Quando e perché usare il Native Advertising nel Digital Media Mix
Inserisci questo strumento negli step più giusti del funnel per ottenere la migliore perfomance
12 Luglio 2018
In molti casi si parla di Native Advertising come di “un’evoluzione della display advertising”, in altri come di “una tattica di content marketing” o come sinonimo di “contenuti sponsorizzati”. Probabilmente sono vere tutte queste definizioni. Se però ti occupi di Media Planning e Digital Strategy, la cosa più importante che devi capire è quando e perché usare il native in una strategia digital globale per il brand. Per rispondere a questa domanda è opportuno che richiami alla mente il classico funnel. Ricorderai che gli step fondamentali che trasformano un utente in cliente sono i famosi tre:
- Awareness: generare il bisogno e far conoscere un brand/prodotto/servizio
- Consideration: motivare l’acquisto di un determinato brand/prodotto/servizio
- Conversion: spingere l’acquisto di un brand/prodotto/servizio
Tutti i livelli del funnel
Iniziamo col dire che in una strategia digitale tutti questi step sono importanti, perché contribuiscono in egual misura al raggiungimento del risultato, ovvero -banalizziamo- una vendita. Spesso però i budget delle aziende si concentrano solo sulla cima del funnel (la parte di “branding”) e sul fondo (la parte di “performance”): infatti è molto frequente trovare solo queste due voci di budget nei dipartimenti marketing delle aziende. In una partita di calcio nella quale il goal è l’acquisizione del cliente, la difesa è l’awareness e l’attacco è la performance, troppo spesso ci si dimentica del centrocampo, ovvero la consideration. Ma senza centrocampo si fa molta più fatica a vincere la partita, perché l’unico modo di andare in rete è lanciare la palla dalla difesa all’attacco, con un enorme dispendio di risorse umane e di tempo. Perché è più difficile? Perché oggi l’utente, seppur interessato a un prodotto/servizio, ha molte alternative online e deve orientarsi tra queste. Per scegliere un Brand, ha bisogno di motivazione, di engagement, di fiducia: tutte stimolate, appunto, da attività finalizzate alla consideration. Facciamo un esempio. Ipotizziamo di essere un Tour Operator specializzato in viaggi avventurosi, con l’obiettivo di vendere pacchetti attraverso il proprio sito web:- Con investimenti in branding/awareness posso far sapere che vendo un tour in canoa del Rio delle Amazzoni, incuriosendo e generando il bisogno di un pubblico in target
- Con investimenti in performance posso portare all’acquisto gli utenti che già volevano comprare un viaggio avventuroso
- Con investimenti in consideration posso illustrare le particolarità uniche di un viaggio in Amazzonia, cosa mi distingue dagli altri tour operator, cos’ha di speciale il mio viaggio, motivando “perché” un utente dovrebbe acquistarlo. In una parola devo fare content marketing
I formati adatti ad ogni step
Venendo in dettaglio al mondo advertising, quali sono i formati pubblicitari più indicati per ognuno di questi step?- Per quanto riguarda la parte di branding, sicuramente puoi utilizzare formati rich media ad alto impatto (es: intro page, skin ecc…) e formati video advertising (in-stream e out-stream). Essendo la parte alta del funnel, i KPI che guidano l’awareness sono la Reach e la Frequenza, quindi hai bisogno di canali con bacino di utenti molto ampio e targettizzabile per audience, come ad esempio Facebook, Youtube, siti editoriali Premium ecc…
- Riguardo la parte performance, gli strumenti più efficaci sono quelli del search marketing perché consentono di indirizzare un bisogno esplicito dell’utente, fornendo una risposta immediata. Tornando all’esempio di prima se cerco “Viaggi avventurosi Amazzonia” su Google, avrò subito la mia risposta come annuncio sponsorizzato.