Già nel 2006 Don Tapscott e Antony Williams, nel loro libro “Wikinomics 2.0, la collaborazione di massa che sta cambiando il mondo”, affrontavano il tema dell’apertura, intesa come la capacità di imprese e organizzazioni di generare e condividere risorse, descrivendola come un paradigma di una nuova economia basata sulla open collaboration.
Parlando di questa caratteristica secondo loro fondamentale per le imprese del futuro, affermavano “[…] le imprese illuminate hanno iniziato a ridefinire il concetto di apertura, e ciò sta iniziando ad incidere su una serie di funzioni importarti fra cui le risorse umane, l’innovazione, gli standard di settore e le comunicazioni”.
Ancora oggi per molte imprese questi concetti possono sembrare controversi: realizzare prodotti, servizi o piattaforme open source e metterli a disposizione di tutti, compresi i competitor, non viene percepita come una mossa strategica.
Tuttavia sono diverse le ricerche scientifiche che sostengono il contrario.
Ad esempio, gli studi di Frank Nagle, ricercatore della University of Southern California, hanno lo scopo di comprendere se esiste una relazione positiva tra utilizzo delle risorse open source in azienda e le performance di crescita e sviluppo.
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Gli open source migliorano la produttività
Nello studio delle risorse gratuite disponibili sul web, una delle principali criticità riscontrate è stata la
difficoltà di misurazione del loro impatto sul business. Per spiegare questa problematica basta portare come esempio Wikipedia, la cui gratuità di fruizione non dovrebbe generare effetti sul PIL di un determinato Paese; tuttavia, se si guarda il fenomeno da un altro punto di vista e si pensa a Wikipedia come la piattaforma che ha sostituito le enciclopedie tradizionali, l’effetto prodotto potrebbe essere addirittura negativo; da una terza prospettiva ancora, prendendo in considerazione gli effetti indiretti prodotti da una maggiore diffusione di conoscenza tra gli utenti, lo scenario cambia nuovamente a favore della piattaforma wiki.
Una prima evidenza empirica dimostrata da queste ricerche è che
il ricorso all’adozione di risorse open source impatta positivamente sulla produttività delle imprese.
Negli studi del ricercatore Nagle emerge, inoltre, che questo impatto risulta essere maggiore e addirittura immediato (entro il primo anno dall’adozione) nelle
imprese con una forte presenza di figure IT nell’organico.
Quelle aziende meno strutturate dal punto di vista informatico hanno anch’esse riscontrato un miglioramento di produttività, ma più marginale, e con effetti percepiti nel medio periodo.
In entrambi i casi è importante evidenziare che l’aumento di produttività è stato descritto come la combinazione di due variabili:
il risparmio sui costi grazie all’utilizzo di prodotti open source gratuiti e la capacità dell’azienda di attingere ad una
“saggezza collettiva”.
Il ruolo chiave dei dipendenti
Così come i singoli utenti possono avere un ruolo nello sviluppo di risorse open source, anche le aziende hanno iniziato a contribuire attivamente all’implementazione e al miglioramento delle piattaforme che utilizzano.
Su questo tema il dibattito è aperto: nell’interrogarsi su come sia possibile generare vantaggio strategico contribuendo allo sviluppo di software open source, Nagle afferma che le imprese più avanzate su queste pratiche, chiamano in causa addirittura i propri dipendenti coinvolgendoli in progetti dedicati.
Il vantaggio competitivo derivante da questo processo risiede nel fatto che
le imprese contributor, comprendendo a pieno le logiche e i funzionamenti dei software su cui lavorano, sono poi in grado di utilizzarli in maniera più efficiente rispetto ai concorrenti. Insomma, è un po’ come partecipare a creare le regole di un gioco dove tu sei un concorrente.
Non solo, collaborare alla realizzazione di risorse open source, mette le aziende nelle condizioni di comprendere a pieno le esigenze degli utenti e quindi anche di progettare e realizzare con una nuova consapevolezza del mercato i prodotti, servizi e soluzioni del futuro.
Da non sottovalutare infine la valenza sociale che possono avere queste operazioni:
il supporto a iniziative di crowdsourcing può generare effetti positivi su tutta la società e sul suo progresso.
La speranza è di veder aumentare le imprese che i due autori Tapscott e Williams descrivono come quelle che “stanno crescendo, trionfando e realizzando forti profitti; il tutto, incredibile ma vero, comportandosi come si deve”.