• About Author

  • Tutta l'Informazione Ninja nella tua mail

  • 8 buoni motivi per leggere la biografia di Adriano Olivetti

    Il libro sull'imprenditore italiano che avrebbe voluto rendere grande l'Italia

    15 Giugno 2018

    Se vi chiedessimo di dirci il nome di un grandissimo imprenditore dotato di genio creativo e visionario che ha fatto la storia, voi, lo sappiamo per certo, rispondereste senza esitare: “Steve Jobs!”. Ma pazientate ancora un attimo. Infatti, vogliamo aiutarvi con qualche indizio prima di lasciarvi rispondere: questo imprenditore è scomparso prematuramente; i suoi prodotti, amati soprattutto da intellettuali e artisti, sono entrati tanto in ogni casa e ufficio, quanto nella storia del design; il suo marchio ha fatto epoca anche per ciò che concerne l’innovativo concept dei punti vendita; ha ispirato ma anche fatto tremare l’IBM; il suo intento – volendo tirare le somme – è stato tutto proteso nel rivoluzionare il nostro modo di vivere, offrendo qualcosa di grande all’umanità. State sempre pensando a Steve Jobs, non è vero? La risposta esatta, l’imprenditore creativo e visionario al quale ci riferivamo, è invece Adriano Olivetti. Se gli indizi dati non vi hanno subito fatto pensare a lui, non sentitevi in colpa; ciò succede – come sosteneva il padre del genio di Ivrea – a causa della “propensione degli italiani a fidarsi di più della tecnica d’oltralpe o d’oltreoceano”. Se il vostro amor patrio vi chiede di rimediare all’onta di esservi scoperti ignari di un vostro così geniale compatriota o se, semplicemente, questo incipit ha avuto modo di incuriosirvi sull’operato di Adriano Olivetti, cosa che soddisfa lo scopo di questa recensione, per voi è arrivato il momento di leggere Adriano Olivetti. La biografia, poderosa opera di Valerio Ochetto, edita dalla storica Edizioni di Comunità.

    Photobook review di Arcangela Trimarchi.
    Photobook review di Arcangela Trimarchi

    La riscoperta delle teorie olivettiane

    Il volume di Ochetto non è certo una novità editoriale; la prima edizione risale al 1985 ed Edizioni di comunità, casa editrice fondata proprio dal nostro protagonista, ha ripubblicato l’opera nel 2013. La figura di imprenditore e intellettuale di Adriano Olivetti, infatti, è stata sempre mal digerita dall’establishment italiano. D’altronde fu un imprenditore anomalo, un riformatore mirabile che si sforzò di dare una missione, si potrebbe osare dire, spirituale all’industria, e un innovatore eclettico che fece del culto della bellezza e del rigore i suoi vessilli di battaglia. Una battaglia volta all’innovazione nei campi più svariati al fine di un unico obiettivo: la creazione di una società più giusta e sana. Le intuizioni olivettiane, dopo la morte di Adriano, finirono per essere relegate all’interesse di pochi e solo recentemente sono ritornate in auge dimostrando, anche a noi contemporanei, di aver conservato tutta la loro portata rivoluzionaria.
    Photobook review di Arcangela Trimarchi.
    Photobook review di Arcangela Trimarchi

    Un genio eclettico

    Chiunque, però, voglia saperne di più su Adriano Olivetti ha di fronte un duro lavoro da affrontare, tanti sono i settori di cui si è occupato – economia, responsabilità sociale d’impresa, urbanistica, architettura, design, editoria, politica – e tantissimi i traguardi raggiunti dal suo marchio proprio attraverso quelle intuizioni. Questa impresa non deve scoraggiare chi si accinge a intraprenderne la lettura dell’opera di Ochetto. Le pagine, infatti, scorrono piacevolmente e il biografo accompagna il lettore in un viaggio nella storia, alla scoperta della vita di un uomo di genio, regalandoci una ricostruzione minuziosa delle tappe del pensiero olivettiano, attraverso gli eventi e gli accidenti, ma anche un’ampia panoramica dell’economia, della cultura e della società del tempo. Per capire l’ascesa della Olivetti, infatti, è necessario comprendere anche il territorio, il Canavese, che ha permesso a una fabbrica di trasformarsi in un incredibile laboratorio sperimentale, dove sono poi confluiti i più svariati talenti. Accanto al racconto della vita del protagonista, scandagliata a fondo dall’autore, fanno la loro comparsa tutta una serie di figure: leggendarie come Bobbi Bazlen e Leonardo Sinisgalli, eroiche come Willy Jervis o geniali come Natalino Capellaro, e alcune che sembrano evocare certi personaggi di Giovanni Guarreschi quali il fedele Burzio, il furbo Enriques e il generoso Saudino. Moltissimi, inoltre, gli incontri con i tanti uomini e donne di fama come – solo per citarne alcuni elencati da Ochetto – Benedetto Croce, Natalia Ginzburg, Carlo Levi, Enrico Fermi,Enrico Mattei, Luigi Einaudi, Maria Jose Savoia, Pietro Badoglio, Raffaele Cadorna, Le Courbusier.
    Photobook review di Arcangela Trimarchi.
    Photobook review di Arcangela Trimarchi

