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  • Le ragazze che giocano ai videogame sono più portate per le discipline scientifiche, lo dice una ricerca

    Lo studio suggerisce che si potrebbero sfruttare anche gli stereotipi in modo positivo, per dar vita a un cambiamento

    13 Dicembre 2018

    Donne amanti dei videogame, quante ore, durante la vostra adolescenza avete trascorso in compagnia di personaggi come Zelda e Mario Bros? Forse non sapevate ancora che le ragazze che giocano ai videogiochi sono tre volte più portate per le discipline STEM. Eppure sembra essere davvero così. A svelarci che esiste una connessione tra l’amore per i video giochi e le discipline tecno-scientifiche è uno studio condotto dalla dottoressa Anesa Hosein, ricercatrice dell’Università del Surrey. LEGGI ANCHE: Il rapporto scuola-lavoro in Italia, spiegato con i numeri

    La ricerca

    Dopo aver analizzato una serie di dati del Longitudinal Study of Young People in England, relativi a un gruppo di teenager, l’autrice ha rilevato che le probabilità che le ragazze che giocano assiduamente ai videogame si laureino in Fisica, Tecnologia, Ingegneria oMatematica è tre volte maggiore rispetto a quelle che non amano i videogame. La dottoressa Hosein, ha esaminato nello specifico il comportamento e le scelte di 3.500 ragazze per capire se il loro livello di interesse per i videogame quando avevano 13 o 14 anni avesse potuto influenzare in qualche modo la scelta della carriera universitaria. È emerso che le ragazze che durante la loro adolescenza giocavano per più di nove ore a settimana avevano 3,3 volte più probabilità di iscriversi a corsi di laurea tecno-scientifici. Diverso il discorso per i giocatori di sesso maschile, per i quali le probabilità di studiare discipline STEM scendono a 1,5 volte. Il tutto a prescindere dal background socio-economico dei giovani , della loro etnia, e da altri elementi condizionanti. LEGGI ANCHE: Google ci aiuterà a scegliere la scuola giusta con la funzione di ricerca per il college

    Le possibili applicazioni dei risultati

    La dottoressa Anesa Hosein racconta: “I media molto spesso lasciano passare il messaggio, o meglio lo stereotipo che gli scienziati siano prevalentemente uomini geek, brillanti studiosi, ossessionati da hobby non sportivi come i videogame. Prendiamo, ad esempio, la famosa sitcom statunitense The Big Bang Theory, in cui i gli scienziati sono tutti personaggi maschili, laureati in materie scientifiche che giocano ai videogiochi. Al contrario, tutte le scienziate che appaiono nello show sono biologhe che non giocano ai videogame. In effetti diversi studi dimostrano come questi ambiti siano dominati prevalentemente dal sesso maschile”. La ricerca suggerisce che si potrebbero sfruttare questi stereotipi per dar vita a un cambiamento positivo. Incoraggiare le giovani donne a seguire le proprie passioni e giocare ai videogame potrebbe predisporle allo studio delle materie scientifiche all’università. Ciò permetterebbe di affrontare in modo pratico lo squilibrio di genere e la carenza di personale qualificato nel settore scientifico-tecnologico. L’autrice sostiene: “Sappiamo che solitamente gli studi scientifici vengono abbandonati intorno ai 16 anni. Si potrebbero quindi identificare le giocatrici appassionate che non abbiano superato quella soglia d’età e supportarle e incoraggiarle a proseguire”.