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  • Travel blogger, influencer ed instagrammer: conosciamo Manuela Vitulli

    Manuela ci racconta com'è diventata un punto riferimento nel mondo del travel blogging. Una vera e propria influencer dall'animo dolce e girovago

    14 Marzo 2018

    Manuela Vitulli è molto più di una travel blogger: con lei e i suoi pensieri in viaggio, sogni, viaggi, sorridi, ti innamori di tutto ciò che vi è attorno. Inizia la sua avventura nel 2013, aprendo un blog che le ha “cambiato radicalmente la vita trasformandosi in lavoro, oltre che in una passione da portare avanti con costanza”. Ha collaborato con Elle, Vanity Fair, L’Unità, Manfrotto Imagine More, JetCost, Skyscanner e lo fa mensilmente con Volagratis; ad agosto 2016, è entrata nella famiglia di RedBull Italia.

    Chi è Manuela Vitulli

    Writer, instagrammer, storyteller, nominata ai Macchianera Awards e citata tra gli influencer italiani più noti. Insomma, una pugliese che, è il caso di dirlo, di strada (e di viaggi) ne ha fatta! manuela_vitulli Manuele ci conquista con la sua semplicità e umiltà, con il suo sguardo rivolto al piacere della scoperta: non è difficile non innamorarsi delle sue parole e dei suoi racconti. Come si può non seguirla? Noi di Ninja l’abbiamo incontrata e le abbiamo fatto qualche domanda. Sei riuscita a trasformare la tua passione in lavoro: da blogger ad instagrammer, il tuo è uno storytelling a 360º. Strategia o sentimento, su cosa basi i tuoi contenuti? Innanzitutto sentimento. È la passione a essere al centro di tutti i miei contenuti, insieme al desiderio di rimanere sempre me stessa. E difatti, nella maggior parte dei miei post parlo proprio di me e della mia vita. Ci metto il cuore. Instagram è in forte ascesa e gli appassionati crescono sempre di più. Qual è il tuo punto forte e perché le persone seguono te invece che altri? Io credo che il mio punto di forza sia la semplicità, il non voler strutturarmi (e strutturare il mio lavoro) a tutti i costi. Inoltre avendo un blog da anni ho potuto costruire un pubblico fidelizzato, che si è affezionato a me nel tempo. E avere un pubblico affezionato conta molto di più dell’avere un numero spropositato di follower, almeno secondo me. manuela_vitulli2

    Instagram e storytelling

    Tre consigli per ottimizzare lo storytelling su Instagram Concretezza. Io consiglio di non cercare a tutti i costi una storia. Vedo gente che si sforza di creare un racconto, anche a costo di farlo risultare costruito. Si può raccontare anche con poche parole, a patto che queste riescano a trasmettere davvero qualcosa. Spontaneità. Credo che in questo periodo storico si abbia veramente voglia di vedere la spontaneità, di vedere la gente senza filtri. Ed è per questo che amiamo tutti (o quasi tutti) le storie di Instagram. Il mio consiglio è di sfruttarle al massimo per raccontarsi, senza troppi fronzoli. Costanza. Lo storytelling diventa interessante quando diventa un appuntamento, oserei dire. Non si può fare storytelling su Instagram un giorno per poi dimenticarsene nei giorni successivi. Bisogna educare e abituare il proprio pubblico ai nostri racconti. È fondamentale. Libertà. Una delle parole più belle che esistono. Se vi chiedessi di chiudere gli occhi e pensare alla vostra idea di libertà cosa vi viene in mente? Io mi teletrasporto in California. A San Francisco, su questo furgoncino Volkswagen con Janis Joplin a tutto volume, in occasione del 50^ anniversario della Summer of Love. Una delle esperienze più belle di quest’anno. Sei certamente un’influencer del mondo travel: cosa diresti a chi è alle prime armi? Direi innanzitutto di viaggiare. Non si può pensare di essere travel blogger senza aver mai viaggiato prima. E tengo a precisarlo perché ricevo tantissimi messaggi in cui giovani aspiranti travel blogger mi dicono che vorrebbero iniziare il mio percorso proprio per avere l’opportunità di viaggiare. Non si diventa travel blogger per viaggiare, ma lo si diventa per raccontare dei viaggi che sono già stati fatti. Ed è solo il punto di partenza. manuela_vitulli3 Instagram nasce come un social “scatta&pubblica”, ma attualmente i profili più seguiti presentano foto molto lavorate: ci sono tool o app che consigli? Vero. E infatti credo che le Instagram stories rappresentino un po’ quello che era intagram agli albori: un’app fatta per raccontare l’istante, la quotidianità. Per quanto riguarda le app, io uso molto due app ormai “classiche”: VSCOcam e Snapseed. Tre errori da non fare quando si parla di travel e digital Ultimamente noto che anche nel travel, come in molti altri settori, i clienti preferiscono un post Instagram dai millemila like anziché un articolo sul blog. È un grande errore perché per raccontare una destinazione e dare dei consigli ho bisogno di scrivere tanto, di raccontare in paragrafi, di far indicizzare il mio articolo e renderlo sempre fruibile a chi cerca informazioni su quel posto. Instagram è fantastico e d’ispirazione ma non deve sostituire gli articoli di viaggio, cruciali per la pianificazione di un itinerario. Un altro errore è la pretesa di risultati immediati. Nel travel – ancor più che nel fashion, nel food e nel beauty – occorre moltissimo tempo per misurare i risultati di una campagna. Se ad esempio lavoro per la promozione della Corea del Sud o del Giappone, è improbabile che l’indomani decine dei miei lettori prenotino un viaggio da quelle parti. Nel travel c’è bisogno di tempo. È per questo che bisogna lavorare sia sui social durante l’esperienza di viaggio live (per incuriosire ed ispirare) che sul reportage al rientro (per fornire tutte le informazioni a chi, valutando la spesa, deciderà di partire proprio per quella destinazione). I risultati nel travel ci sono, ma nel lungo termine. Un ultimo errore è il lanciarsi nelle attività digital senza averne le competenze. Ho visto molte strutture alberghiere mettere in piedi dei progetti fallimentari sia dal punto di vista dell’immagine che da quello economico. Questo perché pur di essere “sulla cresta dell’onda” e non sembrare da meno rispetto ai competitor si ha voglia di imbastire progetti con influencer e blogger, ma senza alcuna strategia. In questi casi non basta conoscere i social ma è fondamentale coinvolgere un esperto in influencer marketing.