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  • 3 sfide che la TV tradizionale affronterà nel 2019 (per sopravvivere allo streaming)

    La complessità tecnica e i limiti della larghezza di banda continueranno ad essere fonte di grattacapi anche nel 2019

    6 Dicembre 2018

    Se pensando alla convergenza tra TV e digitale ci soffermiamo su quanto siano cambiati gli ospiti dei talk show, è il momento di ampliare i nostri orizzonti. Mentre la moderna esperienza televisiva diventa sempre più incentrata sull’accessibilità dei contenuti e la libertà di scelta, su cosa e quando guardare, i comportamenti dei telespettatori stanno cambiando. Un punto di partenza è dato dalla quantità praticamente illimitata di contenuti disponibili e un numero crescente di modi per visualizzarli. Nel 2017 negli US ci sono stati circa 487 diversi show TV: si tratta di un’enorme quantità di contenuti, con una crescita fortemente alimentata dai servizi di streaming che producono programmi originali. LEGGI ANCHE: Netflix sta testando un nuovo abbonamento (più economico) solo per dispositivi mobili I cambiamenti nella tecnologia digitale stanno inoltre contribuendo a dare al pubblico sempre più controllo, in particolare grazie ai dispositivi TV mobile e smart che stanno ampliando le opzioni di visualizzazione, anche per gli eventi dal vivo. Le persone tendono a disdire gli abbonamenti TV via cavo tradizionali, preferendo invece sottoscrivere servizi di streaming, soprattutto se sono disponibili pacchetti o abbonamenti più specifici e meno costosi. Questi sviluppi stanno influenzando le emittenti televisive ad evolvere le loro offerte per soddisfare le nuove aspettative del loro pubblico. Ma come? Ecco tre sfide che le emittenti tradizionali devono affrontare.

    Evoluzione dei modelli di reddito

    Le emittenti riconoscono prontamente la sfida di mantenere gli spettatori interessati e coinvolti su diverse piattaforme, bilanciando la necessità di proteggere i loro contenuti ed evitare la cannibalizzazione della programmazione televisiva tradizionale. Diventa quindi fondamentale adattare il modello di entrate, che deve integrare al meglio la pubblicità derivante dalla distribuzione digitale. Le emittenti stanno quindi lavorando per attirare nuovo pubblico digitale all’interno e all’esterno delle loro piattaforme. La soluzione identificata è un’attenta pianificazione delle opzioni di pagamento, che possono includere la visione di annunci pubblicitari, la sottoscrizione di abbonamenti o una combinazione di entrambi.

    Colmare il divario tecnologico

    La complessità tecnica e i limiti della larghezza di banda continueranno ad essere fonte di grattacapi anche nel 2019. La monetizzazione su più piattaforme, la lotta al buffering e la gestione della creatività pubblicitaria rendono più difficile offrire un’esperienza senza interruzioni. Le maggiori emittenti hanno hanno puntato sui servizi di TV on demand, per offrire agli spettatori la possibilità di scegliere quando, dove e come e cosa guardare senza sottoscrivere abbonamenti o installare antenne e parabole dedicate. Questa soluzione permette inoltre di espandere le opzioni di monetizzazione, perché fornisce un ritorno impensabile per la TV via cavo: la possibilità di ottenere e analizzare le statistiche di visualizzazione degli utenti.

    Allineare gli sforzi

    soglia attentiva da pesce rosso Per molte emittenti, le attuali strategie di entrate, le priorità di vendita e gli incentivi finanziari limitano la loro capacità di sfruttare appieno l’ecosistema digitale in evoluzione. Ad esempio, i team di vendita e acquisto sono spesso separati per canali associati, tradizionali e digitali, lasciando poco spazio all’interazione tra competenze diverse. LEGGI ANCHE: Il sito dell’ultima puntata di Better Call Saul diventa una campagna di AMC In quest’ultimo, in particolare, c’è anche da considerare possibili lacune in merito alla vendita e alla monetizzazione con successo dei video digitali, una sfida che suona particolarmente attuale se rapportata agli sforzi programmatici di vendita delle emittenti tradizionali. Ma gli sforzi per fronteggiare in modo proficuo la convergenza delle vendite di media digitali e TV coinvolgono anche i potenziali acquirenti degli spazi mediatici, quali agenzie e brand. Per le emittenti TV tradizionali, la scommessa è mettere l’innovazione digitale in cima alla lista delle priorità e lavorare per migliorare la percezione della pubblicità, sia che si tratti di integrazioni più creative, sia di studiare come massimizzare la resa di spot più brevi per venire incontro ai livelli di attenzione sempre più bassi del pubblico. La durata migliore? Secondo un recente studio dell’Advertising Research Foundation è di sei secondi, una tempistica familiare a chi lavora con Google Ads.