Mettiamola così, chi ha creduto in Amazon sin dall’IPO è stato premiato: un investimento da mille dollari allora oggi varrebbe quasi 1,4 milioni di dollari. E’ uno degli effetti della corsa da record della società di Jeff Bezos, che ieri ha toccato ieri i 1.000 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato, con i titoli che sono volati a 2.050,27 dollari, sfondando la soglia del trilione di dollari. Il 4 settembre sarà ricordato nella storia: Amazon è entrata così nel super esclusivo club dei 1.000 miliardi, di cui fa parte solo Apple (la capitalizzazione di mercato già raggiunta da Apple ad agosto. Cupertino è stata la prima società americana quotata a raggiungere questa vetta).
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Fondata nel 1994 in un garage di Seattle da Bezos come una piccola libreria online, Amazon è un gigante con oltre 200 miliardi di dollari di vendite annuali e più di 575 mila dipendenti: di ogni dollaro speso online negli Stati Uniti, 49 centesimi sono spesi su Amazon. Una storia lunga 28 anni che l’ha portata in Borsa nel 1997, quando raccolse solo 54 milioni di dollari, per una valutazione della società di 438 milioni. Il colosso sopravvissuto alla bolla dotcom solo grazie a un bond convertibile dell’ultimo minuto da 672 milioni di dollari nel febbraio del 2000, poche settimana prima che il mercato iniziasse a crollare.
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La corsa di Amazon, che a luglio ha chiuso la sua prima trimestrale con utili netti sopra i 2 miliardi di dollari, è stata da brividi: soltanto nell’ultimo anno il suo valore è cresciuto di 520 miliardi, una cifra superiore alla capitalizzazione di Berkshire Hathaway o di Facebook. Ci sono voluti solo 165 sedute per passare da una capitalizzazione di 600 miliardi, raggiunta a gennaio, a quella, appunto, storica toccata ieri.
A tallonare il gruppo sono Alphabet e Microsoft, con una market cap intorno agli 850 miliardi di dollari ciascuna. Facebook raggiunse nel luglio 2017 una capitalizzazione di 500 miliardi di dollari un giorno dopo Amazon e da allora è rimasto su quei livelli per colpa dello scandalo legato a Cambridge Analytica (esploso lo scorso marzo) e dello scetticismo sulla sua crescita. Quando si quotò nel 1997, Amazon valeva meno di 500 milioni di dollari. All’epoca, le aziende con la maggiore capitalizzazione erano la conglomerata General Electric, il colosso petrolifero Exxon e il gigante delle TLC AT&T. Ora il mondo è cambiato e Amazon ha rivoluzionato il settore retail (con l’acquisizione della catena di supermercati Whole Foods) e si appresta a fare altrettanto in quello sanitario, per esempio (con la farmacia online PillPack).
La corsa di Amazon non sembra al momento destinata a fermarsi. Il colosso si sta affermando sulle raccolta pubblicitaria online, minacciando Google e Facebook. E’ a caccia della sua seconda sede negli Stati Uniti, e ha avviato contatti con Hollywood per finanziare alcuni film in cambio dei diritti online, sfidando così Netflix.
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