US Currency is seen in this January 30, 2001 image. AFP PHOTO/Karen BLEIER (Photo credit should read KAREN BLEIER/AFP/Getty Images)
Google ha dichiarato ieri che le sue entrate sono cresciute del 26% anno su anno, raggiungendo i 31,16 miliardi di dollari nel primo trimestre di quest’anno. Lo scorso anno, aveva dichiarato di aver registrato 24,75 miliardi di dollari nel primo trimestre.
Google, cioè, sta crescendo più velocemente di un anno fa, nonostante la tendenza costante a un calo del costo per clic dei suoi annunci, poiché la navigazione web si sposta sempre di più sui dispositivi mobili.
Ancora una volta, le “altre scommesse” di Alphabet – i progetti più marginali, come i veicoli a guida autonoma di Waymo – hanno mostrato di essere diventati più solidi, con entrate in crescita e perdite in diminuzione. Un buon segno dato che, nonostante la società esplori sempre nuove opzioni di ricerca, queste attività rappresentano ancora una piccola parte del business complessivo di Google. Si tratta, inoltre, del primo trimestre dopo l’accordo con UBER proprio sulla divisione Waymo self-driving, che aveva impegnato le due società in una lunga battaglia legale.
Le azioni di Google sono aumentate del 2% circa, che per Google significa aggiungere più di 10 miliardi di dollari di valore alla società, mentre gareggia con Microsoft e Amazon per inseguire Apple come azienda con il maggiore valore al mondo per capitalizzazione di mercato.
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Google, in sostanza, resta una società pubblicitaria che guadagna soprattutto grazie ai miliardi di utenti registrati a tutti i suoi servizi. Quello che oggi mette a rischio questa supremazia nel mercato è soprattutto l’uso dei device mobile, che rendono differente la visualizzazione degli annunci da cui Google trae profitto da parte degli utenti.
La diversificazione dei flussi di entrate, quindi, sarà sempre più importante per l’azienda come copertura contro potenziali minacce al suo reddito pubblicitario, anche visti i recenti risvolti sull’utilizzo dei dati degli utenti online, seguiti allo scandalo di Cambridge Analytica e Facebook. Il contraccolpo della vicenda potrebbe colpire anche Google per quanto riguarda le politiche di privacy.
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