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  • Abbiamo passato una notte al Robot Hotel a Chengdu, in Cina

    Una storia di turismo e innovazione, ma anche di aspettative tradite e delusione

    17 Ottobre 2018

    Questo articolo è stato scritto da Erica Giopp, Chinese Luxury Travel Expert Questa è una storia di Cina e tecnologia, di turismo e innovazione, ma soprattutto di grandi aspettative e delusioni. Una storia che inizia a luglio con un articolo, letto distrattamente, che parlava del primo hotel al mondo senza personale, in Cina. In poche parole, un Robot Hotel appena aperto a Chengdu, nella provincia del Sichuan. robot_03 La notizia ha subito attirato la mia attenzione e, non appena è capitata l’occasione di passare per Chengdu, non mi sono lasciata sfuggire l’occasione di prenotare una stanza per me e una mia amica nel rinomato hotel.

    Robot Hotel in Cina: il check-in

    Siamo arrivate all’ingresso del Robot Hotel di Chengdu a mezzanotte. La mia amica del posto aveva prenotato una stanza attraverso WeChat, registrando il suo documento d’identità (sì, solo il suo).  Abbiamo ricevuto da WeChat il codice che permette l’apertura della porta principale e subito davanti a noi si è aperta la reception, o meglio: una micro reception ridotta a due schermi sui quali scansionare i nostri documenti per finalizzare il check-in e accedere alla nostra stanza. Appena iniziato il processo di scansione, però, il terminale si è bloccato: il mio passaporto, infatti, non veniva riconosciuto dal sistema automatizzato. In assenza di personale “fisico” a cui rivolgerci, abbiamo contattato nuovamente il servizio clienti di WeChat che ci ha velocemente rassicurato inviando l’assistenza. robot_01 Finalmente arriva un robot!– ho esclamato sicura e un poco emozionata, rivolgendomi alla mia amica. Spunta in quel momento, in cima alle scale, un giovane ragazzo, il classico portiere di notte degli alberghi a tre stelle sulle tangenziali, di quelli che accolgono gli autisti dei pullman sfiniti dalle giornate di pellegrinaggi dei turisti cinesi verso il The Mall di Firenze. In un mandarino discutibile, il ragazzo ci ha chiesto di vedere il mio passaporto; quindi, esaminato con cura (e al rovescio) e ci ha comunicato un nuovo codice per aprire la porta della stanza. Check-in effettuato! Che tempi lunghi per una struttura totalmente automatizzata! 

    Come sono le stanze del Robot Hotel

    Abbiamo trascinato la valigia su per le scale (hai letto bene, niente ascensore nel Robot Hotel 5.0) e siamo entrate in camera. L’arredamento non era esattamente in puro stile Fengshui come ci si potrebbe aspettare: una cura non esattamente puntuale del servizio di biancheria, una comunissima moquette sul pavimento e anche un bagno… senza porta! Ormai era un po’ tardi per scomporsi e pensare a delle alternative e, chi ha il piacere di viaggiare spesso in Cina, sa che è possibile trovare sistemazioni peggiori, dunque ci sistemiamo e ci accomodiamo. via GIPHY In effetti, la mancanza totale delle porte tra le stanze ci ha permesso di conversare comodamente senza alzarci dal letto, ma una domanda continuava a rimbalzare tra le pareti della mia scatola cranica: “Come mai in un Robot Hotel non ho ancora visto nemmeno un robot?”. Ho iniziato a mettere seriamente in dubbio le indicazioni reperite online su Baidu e la mia comprensione del cinese: “Domani controlliamo in rete, buonanotte!”, ho concluso la conversazione prima di spegnere la luce per riposare. ctrip2 Ok, ma come si spegne la luce in un Robot Hotel? In quella stanza completamente illuminata a giorno, trovare un banalissimo interruttore ON/OFF sembrava impossibile.

