Rieccoci a parlare di lui, il temibile nuovo algoritmo di Facebook.
Breve ripasso per i più smemorati: si tratta di un algoritmo che interviene direttamente sulla bacheca delle news, dando più rilievo ai contenuti di qualità, ovvero quelli che stimolano interazioni tra utenti. Più valore a quello che postano amici e parenti rispetto a quanto pubblicato invece da brand e aziende.
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In realtà, è più semplice di quanto possa sembrare. La magia avviene in quattro fasi:
Come prima cosa, per quanto inquietante possa sembrare, a ogni nostro accesso Facebook passa in rassegna il nostro news feed e rileva le notizie e i contenuti pubblicati e/o condivisi dalla nostra cerchia di contatti.
La seconda fase è in mano ai cosiddetti segnali di contesto e di contenuto. I primi identificano la situazione dell’utente al momento della rilevazione (orario e luogo di accesso, dispositivo e tipo di connessione); i secondi invece si occupano delle notizie individuando tipologia di contenuto, autore della pubblicazione o condivisione, engagement, feedback negativi ecc.
Una delle parti più importanti dell’algoritmo è proprio in capo ai segnali di contenuto, perché sono loro che comprendono il valore di quest’ultimo, in base ad altri fattori quali la “freschezza” di una determinata notizia e il tempo medio che gli utenti trascorrono su di essa.
Fondamentale anche l’analisi effettuata dai segnali di contenuto sui dettagli delle condivisioni, come per esempio se si tratta di post informativi e se la sua condivisione ha generato una conversazione (per esempio su Messenger). Di grande interesse sono, a questo proposito, i commenti multipli da parte degli stessi utenti (come per esempio i botta e risposta).
A questo punto i segnali diventano l’ingrediente fondamentale per le previsioni dell’algoritmo, ovvero un vero e proprio report personalizzato dei gusti di ogni utente connesso. Le domande che si pone Facebook in questa terza fase sono diverse e riguardano l’engagement stimolato dai contenuti analizzati.
L’ultima fase è quella dei punti! Ebbene si, l’algoritmo assegna un punteggio di rilevanza a ogni condivisione. Inutile dire che le notizie con più punti hanno la precedenza in quanto a visibilità nelle bacheche degli utenti.
Potete trovare tutte le informazioni utili nella sezione riguardante le linee guida ufficiali ma, per chi volesse un anticipo di quali sono gli accorgimenti da adoperare, proponiamo i tre macro insiemi individuati da Vincenzo Cosenza su Vincos Blog:
1. Individuare l’audience
Esclusa qualche eccezione, le aziende che pubblicano su Facebook sono essenzialmente di due tipi: quelle autoreferenziali e quelle che non lo sono. Le prime pubblicano articoli e post che riguardano i propri prodotti o servizi e/o eventi di interesse aziendale. Questo significa che dovrebbero conoscere la propria audience, ovvero il target di riferimento, le fasce orarie ottimali per la pubblicazione e i contenuti che riscontrano maggiori interazioni.
Le aziende che invece preferiscono puntare su contenuti di altro tipo, come per esempio post divertenti o di instant marketing, hanno un migliore impatto sugli utenti, in quanto pescano in un bacino più eterogeneo, ma rischiano di perdere di vista la propria “brand identity”.
Qual è dunque il consiglio che riguarda l’audience? Naturalmente quello di approfondire la conoscenza del proprio pubblico. Un ottimo alleato per questa azione è lo strumento Facebook Insights.
2. Contenuti interessanti
Come visto in precedenza, i segnali dell’algoritmo sono addetti al “controllo qualità”. Per guadagnare punti e scalare la classifica delle precedenze sul news feed, serve offrire agli utenti argomenti che stimolino il loro interesse e, di conseguenza, interazioni positive.
Non bastano semplici like: occorrono discussioni e condivisioni (meglio ancora se all’interno di Messenger).
Per comprendere quali contenuti ottengono riscontri migliori è necessario prevedere un periodo di prova e di analisi di quanto accade sulla propria pagina e in quelle di eventuali competitors.
Una volta verificato il gradimento dell’audience e creata una solida base di pubblicazioni, bisogna anche essere pronti alla creazione di post “dell’ultimo minuto” (attualità e trend del giorno), essendo questi premiati dall’algoritmo.
3. No Click Baiting
Sebbene possa sembrare scontato, è importante sottolineare che Facebook penalizza la creazione di contenuti “scorretti”, ovvero tutti quei post che, con frasi ingannevoli, veicolano l’utenza su un link esterno con l’intenzione di portare visite a un sito web.
Fanno parte della lista nera anche i post di Engagement Baiting, molto di moda su Facebook, che contengono frasi nello stile del “condividi se anche tu…”.
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