• About Author

  • Tutta l'Informazione Ninja nella tua mail

  • Così l’innovazione sta cambiando l’idea dei confini geografici (e alcuni Paesi hanno già cominciato)

    Utilizzano monete virtuali e offrono la cittadinanza online, tra moderne utopie e innovazione

    13 Settembre 2018

    Utopia. Un termine antico, ma più che mai moderno. Sono passati più di cinquecento anni da quando Tommaso Moro ha tratteggiato le caratteristiche di una società ideale, basata sull’assenza di proprietà privata, sul rifiuto dell’oro come base di ricchezza e in generale sul benessere e la felicità di tutti i cittadini. Eppure i tentativi di attuare una o più di queste caratteristiche non sono finiti poi così bene. Il mondo dovrebbe arrendersi davanti alla sua stessa imperfezione? Forse. Ma, per fortuna, ancora non succede. E ci sono alcuni Paesi che, più di altri, provano a sfruttare le possibilità offerte dalle nuove tecnologie per introdurre un nuovo modo di vivere, di lavorare, di utilizzare il denaro. Paesi da tenere d’occhio, sperando che qualcuno di loro riesca davvero a passare da U-topia, “non luogo”, a EU-topia: “luogo della felicità”.

    Liberland e i nuovi stati a cui richiedere subito la cittadinanza

    Quando si tratta di introdurre dei cambiamenti, ci sono luoghi nel mondo che lo fanno un po’ più di altri. E soprattutto persone. liberland Una di queste dev’essere Vit Jedlička, il politico attivista ceco che il 13 aprile 2015 ha piantato la bandiera di Liberland su un pezzetto di terra di nessuno al confine tra Croazia e Serbia. La data della fondazione dello stato già la dice lunga sulle sue idee politiche, visto che è la data di nascita di Thomas Jefferson. Ebbene, da allora Liberland, Stato autoproclamato e non riconosciuto formalmente da nessun altro, 7 chilometri quadrati sulla sponda occidentale del Danubio, ha saputo distinguersi per innovatività, attirando più di 400.000 richieste di cittadinanza nel 2017. Il suo presidente, in effetti, era un fautore della riduzione delle tasse e delle regolamentazioni già nel suo ruolo politico nella Repubblica Ceca, ma quando si è reso conto dell’esistenza di questo lembo di terra conteso tra due Stati e formalmente “libero” ha avuto un’illuminazione: “è più facile far nascere un nuovo Stato che sistemarne uno esistente“. Ed è nata Liberland. LEGGI ANCHE: 10 consigli per essere felici sul posto di lavoro (e non pensare più alla fuga) La tassazione è nulla, anzi, volontaria, il sistema politico è decentralizzato e distribuito, le parole d’ordine per poter diventare cittadini di questo Paese sono il rispetto della libertà individuale di ciascuno, con uno Stato alle spalle che riduce tutte le sue funzioni al minimo. Come può avvenire tutto ciò? Principalmente grazie alla tecnologia. Il governo è molto ridotto ed eletto elettronicamente, i piani architettonici si basano su tecnologie innovative e l’utilizzo di fonti rinnovabili e sostenibili. Ma è soprattutto la gestione economica che vuole essere innovativa, con criptovaluta come parola d’ordine. Non c’è una moneta unica ma anzi, degli speciali bancomat convertono i contanti in valute digitali, unica forma di pagamento accettata. Questa caratteristica è comune a tutti i nuovi Stati del mondo. Eh sì, perché Liberland non è l’unica utopia dei giorni nostri: per gli amanti dei luoghi più esotici ci sono anche Sol a Puerto Rico, nonché l’ecosistema Floating City Project nella Polinesia Francese. Le criptovalute sono fondamentali per la nascita e la crescita di questi luoghi utopici, sia perché permettono di finanziare il progetto nella sua fase iniziale, sia perché concedono una fuga dai sistemi economici classici e una liberazione dal controllo dei governi centrali, con la corruzione e le inefficienze che ne derivano.
    tomorrowland-innovazione-tecnologia-futuro
    Un frame dal film “Tomorrowland – Il mondo di domani”
    Insomma, chi è pronto a richiedere la cittadinanza? Ovviamente, la richiesta si fa online, a questo indirizzo. Ma c’è un solo, piccolo problema: i cittadini stessi potrebbero non riuscire a entrare a casa propria. Gli Stati limitrofi non vedono di buon occhio questo nuovo vicino, e in particolare casi di detenzione in Croazia nei confronti di chi cerca di attraversare illegalmente la frontiera (e non c’è un modo legale, non essendo riconosciuta) potrebbero scoraggiare molti. LEGGI ANCHE: Nutella cerca assaggiatori per cacao e nocciole (ma non è un lavoro a tempo pieno)

    Estonia, dove la residenza è virtuale

    Eh sì, perché nel mondo moderno non si può non riconoscere la presenza di un numero sempre più cospicuo di persone che chiamano “casa” il mondo, i nomadi digitali. Ed è proprio a loro che ha pensato l’Estonia, volendo investire in un’idea di futuro del lavoro che è remoto, distribuito e digitale. E le difficoltà burocratiche per l’ottenimento del visto sono uno degli elementi che più frenano questa spinta. Al momento i nomadi digitali sono forzati ad utilizzare i visti turistici e lavorare online, non essendoci politiche che permettano una permanenza di breve-medio termine lavorativa senza assunzione. O almeno, finora. Perché l’e-visa e l’e-residency estone invece permettono proprio questo, dando un accesso di 3 mesi anche a tutta l’area Schengen, nonché a servizi come quelli bancari e la capacità di fare impresa (online) senza la necessità di risiedere permanentemente nel Paese. e-residency-estonia In fondo è facile, quando sei uno dei Paesi più digitalizzati al mondo, con tutti i maggiori ambiti governativi (voto, legislazione, giustizia, salute, tassazione, ecc.) uniti in un’unica, ambiziosa piattaforma online. Così i cittadini non devono fare la dichiarazione dei redditi, perché tutte le informazioni sono già nel sistema; i pazienti non devono portare la propria storia medica dal dottore, perché questi può accedervi direttamente online; tutti i processi burocratici possono essere svolti online dal proprio PC, compreso votare e pagare il parcheggio. Una via antitetica rispetto a quella inglese della Brexit, ad esempio, di cui sarà interessante osservare gli sviluppi. Il caso dell’Estonia è particolarmente innovativo, ma in realtà guardandosi intorno è facile vedere come molti Paesi, in particolare quelli nordici, cerchino di introdurre e portare avanti le proprie personali utopie. E l’Italia non potrebbe fare altrettanto? Alcuni sostengono di sì, come si è discusso recentemente al Giffoni Film Festival, teorizzando un Paese che si ponga come capitale ideale dei nomadi digitali, per qualità della vita, cultura e bellezza dei luoghi. In effetti, non ci manca niente. Una vera EUtopia, che ponga la felicità al centro dei propri interessi grazie alle moderne tecnologie.