• About Author

  • Tutta l'Informazione Ninja nella tua mail

  • Con “Pepitosa in carrozza” scopriamo quanto sono accessibili le città italiane

    "Il turismo in Italia è complesso e spesso scomodo, specialmente per chi viaggia sempre seduto"

    26 Ottobre 2018

    “Potrei annunciare l’amore della vita, un matrimonio, la nascita di qualcuno, invece non annuncio, ma vi racconto un nuovo progetto, felice, come se fosse l’unione di quanto scritto sopra”. Inizia così la descrizione del progetto di crowfounding realizzato sulla piattaforma Eppela da Valentina Tomirotti, meglio conosciuta come Pepitosa. Si parla di autonomia, si parla di voglia di indipendenza, si parla di necessità di viaggiare da sola e raccontare la bellezza del territorio italiano, ma al tempo stesso andare a scandagliare l’eventuale presenza di barriere architettoniche. Valentina Tomirotti, laureata in scienze della comunicazione e giornalismo, vive a Mantova e convive da sempre con la displasia diastrofica, ma sogna di poter diventare presto una travel agent e mappare l’accoglienza del territorio italiano per portatori di handicap attraverso la sua esperienza, che sarà raccontata tappa dopo tappa sui suoi seguitissimi canali social e sul suo blog. Pepitosa non è mai come te l’aspetteresti e la sua disabilità fisica non è un limite, non può esserlo. Infatti proprio oggi ha preso la patente: la sua autonomia è sempre più vicina e nelle Stories su Instagram afferma “È come se mi avessero detto improvvisamente: Vale puoi camminare”. pepitosa-in-carrozza La sua energia è contagiosa, la sua grinta è lì che sfida ogni abituale concezione di disabilità. Le abbiamo rivolto alcune domande.

    Il progetto di una guida turistica accessibile

    Com’è nato il progetto di Crowfounding “Pepitosa in carrozza”? «Il progetto “Pepitosa in carrozza” è nato dal voler soddisfare una necessità. Il turismo in Italia è complesso e spesso scomodo, specialmente per chi viaggia sempre seduto. Ho cercato di riunire la domanda e l’offerta, shakerando il tutto e provando a dar vita ad una soluzione: creare guide turistiche accessibili che raccontino il nostro Paese da una visuale diversa. Stavo prendendo la patente e quindi tutto coincideva con l’idea di movimento in autonomia, così ho iniziato a raccontare sul web tutto questo percorso preventivo che ha dato reale benzina al progetto vero e proprio. “Pepitosa in carrozza” non è solo questo, ma è un nuovo modo di concepire il viaggio in autonomia per una persona portatrice di handicap che è quasi sempre declinata al plurale negli spostamenti. Grazie all’acquisto di una macchina con allestimento futuristico, sarò in grado di salire, guidare e scendere rimanendo sempre seduta sulla mia carrozzina a motore. Raggiungerò le mete turistiche e anche gli spostamenti saranno parte integrante del racconto del viaggio: farò salire a bordo persone e personaggi che vorranno affrontare il tema dell’accessibilità non solo in termini di barriere architettoniche, ma anche sociali e mentali, mandando live sui miei canali social questi interventi. In questo modo il pubblico viaggerà con me e potrà interagire creando un ulteriore “movimento” di promozione turistica. Non solo, aziende e brand che credono in quest’idea potranno partecipare commercialmente contribuendo alla riuscita decidendo di comparire con un adesivo sulla carrozzeria dell’auto». Hai già un’idea di cosa ti aspetti cercando di tracciare la mappatura territorio italiano dal punto di vista delle barriere architettoniche partendo da quattro città (Milano, Firenze, Roma e Napoli)? «Vorrei mappare le città prima limitrofe alla mia. Io sono di Mantova, vorrei iniziare dalla mia, poi Verona, Brescia e Bologna e poi spostarmi su più lunghi chilometraggi come Milano, Firenze, Roma e Napoli fino ad arrivare a Matera. Non so se riuscirò in breve tempo, ma voglio prendermelo tutto per dare un reale contributo al racconto di un viaggio fattibile. Non sarà facile e non è fattibile dare delle tempistiche certe, ma sicuramente sarà un viaggio utile a molti e non solo a coloro che vivono la condizione di portatori di handicap. In alcune città l’abbattimento delle barriere è più marcato, in altre manca proprio la cultura, spero con il mio progetto di contribuire anche a questo. Le città saranno fruibili molto poco, ma spero che le amministrazioni comunali trovino il tempo di dare ascolto alla mia voce sul campo per trovare situazioni idonee o almeno di iniziare a progettarle». Il tuo progetto potrebbe dar vita a numerosissime iniziative e al tempo stesso far luce sull’eventuale mancanza di accessibilità a siti culturali: cosa pensi di poter cambiare? «Vorrei cercare di contribuire a cambiare la cultura dell’accessibilità, l’idea di abbattimento delle barriere che non è sempre questione di spianare uno scalino, ma anche di creare eventi collaterali per coinvolgere il tessuto sociale come gli studenti, ad esempio». pepitosa-intervista-disabilita

    La comunicazione della disabilità sui social

    Hai molto seguito sui social. Quali sono le domande, i complimenti o le critiche che ti vengono rivolte maggiormente? «La mia vita social è lo specchio della mia vita reale, non ho costruito nessun personaggio e questo credo possa premiare la sincerità con la quale affronto anche certi temi non così convenzionali per la rete, come l’inclusione emozionale, il sesso e la discriminazione. Le domande che mi arrivano fortunatamente non riguardano solo ciò che si vede di me, non perché non sia disponibile a rispondere, ma perché non sono solo questo, sono una donna, una professionista, una persona che sa cosa vuole comunicare. Mi chiedono di non smettere, di toccare sempre più aspetti banali della vita quotidiana per diventare sprone a tutti coloro che si sentono messi al bando. Chi non riceve critiche vuol dire che sopravvive, grazie al cielo ho deciso invece di vivere e so che questo comprende anche colpi in faccia, ma sono consapevole di cosa voglio comunicare, riesco a gestirli con qualche mal di stomaco che poi passa». pepitosa-9muse-tomirotti Sarai una delle Muse dell’evento 9 Muse che si terrà a Milano il 10 novembre dove le protagoniste sono esclusivamente donne che hanno realizzato il proprio progetto/sogno e che siano da esempio e stimolo motivazionale. Ci anticipi cosa ti piacerebbe mettere in risalto nella tua storia? «Il palco del 9 Muse è un bellissimo punto di incontro dell’universo femminile, non chiuso ad una pura questione di genere, ma un trampolino per capire che il cambiamento è fattibile e spesso dipende solo da noi. Su quel palco sarò Valentina come sempre e porterò l’argomento della percezione dell’immagine che diamo di noi stessi. Ad esempio, io NON sono la mia disabilità, non vado protetta per questo, non vado ascoltata perché diversa, al massimo perché racconto qualcosa di insolito e parlerò un po’ di vita pratica. Non voglio dire di più, perché vorrei vedervi tutte davanti a me».