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  • Starbucks corre ai ripari dopo le accuse di razzismo

    Dopo l'arresto di due ragazzi di colore all'interno di un negozio Starbucks, la caffetteria più famosa al mondo corre ai ripari

    30 Aprile 2018

    Avevamo lasciato Starbucks, a febbraio del 2017, con un’ambiziosa lotta alle discutibili politiche di Donald Trump contro le minoranze. In risposta al muro sul confine con il Messico, la caffetteria più famosa al mondo aveva avviato sportelli di consulenza gratuita dove i dipendenti potevano andare ad informarsi sulproprio status, a titolo del tutto gratuito. Infine, aveva anticipato l’assunzione di 10.000 persone appartenenti a 75 paesi differenti. LEGGI ANCHE: Starbucks risponde a Trump con l’Immigration Advisory Program

    Starbucks e l’episodio di Philadelfia

    Come mai adesso il nome di Starbucks viene associato a un episodio di razzismo? La questione risale al 19 aprile, quando, a Philadelphia, un dipendente di Starbucks aveva fatto arrestare due ragazzi di colore. Qual era il crimine commesso? Aver usufruito dei servizi della caffetteria e voler uscire senza consumare nulla. Starbucks ha un problema con il razzismo L’accaduto aveva suscitato l’indignazione della comunità, aggregando manipoli di protesta davanti ala caffetteria, che hanno costretto il CEO di Starbucks a prendere un importante provvedimento: il 29 aprile, oltre 8 mila caffetterie in tutti gli Stati Uniti rimarranno chiuse per consentire ai 175 mila dipendenti a prendere parte a un corso anti-razzismo. Starbucks ha un problema con il razzismo

    I precedenti di Starbucks: #racetogether

    Già nel 2015, il brand americano aveva lanciato una sfida ambiziosa ai conservatori USA (con #racetogether) per incoraggiare la conversazione su una tematica, ancora molto delicata: quella sulle diversità culturali e razziali. L’iniziativa è stata, da un lato, vissuta come un’opportunità per la comunità di confrontarsi su un argomento controverso, portandolo davvero tra la gente e non relegandolo nei salotti della politica e ai dibattiti televisivi. Starbucks ha un problema con il razzismo Dall’altro lato, quella che a prima vista era sembrata un’iniziativa lodevole, si è poi dimostrata un’arma a doppio taglio: diverse persone concepiscono, infatti, la chiacchierata davanti a un caffè come un momento di svago, dedicato a conversazioni più leggere. Come se, affrontare questi temi in caffetteria, potesse sminuirne l’importanza.

    Una nuova strategia contro il razzismo

    Starbucks dà lavoro a persone di moltissime nazionalità, in tutto il mondo ma anche negli Stati Uniti. Un episodio come quello accaduto a Philadelfia, stupisce proprio per il meltin pot di culture presenti nello staff a tutti i livelli. Vero è che la scelta per l’apertura delle caffetterie, in tutto il mondo, ricade esclusivamente sui quartieri di elitè, a discapito delle zone popolate in misura più multietnica. Pur contando dipendenti provenienti da diverse nazionalità, in tutto il mondo ma soprattutto negli Stati Uniti, visto il melting pot di culture, nessuno si sarebbe mai aspettata un fatto come quello successo a Philadelphia. In realtà diverse caffetterie sono state aperte, in modo capillare, nei quartieri più d’elitè delle grandi città americane, a discapito delle zone multietniche. Se l’arresto dei due ragazzi a Philadelfia sia legato a un target che di pubblico che non riflette la composizione aziendale di Starbucks, a un problema più radicato di intolleranza nel tessuto sociale americano o a un singolo episodio, resta il quesito fondamentale.