    C’era una volta a Ivrea

    La trattazione di così tanti temi, inscindibili dal personaggio e tutti dissertati minuziosamente da Ochetto, non può che cominciare dai primi passi di quella fabbrica di macchine da scrivere che nel 1908 sta per essere fondata a Ivrea dall’ingegner Camillo Olivetti. E proprio attraverso l’indagine delle origini familiari – dagli insegnamenti del padre convinto socialista, alla particolare educazione impartitagli fin dall’infanzia che tanto sarebbe piaciuta a Rousseau – il biografo spiega molte cose dell’Adriano adulto, pronto a prendere le redini dell’industria di famiglia. Entrato ormai nel mito è l’episodio di Adriano Olivetti costretto da adolescente, durante l’estate, a lavorare ai banchi della fabbrica come un comunissimo giovane operaio; una tradizione questa, iniziare la carriera dai gradini più bassi dell’azienda senza alcun sconto di fatica e trattamenti di favore, che diventerà regola in famiglia. L’esperienza nella fabbrica paterna – dove vigeva sì, un clima cordiale e solidale tipico dell’azienda artigianale ma connotato da un’atmosfera tetra – si rivela negativa per uno come Adriano, oltretutto negato nei lavori manuali. Ma è proprio questa esperienza traumatica nell’officina “dominata da rumori martellanti e ossessivi, percorsa da fumi maleodoranti” che ispira in Adriano l’amore per l’architettura luminosa e razionale con la quale, poi, vorrà ammodernare gli spazi e la volontà di fornire all’impresa un fine salvifico. Ogni idea o riforma postulata, ogni azione o investimento attuato da Adriano può essere definito come il tentativo di rispondere a una vexata quaestio, insolita per un imprenditore: “Può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi fini semplicemente nell’indice dei profitti? O non vi è al di là del ritmo apparente, qualcosa di più affascinante, una trama ideale, una destinazione, una vocazione anche nella vita di una fabbrica?”.   Una questione che permette al biografo di passare dalla narrazione all’argomentazione, facendo emergere la caratura morale e la grande generosità dell’uomo di successo; un uomo che, già negli anni Trenta, concepì “l’industria complessa di massa, dove complessa significa una industria che non può esaurirsi nella produzione e nel profitto perché ha dei compiti e degli obblighi che si estendono verso l’ambiente circostante e la società”.
    Photobook review di Arcangela Trimarchi.
    Photobook review di Arcangela Trimarchi.

