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  • Etica is the new black, ecco perché i brand amano sostenibilità e salute

    Essere sostenibili conviene, e bisogna fare il modo che tutte le persone coinvolte nella creazione di valore lo sappiano

    28 Maggio 2018

    Se gli anni ’80 e ’90 sono stati quelli dello spreco, quelli attuali, complice anche la crisi che ha portato a riconsiderare stili di vita e modelli di consumo, potrebbero essere definiti gli anni dell’ecosostenibilità e di un approccio healthy che si riflette in molti aspetti diversi. Per i brand, etico è bello Sempre più spesso sentiamo parlare di aziende che permettono ai propri dipendenti di portare in ufficio cani ed altri animali da compagnia, oppure che offrono corsi di yoga ed orari flessibili ed anche nella filiera produttiva – dalla scelta delle materie prime, ai processi ed i macchinari utilizzati – a farla da padrone è l’approccio green, che premia anche da un punto di vista economico.  Il marketing e la comunicazione sempre più sottolineano questi aspetti virtuosi tanto che, spesso, a fare notizia sono i brand che non adottano comportamenti responsabili. 

    L’etica è come il nero, va su tutto

    Se fino a qualche anno fa essere “eco” oppure “bio” era una moda, oggi le cose sono diverse. Essere etici è diventato un bisogno impellente per ristabilire equilibri e combattere, per quanto possibile, l’ingiustizia sociale. Secondo i dati di Oxfam del 2015, infatti, solamente 62 persone (rispetto alle 388 del 2010) possedevano la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone, la metà più povera della popolazione mondiale.  «Il marketing 3.0 configura la fase in cui le imprese spostano la propria focalizzazione dal consumatore all’umanità nel suo complesso e a ricerca di un profitto viene bilanciata dalla responsabilità sociale dell’impresa» spiega Philip Kotler. LEGGI ANCHE: Il marketing tra sharing economy e intelligenza artificiale: intervista esclusiva a Philip Kotler

    Per i brand, etico è bello

    Non è solo la reputazione a trarre giovamento da un approccio più consapevole, ma anche il profitto, attraverso la creazione di un valore per gli azionisti, per i dipendenti, per i fornitori e per la collettività che si trasforma in un ricavo per altre aziende.  La voglia di essere più etici ha contagiato tutti i settori,  dalla moda al design, passando per il food, l’automotive e persino la cosmetica.    Leggi anche: Slow fashion, la risposta della moda alla necessità di inquinare meno

    E i brand? Politiche di ecosostenibilità

    Sono sempre di più e sempre più varie le iniziative che i brand hanno promosso o a cui hanno aderito per portare avanti la loro lotta per un mondo (ed uno stile di voita) più equo e rispettoso. Secondo un’indagine, realizzata da ALTIS in collaborazione con Assonime e Nedcommunity, il 70% dei consigli di amministrazione delle principali imprese italiane quotate hanno definito e comunicato ai propri stakeholders gli impegni assunti rispetto alle tematiche socio-ambientali. Per i brand, etico è meglio Il bilancio di sostenibilità si conferma uno degli strumenti più importanti che le aziende hanno implementato. Alla base c’è quasi sempre un codice etico, oppure una carta della sostenibilità all’interno del quale le aziende dichiarano le proprie strategie per la promozione di un’attività imprenditoriale che non abbia un impatto negativo sull’ambiente e sulla vita delle persone. Questo insieme di documenti definisce tutti i comportamenti etico-sociali che ogni interlocutore deve mettere in atto in tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto. Documenti Il codice etico riassume i principi ed i valori, mentre la carta della sostenibilità contiene l’impegno dell’azienda per portare avanti azioni mirate ad una produzione sostenibile. Fanno parte di questa categoria anche specifiche linee guida per i fornitori che garantiscono la sostenibilità economica,  ambientale e sociale di tutta la filiera produttiva Per i brand, etico è meglio Strumenti di rendicontazione Il bilancio integrato deve essere a disposizione di tutti gli stakeholder per aiutarli a comprendere i valori, le scelte, gli obiettivi e i risultati dell’azienda nel suo processo di creazione di valore. Benchmark Essere sostenibili conviene e bisogna fare il modo che tutte le persone coinvolte nella creazione di valore lo sappiano in modo da creare rapporti basati sulla fiducia e la trasparenza attraverso il dialogo e la collaborazione. Per i brand, etico è meglio Il decalogo della sostenibilità Questi sono i dieci vantaggi che le aziende si aspettano di ottenere nel breve e lungo periodo dall’impegno per la sostenibilità, e come essi si possono tradurre in risparmio.
    1. Riduzione dei costi
    2. Motivazione del personale
    3. Vantaggi fiscali
    4. Innalzare gli standard di mercato
    5. Soddisfare le esigenze del consumatore
    6. Andare incontro alle esigenze dei clienti
    7. Anticipare normative più rigorose
    8. Incrementare credibilità e fiducia
    9. Rendere più facile l’accesso ai capitali
    10. Aumentare la brand awareness

    Verso l’ecosofia

    La ricerca di tutto quello che è etico ed ecosostenibile si ritrova in molti aspetti: dalla scelta di tessuti e materiali naturali, come il cotone ed il lino oppure il legno e la pietra rispetto ai tessuti sintetici, fino alla ricerca di uno stile di vita più sano, contrapposto a quello frenetico in cui siamo immersi. Dopo anni di vita digitale la direzione è quindi quella di fuggire dalla vita virtuale, dall’invadenza dei social e dalle montagne di plastiche che ci circondano potrebbe portarci verso l’ecosofia, uno stile di vita sempre più frugale ed agreste. Questa filosofia, tornata recentemente alla ribalta, è nata più di 60 anni e vede l’uomo come parte di un ecosistema vivente planetario. Per i brand, etico è bello In quest’ottica, tutto sarà più semplice: forse sceglieremo capi comodi e utili fatti di fibre ecologiche oppure con fibre di carta ricoperta di succo di kaki per renderli impermeabili e resistenti sotto la pioggia (come brevettato dalla giovane stilista tedesca Luzie Deubel), berremo in bottiglie di gelatina di amido di riso che si sciolgono interamente appena vuotate (brevetto dell’ inglese Maria Idicula Kurian), mangeremo solo vegano (come insegna l’influencer chef-vegana fra le più seguite al mondo, Tonya Papanikolov) e riscopriremo le erbe matte sia a tavola che per la cosmesi. Per i brand, etico è bello La ricerca socio-culturale dell’agenzia parigina PeclersParis, che ha sondando umori, tendenze sociali e di mercato in più di 40 paesi al mondo, conferma il nuovo mood ecosofico. «Si comincia con una pletora di nuovi volumi, manuali e testi sull’argomento che affollano adesso le librerie» spiega Laura Sassatelli, PerclersParis per l’Italia. «Alla farm-life si ispirano i trattamenti medici ed estetici, dalla ‘forest-bathing therapy’ all’uso di verdure direttamente dall’orto e di legni naturali come l’iroko, il sughero, i pini, cipressi e castagni ricchi di sostanze antiossidanti e frutti del bosco utili per la ‘silvo-terapia’ e trattamenti con le erbe dimenticate, come ortiche, fieno e cardi, per la cura della pelle. Anche i colori del trucco si rifanno alla terra e alla frugalità, colorando la pelle di radiosità pastello e le gote di rosa, come quelle delle contadine. Nuances e pigmenti saranno caldi naturali ispirati ai boschi e alla vita agreste».