Le innovazioni tecnologiche, se comportano forti agevolazioni per la vita quotidiana delle persone, rischiano dall’altro lato di alienare completamente il lavoratore. Si parla di coaching, di mentoring, senza evincerne il reale significato od importanza. Il Counselor è un mentor, è un coach, a volte definito anche #mentalcoach, fondamentale tra le nuove professioni, proprio perché stiamo andando verso la “robotomizzazione” e meccanicità del lavoratore e abbiamo necessità di riumanizzarci, di riprendere il contatto con l’altro, verso l’altro. La comunicazione si evolve attraverso la tecnologia, ma non potrà mai prendere il posto di un essere umano. Siamo dotati di anima, fatti di energia vitale, dunque riprendiamo a comunicare con i gesti e le parole sfruttando al meglio i canali che oggi il digitale ci offre.
Il Counseling o Counselling è una mediazione tra psicologi psicoterapeuti e psichiatri. Attraverso l’empatia si entra in contatto con “l’altro” creando un livello di comunicazione quindi una relazione di aiuto su misura, in linea con la persona che si ha di fronte per poterlo/a supportare a tirar fuori le esigenze, le difficoltà ed i limiti che portano ad uno stato di irrequietezza e malessere. Lo scopo è capire quanta consapevolezza abbiamo di noi stessi, quanta comunicazione abbiamo creato nel tempo tra mente e corpo e come poter re-incanalare le nostre energie per ritrovare il “binario” momentaneamente smarrito. In base alle esigenze di cui la persona ha bisogno, il Counselor è in grado di poter direttamente seguire la persona oppure di effettuare degli “invii” presso gli specialisti di competenze più specifiche e dettagliate, quali lo psicologo (diagnosta), lo psicoterapeuta (che si occupa in base a diversi tipi di terapia di ristrutturare la personalità)e lo psichiatra (medico specializzato in terapie patologiche attraverso l’utilizzo di farmaci).
Questa figura professionale è già attiva e lavora nelle più importanti aziende Statunitensi e del Regno Unito da più di vent’anni.
In Italia disinformazione e conservatorismo hanno sbarrato un po’ la strada a questa figura professionale. Probabilmente perch* il nostro Paese blocca sul nascere lo sviluppo di nuove professioni, promuovendo la difesa di ciò che è già conosciuto senza addentrarsi nell’ignoto.
Ci sono molti giovani mentalcoach e counselor che si formano in Italia, lavorano all’estero e poi decidono di rientrare. Una volta rientrati, però, sono costretti a reinventarsi poiché ancora oggi i centri le scuole e le aziende che dispongono di counselor sono quasi del tutto inesistenti.
E invece, entrare in comunicazione, collaborazione e teamleading motivando gli altri ad essere chi sono veramente è una delle azioni più belle e gratificanti che possano esistere. Aiutarsi e supportarsi a vicenda è simbolo di forza. Diamo spazio alle nuove “tecniche di ascolto”, diamo voce alle nostre energie poiché siamo fatti di questo.
O per dirla con Carl Rogers, uno dei luminari che ha creato e dato voce a questa professione: “Quel che sono è sufficiente solo se riesco ad esserlo”.
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Questo post rientra nella rubrica settimanale curata da Girl Geek Dinners Lazio. Per leggerne altri clicca qui
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