    Il riformatore di genio

    Le illuminate riforme progettate da Adriano Olivetti sono state troppo sovente relegate come un’utopia fantasticata da un sognatore del quale si preferisce elencare ben altre innocue innovazioni, ed ecco perché il volume di Ochetto merita sempre degna attenzione e divulgazione. L’attività riformatrice olivettiana tenta mirabilmente di attuare una terza via al liberalismo e al socialismo. Se le teorizzazioni di uno Stato federale e comunitario trovano forma già prima nel  Memorandum sullo Stato Federale delle Comunità in Italia e poi nell’opera L’Ordine politico delle comunità del 1945, sarà il Movimento di Comunità a permettere ad Adriano Olivetti, nel 1958,  di diventare deputato alla Camera, carica che manterrà per un breve periodo. Le teorie comunitarie di Olivetti – ben esposte da Ochetto – non hanno perso, oggi come allora, lo smalto rivoluzionario: faranno tremare i neoliberisti di ogni frangia, da sinistra a destra; provocheranno ai marxisti un coccolone, soprattutto quando leggeranno che il PCI rifiutò la collettivizzazione della fabbrica; saranno motivo di riflessione sul corporativismo per i nostalgici; colpiranno come un gancio nello stomaco gli atlantisti, visto che furono proposte agli Alleati per la ricostruzione e rimasero inascoltate; sorprenderanno finanche i pentastellati (non canavesani) quando leggeranno che Adriano Olivetti fu “il primo a  indicare la scarsa democraticità dei partiti politici, a privilegiare il sociale, a chiedere di integrare il suffragio universale con altre forme di selezione […], a sottolineare l’esigenza delle competenze per dirigere la vita pubblica”. Fu anche “il primo a sostenere il piano decentrato, il piano comunitario dove l’urbanistica coordina l’economia. Il primo a battersi per l’accentramento delle metropoli, per uno sviluppo equilibrato fra città e campagna, fra industria e servizi. Il primo a immaginare alcune delle richieste esplose nel 1968 sul modo nuovo di produrre, di fare le fabbriche”. Il primo a comprendere che “la critica alle nazionalizzazioni non può risolversi nel trionfo del capitalismo indiscriminato, deve invece tradursi in forme nuove che organizzino la partecipazione”.
    Photobook review di Arcangela Trimarchi.
    Photobook review di Arcangela Trimarchi.

    L’imprenditore illuminato

    La Olivetti fu uno straordinario laboratorio avanguardistico anche per ciò che concerne l’organizzazione aziendale e la responsabilità sociale d’impresa. Adriano – come spiega Ochetto –  avvia “l’azienda da una condizione semi-artigianale all’industria di massa”, introducendo il taylorismo in una versione originale, mentre in Italia, specialmente alla Fiat, il modello dominante era il terribile sistema Bedaux che sfruttava di più e pagava meno. Il sistema di Adriano “è basato su una incentivazione che si arresta prima di toccare la curva massima del cottimo, per restare compatibile con la qualità del prodotto e il non esaurimento fisico della manodopera, una curva che la maggioranza degli operai è in grado di raggiungere settimanalmente”. Intere pagine del volume, inoltre, sono dedicate a illustrare i privilegi di cui godeva l’impiegato Olivetti rispetto ai lavoratori delle altre industrie italiane: può richiedere prestiti all’azienda a un tasso molto più basso delle banche, gode di assistenza giudiziaria e sanitaria all’avanguardia, ha il servizio mensa aziendale e l’abbonamento dei mezzi pubblici a prezzi scontati, può farsi riparare la bicicletta gratuitamente dai tecnici dell’officina e associarsi alla SOCEPO – Società Cooperativa Edilizia per il Personale Olivetti – che “concede mutui sino a metà del costo e controlla lo stile dei progetti”. Inoltre, “le lavoratrici hanno nove mesi di aspettativa retribuiti quasi totalmente, contro i due per legge, poi possono portare i bambini da sei mesi a sei anni all’asilo nido, dotato di apposita stanza di allattamento”. A tutto questo deve aggiungersi la possibilità di proseguire gli studi incoraggiati dall’azienda, ristorarsi dal lavoro in serie dedicandosi alla lettura nella biblioteca di fabbrica o partecipando a spettacoli e conferenze tenuti dai più grandi protagonisti della cultura. Il suo impegno non si ferma solo alla messa in pratica ma anche alle teorizzazioni del modello dirigente e capo d’azienda, messi nero su bianco sia in un decalogo dell’imprenditore sia sulle pagine del mensile «L’organizzazione scientifica del lavoro», organo dell’ENIOS (Ente Nazionale per l’Organizzazione Scientifica). In una industria progressiva – secondo Olivetti – “il gruppo dei dirigenti  non può limitarsi alla gestione delle attività normali, ma deve accumulare un potenziale di esperienze e di idee per anticipare le esigenze nuove. Il progresso assumerà per loro iniziativa un ritmo geometrico, non aritmetico”. Anche il ruolo del “capo” viene stravolto dalla concezione olivettiana: non è più “il sovrano dinastico, il fondatore personalista e accentratore”, bensì è “un capo animatore che si appoggia su una équipe affiatata e intelligente: precorrendo i giudizi, diremmo la figura di un regista, di un coordinatore. Ma per coordinare bisogna poter scegliere persone di propria fiducia”.
    Photobook review di Arcangela Trimarchi.
    Photobook review di Arcangela Trimarchi

