Un paio di giorni fa l’iniziativa di Wikipedia di auto-oscurarsi in Italia aveva riportato sulle prime pagine dei giornali le discussioni del Parlamento europeo sul copyright. Ieri le votazioni e il no dell’UE alla nuova direttiva, lasciando di fatto una situazione che secondo molti agevola solo i giganti del web.
“Difendiamo una rete aperta – La proposta di direttiva sul diritto d’autore mette a repentaglio i valori, la cultura e l’ecosistema da cui Wikipedia dipende. Il 5 luglio chiediamo a tutti i deputati del Parlamento europeo di votare contro e consentire un dibattito democratico”, si leggeva pochi giorni fa entrando sul sito italiano di Wikipedia, che ieri ha invece sbloccato tutti i contenuti, di nuovo visibili per gli utenti italiani.
La protesta, insomma, è finita.
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Ma quali erano i diritti messi in discussione? E quali sarebbero potuti essere gli effetti della decisione di ieri all’Europarlamento?
In particolare sono state le modifiche agli articoli 11 e 13 della proposta a suscitare l’acceso dibattito. Questi riguardavano l’obbligo di riconoscimento economico dei contenuti diffusi dalle piattaforme (articolo 11) e la possibilità di impedire il caricamento online di materiale protetto da copyright (articolo 13). A primo impatto quindi una sorta di “censura” sui contenuti pubblicabili in rete e in particolare per Wikipedia questo poteva costituire un serio problema nel caricamento e nella diffusione dei propri contenuti.
In realtà, la direttiva riguardava nello specifico anche il rapporto fra piattaforme dei giganti online (come Facebook o Google) ed editori, con lo scopo di disciplinare il riconoscimento economico del diritto d’autore nell’era del Web, aggiornando una norma ferma al 2001. E 17 anni nell’era di Internet possono considerarsi un’eternità.
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Certamente, come sottolineato da Wikipedia, l’aggiornamento della direttiva rischiava di minacciare la libertà online, creando così ostacoli all’accesso alla Rete e imponendo nuove barriere e restrizioni, limitando, tra l’altro, anche le possibilità di ricerca sul web da parte degli utenti.
La discussione al Parlamento UE ha suscitato un forte dibattito in tutto il mondo, spingendo oltre 380 tra studiosi, accademici e associazioni a firmare petizioni per frenare la direttiva sul copyright. Fra di loro anche il papà del Web, Tim Berners-Lee.
Dopo il voto di ieri molti europarlamentari hanno commentato che si tratta ormai di una direttiva politicamente morta, ma la proposta sarà discussa nuovamente nella prossima plenaria seguendo da ora in poi un iter di modifiche ed emendamenti come auspicato da molti, per tentare di arrivare ad una approvazione entro il termine di questa legislatura.
Una modifica tutt’altro che accantonata, quindi, e di conseguenza non una vera sconfitta per editori ed autori, che avevano invece sostenuto il testo della proposta.
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