli dei sapori amari o aspri. Le lettere sinuose suggeriscono l’aroma del cioccolato, o addirittura il formaggio fuso. Sembrano forzature, ma gli esperimenti e le ricerche svolte a Type Tasting indicano anche che ci sono schemi piuttosto chiari per accoppiare non solo i sapori, ma addirittura gli odori ai caratteri. Font personality I caratteri tipografici comunicano informazioni non verbali proprio come l’abbigliamento di qualcuno, il tono di voce, la colonna sonora di un film. Possiamo scegliere di prestare attenzione a queste dinamiche in qualsiasi momento, ma generalmente l’esperienza che si cela dietro a un determinato font in un preciso contesto è inconscia. Raramente, infatti, consideriamo le ipotesi che abbiamo formulato o le scelte che abbiamo fatto sulla base dell’aspetto delle parole che leggiamo Un determinato font può far sembrare qualcosa più attraente e si sarà più inclini a comprarlo: si pensi alle etichette di un vino o di un distillato. Le ricerche, infatti, confermano che alcune forme relative ai caratteri ci rendono maggiormente consapevoli di determinati gusti. Per esempio, un alimento può sembrare più dolce se viene associato a lettere dalla forma sinuosa e curva. Inoltre, i font possono addirittura accrescere il valore di qualcosa, facendoci pensare che se quel qualcosa è più costoso lo apprezzeremmo di più. Il nostro cervello, inoltre, può abituarsi a collegare alcuni caratteri con determinate attività, così che quando lo vediamo ci evoca un preciso immaginario. Ad esempio, pensiamo a font come l’American Typewriter o tutti quelli che ricordano i caratteri delle vecchie macchine da scrivere. Inevitabilmente, la nostra mente fa un salto nel passato ed ecco che associamo l’aspetto di quelle lettere a qualcosa di vintage. I font, tuttavia, non hanno il potere di manipolarci, anche se le ultime ricerche di Sarah riguardanti i caratteri utilizzati nel packaging per alimenti mostrano come questi sono scelti dai brand per condizionare il consumatore e indurlo all’acquisto. Prodotti più gustosi o golosi, quindi, spesso hanno il nome scritto con un lettering curvo, lavorato, delizioso, che evoca l’esperienza di assaporare direttamente quel prodotto. Al contrario, soluzioni più salutari utilizzano caratteri neutri e un linguaggio più pratico e chiaro. LEGGI ANCHE: Conosci davvero i tuoi marchi preferiti? La ricerca “Branded in memory” svela quanto i loghi dei grandi brand fanno davvero parte di noi Newspaper typography

    “What’s Your Type: The Type Dating Game”, il Tinder dei font

    Progettato da Sarah per testare quanto si è “addicted” al mondo della tipografia e per aiutare qualsiasi giocatore a comprenderlo meglio e ad avvicinarsene, What’s Your Type è un gioco di carte che illustra le “personalità” dei font. I giocatori possono scegliere tra quattro diverse modalità di gioco, inclusa una versione “tipografica” del classico dire-fare-baciare. 50 carte, ognuna con un font differente. Facendo una selezione, o scartando quel carattere piuttosto che quell’altro, i giocatori cercano di trovare che cosa li attrae verso un determinato stile, e anche di capire cosa una determinata scelta potrebbe significare a proposito del proprio, di carattere. What's Your Type Il gioco, così, è l’ideale sia per i designer che per i non addetti ai lavori. Se da una parte un designer può sfruttare i dettagli sulle personalità dei vari font che le carte svelano per scegliere un determinato carattere per un loro progetto, dall’altra i non designer si dedicano a un’esplorazione generale e associano le caratteristiche dei font a sé stessi o addirittura a persone che conoscono, ad esempio. Giocando, capita di rendersi conto che inconsciamente siamo consapevoli di molti significati nascosti dei font, anche se non mancano le eccezioni. Un font storico e importante come il Bauhaus, ad esempio, è stato definito da alcune persone che non lavorano in ambito di design come divertente, amichevole, buffo, “ciambelloso”. A un designer o un appassionato, invece, viene normale associarlo al mondo dell’architettura, a un’ideologia che ha ispirato quello che è il design moderno. Con What’s Your Type, comunque, ci si può divertire a scegliere l’Helvetica o il Montserrat per il proprio CV, o a scoprire le differenze tra Brush Script e Bodoni. In ogni caso, è un’occasione per entrare a tutti gli effetti nel mondo della tipografia in modo divertente e spiritoso. LEGGI ANCHE: Il font di Netflix è stato creato per far risparmiare milioni all’azienda What's Your Type

    Le tendenze per i caratteri tipografici nel 2019

    Dalle ricerche di Sarah emergono anche alcune tendenze per l’anno corrente legate ai font. I brand più affermati in ambito internazionale, infatti, sembrano adottare sempre più stili senza grazie, neutri, dalle aziende tech (caratterizzate dall’utilizzo del minuscolo, delle geometrie, di stili in grado di trasmettere fiducia) ai grandi marchi di moda (uso del maiuscolo e del grassetto, in modo da evidenziare maggiormente il messaggio). Per quanto riguarda l’utilizzo quotidiano o di attività più piccole, invece, non ci sono tendenze particolari. Tuttavia, la tipografia è utilizzata sempre più per raccontare la storia di un determinato brand o prodotto. Ecco che la provenienza, i valori, gli obiettivi di un marchio sono comunicati con caratteri in grado di diventare veri e propri strumenti di storytelling.