    Un robot hotel senza robot

    Dopo diversi, inutili e a tratti esilaranti tentativi, non ci è rimasta altra possibilità che contattare nuovamente lo staff di WeChat, inviando la nostra richiesta d’aiuto: “Stanza 13080, non riusciamo a spegnere la luce, aiuto!!!“. E loro, pronti: assistenza in arrivo! Inutile domandarselo: neppure ora si trattava di un robot, di un automa, di un androide, un computer con le gambe, una calcolatrice con le ruote. Nulla: anche questa volta un ragazzino mezzo addormentato ha bussato alla nostra porta con la soluzione al problema della privazione del sonno. “State ferme a letto e le luci si spegneranno da sole dopo pochi minuti”, ci ripeteva mentre lo fissavamo con aria poco convinta. hotel robot Poco fiduciose della riuscita gli abbiamo chiesto di rimanere fuori e di attendere il nostro grido, “OK”, per confermargli che tutto fosse andato a buon fine. Distese, immobili e trattenendo il respiro per tre minuti, siamo finalmente riuscite nella magia di far spegnere l’illuminazione. E subito io, con gioia: “Ooookeeeeyyyy!!!”, ho urlato alzando le braccia, esultando in segno di vittoria. E sì, immediatamente si sono riaccese le luci. Per vivere in Cina ci vuole esercizio. Esercizio e autodisciplina.

    Unmanned intelligence hotel non significa Robot Hotel

    Mi sono addormentata pensando alla grande differenza fra un hotel automatizzato e uno robotico tipo Star Wars, come nel mio immaginario. In effetti, l’insegna all’ingresso recita 无人智慧酒店, cioè “unmanned intelligence hotel”. Quella notte ho sognato che C3-PO mi avrebbe portato la colazione a letto, ma quando mi sono svegliata per andare al bagno, ho illuminato l’intero piano, svegliando praticamente tutti. A quel punto ci siamo ributtate nella mischia, cercando informazioni e provando a saperne di più su questo Robot Hotel di Chengdu. Come in una classica puntata di Black Mirror, ci siamo trovate al centro di una tecnologia che non riusciamo a gestire.
    Ctrip
    Fonte: Ctrip
    E la cosa si è fatta davvero misteriosa, come da copione: a parte un comunicato stampa che annunciava l’apertura del Robot Hotel, niente di molto esplicativo. Il link presente nel comunicato, indirizzava direttamente al canale di prenotazioni, senza passare dal sito della struttura. Anche un rapido check tra i contatti locali ha dato esito negativo: nessuno di loro aveva mai sentito parlare di questo fantomatico (a questo punto) robot hotel. Abbiamo passato così la notte, fino all’orario di colazione (non inclusa nei servizi). La portineria non c’è: è infatti sostituita da armadi automatici nei corridoi dove è possibile depositare i bagagli e recuperarli dopo 24 ore. La procedura è semplice: la serratura si blocca e si sblocca con la scansione di un QR code. Che non funzionava, ovviamente! Prima che io tornassi a chiedermi “Ma allora i robot?”, l’addetto al customer service di turno, sempre diverso ma sempre ugualmente assonnato, ha risolto il problema. Via, prima che si blocchi di nuovo anche la porta! Epilogo Abbiamo poi scoperto che la stessa catena di hotel dispone di un paio di robot antropomorfi nelle sedi di Shenzhen, che accompagnano i clienti alle camere o trasportano acqua e asciugamani ma a Chengdu, nonostante la struttura abbia aperto a gennaio, i camerieri robot non erano ancora arrivati. hotel robot2 Sembra che molti degli hotel a 5 stelle in Cina abbiano già personale robotico in reception: si tratta di macchine statiche che assistono i clienti durante le procedure di check-in e check-out, ma non si tratta di una tecnologia diffusa, al momento. Nel frattempo giovani ragazzi cinesi improvvisati concierge passano le notti insonni per assistere analogici clienti tra interruttori della luce e QR code non funzionanti, in un imbarazzante tentativo di stare al passo con i discutibili cambiamenti dei propri tempi.