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  • Facebook avrebbe dato a Netflix e Apple accesso ai messaggi privati, secondo il New York Times

    Lo scandalo venuto alla luce con Cambridge Analytica sembra non avere più fine

    19 Dicembre 2018

    Come riportato dal New York Times, la partnership di Facebook con le big del tech sarebbe andata molto oltre rispetto a quanto emerso finora. I documenti trapelati, così come le interviste a circa 50 ex dipendenti di Facebook e partner aziendali, rivelano che Facebook avrebbe consentito a determinate aziende l’accesso ai dati nonostante il divieto di condividerli senza autorizzazione esplicita. Complessivamente, delle operazioni descritte nei documenti avrebbero beneficiato oltre 150 società, la maggior parte delle quali sono imprese tecnologiche, compresi rivenditori online e siti di intrattenimento, ma anche case automobilistiche e organizzazioni dei media. Le loro applicazioni cercavano i dati di centinaia di milioni di persone al mese, come mostrano i dati acquisiti. LEGGI ANCHE: Il Garante della Privacy: Cambridge Analytica è la punta di un iceberg, ma le democrazie vinceranno zuckeberg

    Apple, Amazon, Bing e Netflix

    Le offerte, le più vecchie delle quali risalgono al 2010, erano tutte attive nel 2017. Alcune erano ancora in vigore quest’anno. La vicenda, che si basa sui rapporti pubblicati sia dal Times sia dal Wall Street Journal, descrive una serie di accordi di condivisione dei dati, di cui le persone non erano a conoscenza:
    • Avrebbe dato a Apple le informazioni relative al calendario degli iscritti, anche sa hanno disattivato questa condivisione. Ma Apple ha dichiarato di non essere a conoscenza di questo trattamento privilegiato e che i dati di cui si è parlato sono al sicuro.
    • Avrebbe dato ad Amazon i nomi e le informazioni di contatto di alcuni utenti, come parte di un accordo che sta per concludersi. Amazon non  ha fatto riferimento all’uso dei dati se non per specificare che li ha usati “in modo appropriato”. Qualcuno ha ipotizzato su Twitter che Amazon potrebbe aver utilizzato le informazioni per combattere le finte recensioni.
    • Avrebbe dato a Bing, il motore di ricerca di Microsoft, accesso alle informazioni riguardo gli amici degli utenti. L’azienda di Bill Gates afferma di aver completamente cancellato tutti i dati.
    • Infine, Spotify, Netflix e Royal Bank of Canada avrebbero avuto addirittura la possibilità di accedere ai messaggi privati di Facebook scambiati tra le persone.
    In particolare, è possibile che la collaborazione di Facebook con le aziende produttrici di hardware e software per dispositivi di accesso, tra cui gli smartphone, abbia dato vita a tutta una serie di accordi personalizzati, nell’ottica di fornire un servizio migliore alle persone, che ora possono ragionevolmente pensare che i loro dati siano stati oggetto di un enorme mercato. Netflix ha commentato così la notizia lanciata dal New York Times: “Negli anni abbiamo sperimentato diversi modi per rendere Netflix più social. Un esempio di questi, è la funzione lanciata nel 2014 che permetteva agli utenti di suggerire serie e film ai loro amici di Facebook attraverso Messenger o Netflix. La funzione però non è stata popolare e l’abbiamo eliminata nel 2015. In nessun momento abbiamo avuto accesso ai messaggi privati delle persone su Facebook o richiesto la possibilità di farlo.”

    Facebook risponde al Times

    Come risposta all’indagine del Times e ai dubbi che questa ha sollevato, la società ha riconosciuto che c’è molto lavoro da fare per riguadagnare la fiducia delle persone e ha evidenziato alcuni vantaggi della condivisione dei dati con le aziende, quando utilizzati in modo opportuno, compresa la possibilità di creare esperienze personalizzate anche su altri servizi. LEGGI ANCHE: Mark Zuckerberg va a Bruxelles a spiegare cosa è successo con Cambridge Analytica “I partner di Facebook non ignorano le impostazioni della privacy della gente, ed è sbagliato suggerire che lo fanno”, ha scritto in una email Steve Satterfield, direttore della privacy e delle politiche pubbliche su Facebook. “Nel corso degli anni, abbiamo stretto partnership con altre società in modo che le persone possano utilizzare Facebook su dispositivi e piattaforme che non supportiamo noi stessi, ma questi partner non sono in grado di utilizzare le informazioni per scopi diversi da quelli utili a migliorare l’esperienza delle persone”.