    Il dirigismo estetico di Adriano Olivetti

    Ed è proprio questa capacità di Adriano, saper riconoscere e circondarsi di talenti e persone di fiducia, che ha permesso alla Olivetti di raggiungere traguardi straordinari. Se Altiero Spinelli, come riporta Ochetto, diceva che Adriano “pensava come un matematico e sentiva come un mistico”, Genio Pampaloni chiamerà questo straordinario talento “dirigismo estetico”. Non esiste un vero organigramma aziendale alla Olivetti, perché Adriano – riportano le fonti di Ochetto – credeva che ingabbiassero le persone: ingegneri, architetti e poeti vengono messi a ricoprire ruoli chiave dell’azienda, ruoli per i quali spesso non avevano esperienza, scoprendo doti di cui non sospettavano nemmeno. È il caso di Marcello Nizzoli a cui si deve il design della Lettera 22 e, forse, i più bei manifesti pubblicitari Olivetti, quello di Natalino Capellaro che inventa la Divisumma, la più veloce calcolatrice al Mondo per le moltiplicazioni, la prima a memorizzare il calcolo negativo; è il lavoro di squadra tra Ettore Sottsass jr. (già designer della Valentina), Mario Tchou e Roberto Olivetti che permette di battere gli americani sulla tecnologia a transistor con la creazione dell’Elea 9003, «il primo vero calcolatore elettronico a prodotto in serie», la quale, darà il via a un altro grande successo, la P101 di Pier Giorgio Perotto, il primo modello commerciale di personal computer che fu utile alla NASA per la missione Apollo 11. Oltre al progresso tecnologico, impensabile per un paese come l’Italia, l’immagine Olivetti, sotto la spinta e il coordinamento di Adriano – come ormai ben noto – diventa “un progetto globale, che comprende design, architettura, ambiente, editoria”. Persino gli showroom del marchio sono gioielli d’arte, sia in Italia sia in America, tanto che il presidente della IBM Thomas Watson Jr., dopo aver visitato lo store di New York, convoca d’urgenza tutti i suoi dirigenti per dichiarare: “Voglio che anche noi troviamo un design che ci distingua da tutti, come è riuscita a fare la Olivetti con i suoi prodotti, i suoi ambienti, le sue fabbriche”.
    Photobook review di Arcangela Trimarchi
    Photobook review di Arcangela Trimarchi

    E se avesse avuto ragione lui?

    Degni di nota tanto l’album fotografico che chiude il volume, quanto il penultimo capitolo, nel quale il giornalista immagina attuato lo Stato Comunitario di Adriano e il suo modello di industria complessa di massa. Il registro linguistico qui cambia completamente e i toni della narrazione, dell’indagine biografica e dell’argomentazione, cedono il posto a un brano descrittivo. Dopo averci mostrato Adriano in ogni possibile sfaccettatura, senza risparmiarci neanche la quotidianità, dopo averci fatto rivivere i successi e gli affanni di questo straordinario imprenditore, capitolo dopo capitolo fino al tragico epilogo, adesso l’autore ci regala la visione dettagliata di una realtà da sogno. Un sogno dove il lettore trova ristoro e può immergersi in una “piccola e pacificata patria, al riparo dalle grandi tempeste della storia”.
    Photobook review di Arcangela Trimarchi

    Un genio tutto da riscoprire

    Le Edizioni di comunità, casa editrice fondata nel 1946 da Adriano, ancor oggi portano avanti l’opera di divulgazione dell’esperienza olivettiana. Adriano Olivetti è stato un imprenditore e un innovatore mirabile forse ancor oggi poco conosciuto in maniera profonda, sempre ammesso che sia possibile comprendere a fondo tutte le grandi imprese e i progetti di cui fu artefice o regista. Ochetto ci restituisce un quadro completo dell’uomo, dell’azienda e dell’epoca conducendo la ricostruzione degli eventi, grazie allo studio dei materiali di archivio e alla loro comparazione con i ricordi dei protagonisti di quel tempo, tra cui Silvia, sorella di Adriano e custode dei ricordi familiari, di Grazia e Lalla Olivetti. Adriano Olivetti. La biografia di Ochetto rappresenta un’opera fondamentale per chiunque desideri addentrarsi in una realtà che fu un laboratorio fecondo di idee, dove uomini dotati di straordinario talento si misero alla prova per rendere l’Italia un faro di luce e speranza sul mondo.