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  • Abbiamo visto (e vi raccontiamo) la mostra di Banksy a Firenze

    La comunicazione dell'artista britannico è uno specchio del nostro mondo, e osservare le sue opere è uno dei metodi più semplici e allo stesso tempo interessanti per scoprirne alcune delle sue sfaccettature

    14 Novembre 2018

    Banksy fa sempre parlare di sé, altrimenti non sarebbe uno degli artisti più popolari del 21° secolo. Recentemente è stato ancora molto bravo a monopolizzare l’attenzione dei media distruggendo una copia di una delle sue opere più importanti, “Ragazza con palloncino“, durante un’asta di Sotheby’s a Londra. Si è poi “autodenunciato” con un video pubblicato sul suo profilo Instagram, che ha fatto numeri da capogiro. Si tratta dello stesso video con cui si conclude la mostra “Banksy. This is not a photo opportunity” a Firenze, presso il Palazzo Medici Riccardi, in programma fino al 24 febbraio 2019. LEGGI ANCHE: L’arte di protesta di Banksy arriva a Milano (con una mostra non autorizzata) La mostra consiste in una selezione di 20 opere tra le più importanti dell’artista senza volto che è diventato uno dei comunicatori più irriverenti ed efficaci degli ultimi 20-30 anni.

     
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    . “The urge to destroy is also a creative urge” – Picasso

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    Conoscere e approfondire l’arte di Banksy

    Si nota subito che la mostra organizzata a Palazzo Medici Riccardi è curata nei particolari: una mostra che non vuole uscire dalle righe ma semplicemente presentare Banksy in tutte le sue sfaccettature, cercando di presentare correttamente un artista così particolare e controcorrente al più vasto pubblico possibile. LEGGI ANCHE: Apre i battenti la Biblioteca degli Alberi sotto i grattacieli di Milano “Banksy. This is not a photo opportunity”, infatti, non è una mostra per pochi, e riesce a trasmettere in modo semplice e diretto l’essenza dell’artista inglese.

    Il percorso espositivo

    La mostra inizia con una grande timeline in cui viene presentata la vita di Banksy e la sua attività in un’infografica esaustiva, in grado di far comprendere la cronologia delle varie opere e delle varie iniziative di cui l’artista “senza volto” si è reso protagonista, dagli anni ’90 fino a oggi. In questo modo, il visitatore può subito entrare in contatto con il mondo di Banksy, contestualizzandolo a livello artistico, semantico e temporale. Ad aiutarlo nell’esposizione, tra le varie opere sono presenti alcune citazioni dello stesso artista britannico, con riferimenti specifici al conformismo, alle mode, alla guerra, alle problematiche che Banksy ha sempre denunciato attraverso le sue opere. Il percorso espositivo non è altro che una selezione delle 20 immagini che più hanno caratterizzato il successo planetario dello street artist più famoso al mondo. Proprio Banksy predilige una diffusione seriale, orizzontale, dell’arte. L’esposizione e la creazione di oggetti unici non è affine a un artista come lui, caratteristica che ha ereditato dal padre della Pop Art, Andy Warhol, di cui viene spesso considerato l’erede. Così ci si ritrova di fronte a diverse opere dell’artista che sono diventate delle vere e proprie icone di rivolta e protesta, ma anche di tremenda e agghiacciante verità e attualità.

    Capitalismo, guerra, amore

    Flying Copper“, che raffigura un poliziotto in tenuta anti sommossa con al posto del volto uno smile sorridente e delle ali da angelo che spuntano dalle spalle, ad esempio, vuole contrapporre il classico sorriso che tutti i giorni tutti noi utilizziamo sui nostri smartphone a un fucile, per farci riflettere su come oppressione e minaccia possano nascondersi dietro a un volto amico, come chi amministra la pace possa essere un pericolo per la pace stessa.   “Laugh Now“, l’immagine della scimmia con il cartello appeso al collo che porta la scritta “Laugh now, but one day we’ll be in charge”, invece, vuole essere una testimonianza di come l’umanità si approfitta arrogantemente del regno animale e in generale delle altre forme viventi sul pianeta. Le parole della scimmia sembrano una profezia.   LEGGI ANCHE: Abbiamo provato quel sushi dove paghi con i follower di InstagramNapalm. Can’t beat the feeling” è forse la stampa che colpisce di più emotivamente di tutta la selezione della mostra. Nel lavoro di Banksy viene raffigurata Kim Phuc, la ragazzina diventata celebre grazie alla significativa foto scattata durante la guerra in Vietnam, nel 1972, tenuta per mano da un pupazzo di Topolino e dal pagliaccio di McDonald’s. La critica al capitalismo e al consumismo è chiara, anche ponendone l’America come simbolo d’eccellenza.   “Love Rat” è una delle numerose immagini realizzate da Banksy con come protagonista un ratto. Per l’artista, i ratti “esistono senza permesso, sono odiati, braccati e perseguitati, vivono in silenziosa disperazione tra il sudiciume. E tuttavia sono in grado di mettere in ginocchio intere civiltà”. Apparentemente potrebbe sembrare una stampa graziosa, ma se la si osserva bene il cuore disegnato con il pennello sulla parete dal topo è come se sanguinasse. Banksy probabilmente ci vuole ricordare che l’amore, a volte, può anche far male.   “Sale ends today“, invece, è un’altra critica al conformismo più sfrenato. Un’immagine non molto conosciuta di Banksy ma sicuramente molto d’effetto. Figure riprese da scene bibliche, caratterizzate da un gruppo di donne che si dispera davanti alla passione del Salvatore, che però in quest’opera viene sostituito da un banale cartello rosso che annuncia la fine dei saldi. È questa la nostra vera fonte di disperazione, al giorno d’oggi?   Delle 20 opere esposte alla mostra di Firenze, ogni visitatore può cogliere diverse sfaccettature e fare la propria personale riflessione. C’è da dire, però, che facendosi strada tra le citazioni dell’artista, “Love is in the air“, o “Girl with baloon“, invece che “Pulp Fiction“, l’esposizione promossa e prodotta da MetaMorfosi Associazione Culturale, con il patrocinio di Firenze Città Metropolitana e il sostegno della Regione Toscana, in collaborazione con Muse, curata da Gianluca Marziani e Stefano Antonelli, consiste in un’analisi accurata ed esaustiva dei confini semantici tra cui un artista così particolare come Banksy si colloca. Veicolandone le origini, i riferimenti, le tematiche affrontate, la mostra è in grado di comunicare l’artista sia all’appassionato sia a chi nemmeno lo conosce. Impossibile non appassionarsi, e con Banksy è difficile uscire da una mostra insoddisfatti. La comunicazione dell’artista britannico è uno specchio del nostro mondo, e osservare le sue opere è uno dei metodi più semplici e allo stesso tempo interessanti per scoprirne alcune delle sue sfaccettature. Citando le parole di Marziani, infatti, “Banksy, come fosse un Umberto Eco che ha scelto la strada al posto delle aule universitarie, somatizza le molteplici contraddizioni semantiche del nostro tempo. In un’epoca dove analogico e digitale convivono per ovvie ragioni, dove la tecnologia velocizza i tempi ma cambia i parametri vitali, dove la Democrazia traballa in mille modi, in un mondo del genere ecco un autore che fa implodere i codici del narcisismo (la peggior patologia collettiva dei nostri giorni), restando invisibile ma lavorando su strade e luoghi pubblici, sgretolando con ironia i poteri forti, inventando icone urbane che somatizzano i nodi lampanti di questo millennio”.