Quando si parla di business e innovazione sembra quasi impossibile non poter menzionare la parola startup. E se si parla di business e innovazione su scala internazionale viene naturale parlare non solo di Silicon Valley ma soprattutto di Cina.
Nell’arco degli ultimi 10 anni l’economia cinese è riuscita a salire su un podio molto prestigioso e ad accaparrarsene il secondo gradino come si può vedere da questa mappa del portale Howmuch.net
Il sito di statistiche ha infatti mappato la situazione delle cosiddette Unicorn Companies del 2017. In questo caso viene definito unicorno una società o startup valutata oltre il miliardo di dollari. In questa gara a vincere l’oro sono sicuramente gli Stati Uniti che grazie a società come Uber o Airbnb detengono il record mondiale.
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Ma subito dopo la quotatissima Uber (68 miliardi di dollari), c’è una startup cinese: Didi Chuxing (50 miliardi di dollari). Didi Chuxing è il servizio per il trasporto a noleggio che sul territorio cinese è riuscita a superare Uber fornendo ogni giorno oltre 20 milioni di corse tra carpooling, taxi privati, auto di lusso e bike sharing. E a seguire c’è l’ormai avviata Xiaomi, la società produttrice di dispositivi elettronici fondata nel 2010 che in meno di sette anni è diventata una dei maggiori competitor di colossi su scala nazionale sia cinesi che stranieri come Samsung o Huawei.
Far crescere la propria startup in Cina è quindi una buona idea? Pare di sì, e almeno per 4 motivi.
In Cina il tempo scorre più in fretta e anche le novità in campo tecnologico sembrano passare per una corsia preferenziale. Vero è che la velocità non è sempre la soluzione migliore e che un approccio analitico aiuterebbe a individuare meglio i punti critici di un processo, specialmente se si tratta della nascita e crescita di un business.
Eppure i numeri non mentono e nemmeno i tempi: prendendo come esempio la già menzionata Didi Chuxing notiamo come la startup fondata nel 2012 sia riuscita in soli sei mesi nel 2016 a raddoppiare il numero delle corse e a raggiungere più di 400 città in tutta la Cina.
Non parliamo solo di città o grattacieli, ma soprattutto di investimenti. In Europa sono ancora pochi i paradisi per le startup e pochissimi gli investimenti provenienti da fondi pubblici. In Cina invece il governo comincia a parlare di startup già dal 2014 capendo sin da subito l’altissimo potenziale per lo sviluppo a livello industriale delle neonate società in ambito digital.
L’allora già primo ministro Li Keqiang annunciò durante il Summer Davos di Tianjin il progetto “imprenditoria e innovazione di massa”. Il risultato in soli 4 anni è stato epocale: 13 milioni di nuove imprese nate da allora di cui più del 90% private.
Durante il Consiglio di Stato del 12 Luglio 2017 il Premier Li Keqiang definì alcune dettagliate misure per accelerare l’imprenditoria di massa e incentivare una crescita “innovation-driven”. Per permettere ciò c’è bisogno di un contributo sia finanziario che di tipo procedurale nettamente facilitato che rispetto al passato sia per la registrazione o cancellazione del business che per le politiche di supporto in ausilio alla protezione di brevetti e marchi.
Le startup hanno avuto un ruolo centrale tra le novità apportate dal governo: molti canali di finanziamenti sono stati allargati per incoraggiare servizi finanziari inclusivi e fondi di capitali di rischio governativi.
In una società che crede nello sviluppo tecnologico nessuna idea è sciocca e tutte le voci vengono ascoltate quando si tratta di incentivi all’innovazione. Nonostante le Cina sia un paese profondamente radicato alle proprie origini, cultura e tradizioni, in questo preciso momento storico sembra aver virato bruscamente verso un cambiamento culturale. Ognuna di quelle idee che nel Vecchio Continente non verrebbero capite o considerate potrebbero nascere e crescere in Cina dove è più semplice sia assumersi il rischio che, eventualmente, fallire.
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